Oltre 17mila dipendenti di diversi comparti, dal tessile al metalmeccanico, al commercio, fino all’agroalimentare e alla comunicazione, tartassati sotto le due Torri da una situazione di grave incertezza lavorativa, perché impiegati in aziende in cassa integrazione ordinaria o straordinaria, in mobilità, o che hanno ridotto i propri orari di produzione. E decine e decine di imprese che, se a settembre, riusciranno a riaprire i battenti dopo la pausa estiva, si troveranno comunque nella condizione di non essersi ancora rialzati dalla crisi, ma di non poter più accedere agli ammortizzatori sociali perché già utilizzati al massimo. Per il segretario cittadino della Cgil Danilo Gruppi è ancora «sconfortantissimo» il quadro del lavoro bolognese, all’indomani del decesso a Roma di Angelo Di Carlo, forlivese d’adozione che dopo settimane senza un impiego si era dato fuoco davanti a Montecitorio, la notte fra l’11 e il 12 agosto. Il 5 settembre, alla Camera del lavoro di via Marconi arriverà il segretario Susanna Camusso. E all’assemblea dei delegati di tutte le categorie, la Cgil deciderà «le strategie di lotta per l’autunno». Siamo «al quinto anno di crisi – ricorda Gruppi -, e la cifra media è quella di una contrazione fortissima» dei bilanci d’azienda e di «una forte ripresa delle richieste di cassa integrazione e di messa in mobilità. Se le politiche del governo Monti resteranno le stesse, non ci resterà che proclamare lo sciopero generale per tutte le categorie, come già annunciato dal settore pubblico». LA RETE D’ASCOLTO DEL COMUNE Intanto però, anche il Comune si mette in moto per mettere una pezza ad un welfare pressoché smantellato dalle ultime manovre finanziarie di Roma, e dal decreto governativo sulla spending review, il contenimento della spesa pubblica. In arrivo da Palazzo d’Accursio, un progetto ad hoc di messa in rete di varie realtà dell’economia e dell’associazionismo cittadino, dalla Camera di commercio ad Unindustria, passando per Cna, per offrire ai cittadini riferimenti e punti d’ascolto per consulenze finanziarie e legali: una sorta di “salvagente” anticrisi per cercare di sventare casi drammatici come quello di Giuseppe Campaniello, artigiano di Ozzano Emilia che a fine marzo si diede fuoco davanti agli uffici delle commissioni tributarie, perseguitato dalle cartelle esattoriali. «Ogni associazione che ha dato la propria disponibilità ha detto che “pezzo” di progetto potrà fare – conferma l’assessore comunale al Welfare, Amelia Frascaroli -, e in particolare se ne occuperà il settore lavoro-attività produttive del Comune». Un modo per venire incontro anche ai tanti lavoratori che, con un posto di lavoro in bilico e lo stipendio che non sempre arriva, si vedono mettere in discussione anche la casa. Mentre, per il primo anno, anche Palazzo d’Accursio ha dovuto rinunciare al suo bando per i contributi pubblici antisfratto, visti i tagli ai trasferimenti da Roma agli Enti locali. «Anche sull’affitto e contro gli sfratti stiamo cercando di mettere a punto delle cose – dice ancora Frascaroli – ma preferisco parlarne quando saremo pronti». I DATI deLLA CRISI Stando ai dati aggiornati, dalla Cgil di Bologna, a prima dell’estate, sono 642 le aziende del territorio che usufruiscono di cassa integrazione ordinaria o straordinaria, “normale” o in deroga. Il comparto più colpito dalla crisi è il metalmeccanico, con quasi 12mila dipendenti colpiti da mobilità, cassa o riduzione dell’orario di lavoro. A seguire, il settore del commercio e dei servizi, che vede ad esempio 1090 dipendenti in cassa ordinaria e straordinaria in deroga. «E molte imprese – sottolinea Gruppi – si troveranno davanti ad un punto di non ritorno: avranno finito gli ammortizzatori sociali, me la congiuntura economica sarà ancora molto grave».
L’Unità/Bologna 21.08.12