L’Italia ha la maglia nera in Europa per l’occupazione femminile. Solo il 46% delle donne riesce ad avere un impiego, nel continente sono il 57% e dovrebbero essere il 60% entro il 2010. Al Sud le donne occupate sono soltanto il 31%. A parità di mansioni, una donna può arrivare a percepire un compenso anche del 28% inferiore a quello dell’uomo. Questi i dati presentati oggi da Dario Franceschini insieme alla senatrice Vittoria Franco, ( qui l’intervento in PdNetwork della responsabile delle Pari Opportunità del Pd sulla proposta, dove potete lasciare i vostri commenti), durante la conferenza stampa per lanciare il disegno di legge di iniziativa popolare per favorire l’occupazione femminile e la condivisione e conciliazione tra cura e lavoro.
“Berlusconi, con il suo stile di vita da miliardario ignora le donne italiane così come sono nella realtà – ha fatto notare il segretario del Pd – è nervoso e questo è comprensibile. E’ meglio non farlo innervosire ancora di piu. Berlusconi ha in mente un’Italia che non c’è. Cosa ne sa un miliardario, che viaggia in aereo tra una villa e l’altra, delle donne italiane, della fatica che fanno sul lavoro? Lui ha in mente un mondo di lustrini, veline e denaro, ben diverso dall’Italia vera”.
Una donna su cinque è costretta a lasciare il lavoro quando nasce il primo figlio per carenza di servizi all’infanzia. Gli asili nido possono accogliere appena il 10% dei bambini, con uno scarto enorme fra l’1,5% del Sud e il centro nord, dove spesso è stato superato di gran lunga l’obiettivo europeo del 33%.
Le donne che non lavorano fanno meno figli. Donne a casa culle vuote, perché inoccupazione e precarietà non favoriscono la natalità. Le giovani donne vogliono essere lavoratrici e madri, per non dover scegliere fra lavoro, carriera e maternità. Oggi, con la crisi economica, rischiano per prime
di essere messe in cassa intergrazione o licenziate.
E il governo Berlusconi sta a guardare e si disinteressa della difficoltà oggettive. Pensa a candidare veline e ragazze di sola presenza fisica non tutelando il lavoro femminile. Riduce le risorse ai comuni, fa diminuire i servizi e aumentare il lavoro di cura delle donne. Riduce il tempo pieno a scuola, fa crescere la disparità salariale con la detassazione degli straordinari e cancella la legge sulle dimissioni in bianco.
Non fa niente per salvaguardare l’occupazione delle donne, niente per l’imprenditoria femminile,
niente per sviluppare il piano di servizi e asili nido.
Il Pd crede, invece, che le donne siano una risorsa su cui investire per far crescere l’Italia ed uscire dalla crisi. Le donne oggi sono più istruite e si laureano di più degli uomini. Per ogni 100 donne che entrano nel mondo del lavoro, si creano 15 nuovi posti nel settore dei servizi e dell’assistenza
alle persone. Le imprese guidate da donne aumentano i profitti anche in periodo di crisi.
Il Pd per salvaguardare e far crescere il lavoro femminile propone:
* la tutela del posto di lavoro delle precarie della Pubblica Amministrazione
* la riduzione del costo del lavoro delle donne come incentivo all’occupazione
* un credito d’imposta per le aziende che assumano donne a partire dal Sud
* il sostegno all’imprenditoria femminile
* il superamento delle discriminazioni salariali.
Per promuovere la conciliazione e la condivisione, propone:
* credito d’imposta per le lavoratrici madri come riconoscimento del lavoro di cura
* piano per asili nido e servizi all’infanzia e ai non autosufficienti e ripristino delle risorse investite dal Governo Prodi
* incentivi per favorire la flessibilità degli orari
* congedo paterno obbligatorio
* per le lavoratrici madri possibilità del part-time con un periodo di contributi figurativi a carico dello Stato.
www.partitodemocratico.it