Massimo Franchi da unita.it
«Nel contesto europeo l’Italia, per numero di omicidi commessi, è uno dei paesi più sicuri». A dirlo, smentendo la vulgata “emergenza sicurezza”, è l’Istat nel suo rapporto “100 statistiche per il Paese”. Accanto alla realtà però c’è la percezione e allora sempre l’Istat ci dice che per il 58,7 % degli italiani la criminalità è la prima preoccupazione: uno dei dati più alti in Europa. Realtà e percezione dunque sono in conflitto.
La realtà «In Italia – si legge nel rapporto – dal 2000 ad oggi si assiste ad una progressiva riduzione del numero di omicidi, che passano da 13,1 a 10,3 per milione di abitanti. La gran parte degli omicidi, si legge ancora nel rapporto, si registra nelle regioni del Mezzogiorno, in particolare in Calabria (prima nella graduatoria nel 2005 ci sono stati 34,4 omicidi ogni 1 milione di abitanti, Ndr), Campania (22,1 omicidi per milione, Ndr), Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna e, in modo minore, Basilicata. Anche queste regioni, tuttavia, presentano lo stesso andamento decrescente che si osserva a livello nazionale. Si può dunque supporre che la riduzione degli omicidi sia strettamente legata alla diminuzione degli omicidi di criminalità organizzata registrata nelle regioni del sud e nelle isole».
Nel confronto con l’Europa, l’Italia si trova dunque al di sotto della media europea (14 omicidi per milione di abitanti), in ottava posizione dopo Austria, Lussemburgo, Svezia, Germania, Malta, Slovenia e Repubblica Ceca. «I paesi con il maggior numero di omicidi sono le ex repubbliche russe del Baltico, Lituania, Estonia e Lettonia, che hanno indici rispettivamente pari a 118,3, 83,9 e 55,2 per milione di abitanti».
L’unica tipologia di omicidio che ha avuto «un incremento è quello degli omicidi che si consumano in famiglia».
Omertà: calano le denunce al Sud Se a livello nazionale si assiste ad un aumento dei delitti denunciati (che passano da 38,7 per 1.000 abitanti nel 2000 a 44,0 nel 2005), in controtendenza ci sono Sicilia (-3,7 %) e Sardegna (-4,8 %): dati evidentemente legati ad una cultura omertosa.
Insicurezza percepita: il picco al Nord I dati si basano sulle denunce effettuate, senza entrare nello specifico della tipologia dei reati. Ma l’Istat precisa: «Molte tipologie di reato hanno avuto un andamento decrescente: gli scippi, i furti di veicoli, i furti nelle abitazioni». Nonostante questi dati incoraggianti, la criminalità preoccupa più della metà degli italiani: il 58,7% dei nostri concittadini nel 2006. Il dato è però più alto al Nord con regioni come Liguria (62,7%), Piemonte (60,9%) e Lombardia (59,4%) del Nord Ovest (media 60,2%) ai livelli delle regioni del Mezzogiorno (61,6%).
A questo va legata la preoccupazione per l’immigrazione extracomunitaria: problema molto sentito nelle province autonome di Bolzano e Trento (rispettivamente 43,6 e 41,2 per cento), Veneto (39,3) e Lombardia (38,8).
Le altre fonti di preoccupazione sono la disoccupazione, indicata dal 70,1% degli italiani e la povertà, che negli ultimi anni ha accresciuto la sua rilevanza come problema nella percezione dei cittadini: dal 17,0% nel 2000 al 29,4%, con un incremento di 12,4 punti percentuali.
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