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“Stipendi di manager e politici bisogna dire basta agli abusi”, intervista a Enrico Rossi di Massimo Vanni

Rossi, governatore della Toscana: da Grilli intervento sacrosanto, ma non mettiamo tutti nello stesso sacco

Ribassiamo gli stipendi per decreto e azzeriamo i benefit. Poi parliamo di come cambiare lo Stato. Visto dal governatore Enrico Rossi e dalla Toscana, che domina la bassa classifica dei costi della politica, il ciclone che si è abbattuto sulle Regioni si affronta così.
Presidente Rossi, inchieste e scandali stanno portando le Regioni sul banco degli imputati, che sta accadendo?
«Sarebbe sbagliato mettere tutto nello stesso sacco, ci sono situazioni diverse. Ci sono Regioni che hanno portato la sanità a posto, che hanno i conti in regola. Per queste il regionalismo è stato proficuo. Per altre invece non si può dire la stessa cosa. In alcuni casi l’autonomia statutaria è stata eccessiva».
Stipendi dei consiglieri regionali, benefit, rimborsi.
«Sì, sui costi delle indennità, i costi della politica. Su questo c’è stato un chiaro abuso».
E come si rimette tutto a posto?
«Come Toscana siamo ai livelli più bassi. La mia indennità è meno di 7mila euro, altri presidenti prendono più del doppio. E’ chiaro che così non va. Abbiamo fatto una proposta al governo chiedendo un decreto per mettere in linea questi costi».
Il bello è che quando nacquero, nel 1970, le Regioni furono una speranza di rinnovamento per il Paese.
«Abbiamo alle spalle dieci anni di federalismo leghista, quello anti-nazionale, che pensava che la Regione potesse fare tutto da sola. Un federalismo che si è accompagnato ad un venire meno dello Stato, della sua capacità di indirizzo».
Buttiamo a mare il federalismo?
«Ne serve uno più equilibrato. Non puoi costruire un federalismo se non hai una Camera dedicata alle Regioni e alle autonomie locali. Senza è difficile tenere un quadro d’insieme».
Lei cosa farebbe?
«Aprirei una discussione con le Regioni. Sono pronto a rimettere in discussione il perimetro delle Regioni: 6 hanno meno di 2 milioni di abitanti, 4 addirittura meno di 1 milione».
Dopo le Province, riduciamo anche le Regioni?
«La riduzione delle Province può essere considerata un primo passo in vista del superamento. Poi però ci sono gli 8mila Comuni. Voglio dire, è una riforma generale delle istituzioni quella di cui abbiamo bisogno. Parlamento compreso».
Dopo la bufera di questi giorni però da dove si riparte?
«Togliamo i benefit, togliamo la diaria, allineiamo gli stipendi ai livelli più bassi. Al governo chiediamo un decreto d’urgenza per uscire dal pantano. Ma poi serve anche una riflessione sul federalismo, una riforma delle regioni e del parlamento. Sarà questo un tema della prossima legislatura».
Che le fa pensare quello che è accaduto nel Lazio?
«Che non basta il rinnovamento generazionale. Si devono fare i conti con il decennio berlusconiano, l’arricchimento personale, la difesa dei privilegi. C’è bisogno di un rinnovamento morale. Non condivido molte cose di Monti ma almeno è riuscito a dare l’idea di una politica come servizio. Questo governo, che si può criticare ha impresso una svolta morale».
Il ministro Grilli dice ‘fuori i corrotti dalle società pubbliche’.
«Giusto. Serve anche una legge che regoli la vita dei partiti. Basta il web per fare un partito? E’ poi giusto che le banche salvate dallo Stato non pongano limiti ai benefit dei manager? E che dire delle vacanze pagate da altri?».
Sta parlando di Formigoni?
«Di lui come di altri, a me è stato insegnato che nell’ospitalità deve valere il principio di reciprocità ».

da La Repubblica

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“Via i corrotti dalle aziende pubbliche”, di ALBERTO D’ARGENIO
Grilli all’attacco. Monti: pronto ad agire. Ma il dirigente Eur raddoppia l’incarico

