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"Concorso, quiz per 500 mila prof", di Alessandra Ricciardi

È il punto forse più delicato, certamente più dibattuto, del bando di gara che sarà ufficializzato a fine settembre: i test di preselezione. Domande a risposta chiusa e di tipo logico, senza nessun riferimento alle specificità disciplinari. Insomma, quiz generalisti per aspiranti docenti di lettere così come di matematica, con l’obiettivo di indagare le attitudini trasversali dei candidati più che le competenze specifiche. La preselezione si rende necessaria per scremare l’esercito dei candidati alle 11.892 nuove cattedre a tempo indeterminato, la metà dei posti complessivamente disponibili (l’altro 50% sarà coperto con lo scorrimento delle graduatorie a esaurimento) per il prossimo anno scolastico.

Trascorsi 13 anni dall’ultimo concorsone, al ministero dell’istruzione le stime ufficiose parlano di almeno 500 mila aspiranti prof che avrebbero i requisiti per il concorso. A dare l’annuncio ufficiale dell’avvio delle procedure di selezione è stato lo stesso ministro dell’istruzione, Francesco Profumo, al termine del consiglio dei ministri della scorsa settimana. Profumo aveva dichiarato l’intenzione di procedere a un concorso sin dalle prime settimane del suo insediamento a viale Trastevere. Ma quella che doveva essere una selezione totalmente nuova, per immettere a scuola prof giovani, diceva il ministro, sarà un concorso vecchio stampo, a cui potranno partecipare docenti già abilitati e, grazie alle norme della fase transitoria, i diplomati alle magistrali entro il 2001, i docenti laureati entro il 2003 e i diplomati per gli insegnamenti tecnico-pratici. Età media, 30-40 anni. In assenza di un nuovo regolamento, su cui inutilmente aveva provato a esercitarsi l’ex ministro dell’istruzione, Mariastella Gelmini, le uniche innovazioni potranno riguardare le prove, visti i margini di discrezionalità dati all’amministrazione dall’articolo 400 del decreto legislativo n. 297 del 1994. I docenti che si stanno per abilitare attraverso i Tirocini formativi attivi resteranno invece fuori, per ammetterli servirebbe un decreto legge di modifica. Dovranno attendere il prossimo treno, forse già nel 2013, quando l’agenda di Profumo prevede una ulteriore selezione. Stessa sorte per i laureati più recenti e che non rientrano nelle specificità della normativa transitoria: il ministero non vuole avere nessun rilievo da parte del Consiglio di stato al momento della registrazione del bando. E però i sindacati chiedono assoluta certezza e già nei prossimi giorni dovrebbe svolgersi un incontro chiarificatore al ministero. L’amministrazione deve procedere a ritmi serrati per rispettare i tempi indicati al consiglio dei ministri da Profumo:prova selettiva da svolgersi alla fine di ottobre, su una batteria di test uguale per tutte le classi di concorso; a gennaio la prova scritta, anche di verifica delle competenze disciplinari. A stretto giro la prova orale e graduatorie pubblicate in tempo utile per l’immissione in ruolo per settembre 2013. Novità sono attese per la prova orale, con l’inserimento della simulazione di una lezione per verificare l’abilità didattica, e per la valutazione dei titoli che danno punteggio, anche questi in fase di elaborazione. In arrivo poi modifiche dei criteri di selezione dei componenti delle commissioni: ad oggi possono essere commissari i docenti dichiarati idonei negli anni ’90, l’Istruzione vorrebbe innalzare l’asticella della formazione richiesta. E comunque al ministero incrociano le dita, visti i pasticci delle recenti gare: quelle dell’ultimo concorso a dirigente scolastico, non ancora concluso in tutte le regioni, tanto che il governo ha autorizzato solo 1200 assunzioni, a dispetto dei 1700 posti messi a gara. E quelle per l’ammissione ai Tfa, dove errori e superficialità nei test hanno destato più di una critica. Intanto si dovrà decidere a chi assegnare lo svolgimento della preselezione: il Cineca, il Consorzio di 54 università italiane, oppure il Formez.

