Pancalli guida i 97 azzurri: «Fare meglio di Pechino». Sono le star ad aprire i festival del cinema. Tappeto rosso per Oscar Pistorius ai Giochi Paralimpici di Londra che cominciano oggi con una grandiosa cerimonia di apertura. Arriva a Londra e la illumina con un sorriso di quelli che fanno innamorare. Fa capire cosa è la Paralimpiade: «Mostra le abilità, non la disabilità». Un concetto che ripete tre volte in mezz’ora. Ogni volta con maggiore convinzione. E un sorriso. È l’uomo più atteso, ma le grandi storie saranno dietro ogni angolo. Bastano i numeri: 11 giorni di competizione (da domani le gare sino al 9 settembre), 20 sport, quasi 4280 atleti di 166 Paesi, 503 eventi da medaglia, 2,2 milioni di biglietti venduti. Sì, venduti: per la prima volta il cartello sold out, tutto esaurito, sarà in tutti i palazzi. Biglietti venduti davvero, non regalati a scuole o aziende, come è successo in passato. E un’audience televisiva potenziale di 3 miliardi di persone. Con l’Italia in prima fila. È l’unico Paese al mondo ad avere due televisioni che hanno acquisito i diritti dell’evento (Rai e Sky) e dedicheranno intere reti ai Giochi dalla mattina alla sera. Se si vuole un termine di paragone, si pensi che Nbc, negli Stati Uniti, dedicherà cinque ore e mezza totali nel corso dell’evento e uno speciale di 90 minuti quando si concluderà.
La gara da seguire: i 100 metri per amputati di gamba sotto il ginocchio. Non solo per la presenza di Pistorius. Le sue parole lo spiegano meglio: «Se arrivassi fra i primi tre sarei felice». La crescita del movimento paralimpico così velocemente è anche suo merito. Magari in futuro si arriverà a gare insieme anche all’Olimpiade: «Difficile per problemi logistici, ma sarebbe bello. Nuoto, ciclismo, atletica: si può fare. Sarebbe meraviglioso se alla Diamond League ci fosse anche una gara in carrozzina. Sono fiero di essere un atleta olimpico come un atleta paralimpico». Forse Londra può aiutare anche in questo: «La Paralimpiade cambia la percezione della disabilità».
Gli azzurri hanno la delegazione più numerosa di sempre: 97 atleti. Con una defezione dell’ultima ora: il ciclista Fabrizio Macchi, amputato di gamba e campione mondiale, fermato dalla Procura antidoping, per aver frequentato il dottor Ferrari, alla viglia della partenza. Luca Pancalli, presidente del Cip, ha dovuto prendere «una decisione dolorosa e inevitabile. Chi veste la maglia azzurra deve avere un rispetto dello sport e dell’etica anche superiore agli altri. Non siamo indenni da questo problema. Facciamo anche un discorso culturale, non solo di controlli».
Diversi i personaggi di primo piano, anche mondiale: Alex Zanardi con la sua handbike e tutta la squadra di ciclismo, prima nel ranking; Assunta Legnante, ex campionessa europea di getto del peso divenuta cieca, guida la pattuglia dell’atletica, dove ci sono anche Annalisa Minetti, cantante prestata ai 1500 fra i non vedenti, guidata dall’ex azzurro Andrea Giocondi, insieme alla giovane Martina Caironi, fra le migliori del mondo nella corsa per amputati. E poi il nuoto, dove Cecilia Camellini, ventenne studente di psicologia, è fra la migliori fra i non vedenti. E poi il tiro con l’arco, con il portabandiera Oscar De Pellegrin, il tennis tavolo, il canottaggio e la scherma.
Pancalli non nasconde aspettative: «Quattro anni fa a Pechino abbiamo vinto 18 medaglie. Bello sarebbe ripetere questo bottino. E magari aumentarlo. Un numero? Gli ottimisti possono parlare di 22 medaglie, anche se la concorrenza è durissima. Ora ancora di più. Ma non sono le medaglie e i primati a interessarmi maggiormente. Attraverso la Paralimpiade tanti ragazzi e ragazze con disabilità scoprono di non essere costretti a isolarsi dal mondo. E che lo sport può cambiare la vita». Tornano le parole di Pistorius: «Abilità, non disabilità». Pancalli non manca una Paralimpiade da Seul ’88: «Vedere quanto è cresciuto questo movimento è meraviglioso. Incredibile per certi versi».
Il Corriere della Sera 29.08.12