— Derivate del Batmangate, in scia allo scandalo del Pdl Lazio si muove anche il Tesoro. Il ministro dell’Economia Vittorio Grilli scrive al suo direttore generale, Vincenzo La Via, e al Ragioniere dello Stato, Vittorio Canzio, chiedendo di mettere alla porta i manager pubblici corrotti e di attivarsi per il risarcimento causato dalle ruberie. «La mia lettera non si riferisce a nessuno in particolare e a tutti in generale », risponde il ministro a margine di un incontro Aspen a Berlino a chi chiedeva se a spingerlo fossero state le vicende che hanno coinvolto Finmeccanica. I bene informati, piuttosto, rimandano all’inchiesta romana sulla maxi-tangente per l’acquisto di 40 autobus destinati ai trasporti della capitale. E notano con soddisfazione come il sindaco Alemanno dopo la direttiva del Tesoro si sia affrettato ad avviare una verifica sulle società romane. Un passo necessario, indicano ancora fonti governative, visto che proprio ieri l’indagato per la vicenda dell’Ente Eur, l’amministratore delegato Riccardo Mancini, ha bissato il suo incarico con la nomina nella nuova società Eur Congressi Roma. E mentre la società madre è controllata al 90% dal Tesoro, stigmatizzano dal governo, la seconda è del Comune.
Che il caso Lazio allarmi i tecnici guidati da Monti non è un mistero. A maggior ragione con il dilagare degli scandali, con la Finanza che si muove in Piemonte e in Emilia Romagna. In seguito ai quali il ministro Riccardi parla apertamente di «grande preoccupazione nel governo». Monti aveva iniziato a seguire la vicenda dei rimborsi regionali prima di volare a New York, da dove ha continuato a monitorarla. Rientrato ieri mattina a Roma ha trovato uno scandalo che dal Lazio si sta spandendo a macchia d’olio nelle altre regioni. Per questo ha imposto un’accelerazione al dossier, preoccupato non solo dalle ruberie, ma anche da un crollo della politica che lascerebbe un pericoloso vuoto nel Paese. Insieme alla Severino, a Catricalà, Giarda, Patroni Griffi, Bondi e Amato sta studiando il da farsi.
La linea di Palazzo Chigi è quella di non farsi prendere dalla fretta e di non procedere con provvedimenti d’urgenza, ma di scrivere una riforma organica e definitiva sulle Regioni. Tanto che dallo staff del premier dicono che «difficilmente faremo un decreto, più probabile un provvedimento organico». Anche se alla fine l’incombere delle notizie di attualità potrebbe far cambiare i piani del governo, con alcuni ministri che premono per «dare un segnale subito», al momento si pensa dunque di accorpare quel decreto con i tagli dei consiglieri e dei loro emolumenti chiesto per la settimana prossima dai governatori ad una riforma più ampia del Titolo V della Costituzione che ridisegni poteri e competenze delle Regioni. Il tutto da fare il più presto possibile, compatibilmente con la complessità e la portata del tema.
Intanto continua a far discutere il caso Lazio, con il ministro Fornero che dice: «È difficile credere che i consiglieri regionali dell’opposizione non sapessero, non partecipassero. È chiaro poi che ci sono anche Regioni che si comportano bene, ma la crisi della politica è anche una crisi di valori». Fatto sta che al momento l’iniziativa di Grilli è l’unica mossa concreta presa dal governo dopo gli scandali degli ultimi giorni. Se non indica singoli casi, il responsabile di Via XX Settembre lascia trasparire l’idea che i manager coinvolti in vicende giudiziarie facciano da soli un passo indietro. In caso contrario chiede che «gli organi societari effettuino i dovuti approfondimenti, con il coinvolgimento delle strutture di audit interno e degli organismi di vigilanza». Una volta verificato l’illecito, aggiunge, se il manager non si dimette da solo o il Cda non gli toglie le deleghe, ci penserà l’assemblea dei soci a dare il benservito all’amministratore. Ma non basta. «Del pari — conclude la missiva — andrà verificata l’eventuale sussistenza dei presupposti per promuovere da parte degli azionisti l’azione sociale di
responsabilità».

da La Repubblica

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