da ItaliaOggi 28.08.12

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Profumo: «Il concorso non danneggia i precari»di Simone Collini

Gli insegnanti precari protestano silenziosamente sotto il palco dell’area dibattiti Festa nazionale del Pd, tenendo alti cartelli con sopra scritto «la scuola dei tecnici è una scuola di classe», o «con il ministro Profumo c’è puzza di concorso-imbroglio». La responsabile Scuola del Pd Francesca Puglisi, sul palco, è gentile nei toni quanto dura nei contenuti: «Da troppi anni si specula sulla pelle di insegnanti precari, che vengono assunti a settembre e licenziati a luglio. Ce ne sono 180mila nelle graduatorie. I loro diritti, quali che siano le decisioni del ministro Profumo, saranno lesi in ogni caso. Noi siamo pronti a collaborare col governo ma siamo terrorizzati dal rischio che il concorso sia fatto con le stesse modalità di quello del ’99». Il ministro Francesco Profumo non si scompone, ringrazia per l’invito a Reggio Emilia, sorride cordiale, spiega che il concorso per docenti «è previsto per legge» e dunque non c’è nessuna volontà da parte del ministero di danneggiare i precari storici, che chi sta in graduatoria «può sempre decidere di partecipare, di mettersi in gioco» e che d’ora in poi i concorsi avranno scadenza biennale «così diventeremo un Paese normale». Qui parte un applauso della platea, ma i tanti insegnanti precari arrivati a Campovolo rumoreggiano.

Durante il dibattito, a cui partecipano anche il responsabile Università del Pd Marco Meloni e Manuela Ghizzoni, si innesca anche un botta e risposta tra Profumo e Puglisi, col ministro che accusa la responsabile Scuola del Pd di «trasmettere, durante le riunioni che facciamo insieme, le mie parole in tempo reale alle agenzie o pubblicandole su Twitter». Accusa a cui Puglisi risponde duramente: «Non le permetto di dire questo, esigo il rispetto che le ho sempre dato. Io rappresento una forza politica, lei piuttosto controlli i suoi uffici perché le informazioni escono da lì». Il problema però adesso è più che altro la scarsità di informazioni sul futuro concorso per docenti.

A Profumo viene chiesto di illustrare quale siano i criteri di selezione, argomento che interessa a molti dei presenti in sala. Il ministro legge da un foglio le caratteristiche di chi può partecipare alle prove: saranno ammessi coloro che hanno abilitazione all’insegnamento conseguita entro la data di scadenza del termine per la presentazione della domanda ma anche, per la primaria, chi ha titoli di studio conseguiti al termine dei corsi quadriennali e quinquennali sperimentali dell’istituto magistrale, iniziati entro l’anno scolastico 1997-1998, o comunque conseguiti entro l’anno scolastico 2001-2002.

Ma Profumo, sottolineando che «la scuola ha bisogno di un rinnovamento» dice anche che andranno selezionati docenti che «abbiano competenze di tipo informatico, sappiano le lingue, abbiano capacità di interpretazione di un testo e capacità logica». Per Francesca Puglisi il punto è un altro, e cioè che la principale modalità di selezione deve «pre- vedere un percorso unico tra formazione e reclutamento» perché quel che conta è la «continuità didattica». E di nuovo gli applausi sono per lei, più che per il ministro. Che poi, passando dal versante docenti a quello studenti, mette sul piatto la carta del merito e dice che i fuoricorso devono pagare di più. «Le persone, come gli studenti lavoratori, che per qualche motivo non sono in condizione di terminare nei tempi il ciclo di studi devono poter avere la possibilità di dire “invece di 4 impiegherò 6 anni”. Ma c’è una parte di studenti che fanno altre cose e questa parte deve contribuire di più al sistema dell’istruzione».

L’Unità 28.08.12

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