La Governatrice del Lazio Polverini non ha assolutamente dato le annunciate dimissioni. Anzi, ha convocato la sua Giunta e proceduto a decisioni importanti come la nomina di dieci direttori generali. Di più: riprende le fila della politica regionale, regola alcuni conti politici e ritira le deleghe di assessori fedeli a Tajani. Dimenticate la conferenza stampa di Renata Polverini. La Governatrice del Lazio, a dispetto delle parole urlate, non ha assolutamente dato le annunciate dimissioni. Anzi, ha convocato la sua Giunta e proceduto a decisioni importanti come la nomina di dieci direttori generali, prorogando alcuni in scadenza e chiamando alcuni esterni, pescando, al solito, tra i sindacalisti dell’Ugl. Di più: riprende le fila della politica regionale, regola alcuni conti politici e sbatte fuori dalla Giunta gli assessori fedeli ad Antonio Tajani.
In gergo si chiama «ritiro delle deleghe». Lei ne parla così da Bruno Vespa: «Prima taglio gli assessori, poi mi dimetto. I consiglieri non li posso tagliare, ma la mia giunta la posso diminuire e non è necessario lo stesso numero di assessori per l’amministrazione ordinaria. Oggi ho lavorato sull’accorpamento delle deleghe, domani le riassegnerò e allora potrò dimettermi».
Due giorni dopo lo sfogo, la Polverini non ha più tanta intenzione di mollare. Delle dimissioni ancora non formalizzate, ai giornalisti dice: «Ne stiamo ragionando con il ministro Cancellieri. Tanto, un giorno in più o in meno cambia poco». Il sogno segreto, però, è che vorrebbe mollare solo dopo che il Consiglio regionale avrà approvato quelle norme taglia-spese che aveva annunciato la settimana scorsa (nel tentativo di arginare lo scandalo sulla vicenda Fiorito). Allora, e solo allora, arriveranno le dimissioni. Ma siccome la sua mossa è sotto gli occhi dei consiglieri regionali, ecco che le opposizioni si sollevano gridando al bluff. Uno su tutti, Angelo Bonelli, dei Verdi: «Altro che dimissioni. La Polverini ha convocato la Giunta e nominato nuovi direttori generali, tra cui 2 già sospesi dal Tar del Lazio. Questa è ordinaria amministrazione? Ma che film stiamo vedendo? ». Oppure Esterino Montino, Pd: «Sceneggiata cialtronesca. Presenti le dimissioni e non la tiri per le lunghe».
La Polverini invece sorprende tutti. Ai giornalisti che l’aspettavano al varco: «L’importante è essersene andati da questa Regione, aver dato un taglio a questa situazione e aver mandato a casa tutti quei cialtroni». Lo slogan dei suoi manifesti. Ma nei fatti lei non se ne è andata. Come spiega uno dei suoi fedeli: «La Presidente vuole provare in extremis di portare a compimento la riforma dei costi della politica nel Lazio. Allo stato delle cose, sono esecutivi solo due provvedimenti di quanto annunciato, ovvero quanto era di competenza della Giunta. Tutto il resto sono provvedimenti di competenza del Consiglio e la presidente vuole tentare di portare fino in fondo questo percorso».
Cerca l’onore delle armi, insomma, per poi potersi giocare una nuova partita politica.
Nel frattempo si dimostra nervosetta. Così dà una rispostaccia al sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che aveva ipotizzato un Consiglio regionale straordinario proprio per deliberare di corsa i famosi tagli: «È un’altra fantasia di Alemanno». Allo stesso tempo pianifica la vendetta contro Antonio Tajani, commissario europeo per l’Industria e vicepresidente della Commissione europea, ma soprattutto leader degli ex di Forza Italia nel Lazio e suo antagonista. Tajani dalla Polverini si era beccato già una bella botta due giorni fa («Personaggi ameni che si aggirano per l’Europa a rappresentare il nostro paese… »). Ieri la rasoiata per interposta persona.
Filtra la notizia che la presidente sta ritirando le deleghe ai quattro assessori che fanno riferimento a Tajani, ovvero Fabio Armeni, assessore alle Risorse umane, demanio e patrimonio; Angela Birindelli, assessore alle Politiche agricole; Marco Mattei, assessore all’Ambiente; Stefano Zappalà, assessore al Turismo. Rimangono invece al loro posto altri ex azzurri come Giuseppe Cangemi, assessore ai Rapporti con gli enti locali e Sicurezza, e Fabiana Santini, assessore alla Cultura (fedele a Claudio Scajola, di cui è stata segretaria particolare; meglio nota perché beneficiata dal famoso costruttore Diego Anemone) perchè l’avrebbero appoggiata incondizionatamente anche nei passaggi più duri.
La Stampa 27.09.12