Un patto fondato sul lavoro, sull’equità, sul riequilibrio del carico fiscale e sulla redistribuzione. Un patto che parla di beni comuni, sviluppo sostenibile; di conflitto di interessi, e orizzonte europeo. Un patto sulla parità di genere, sui diritti civili e di cittadinanza. È quello che oggi il segretario del Pd Pier Luigi Bersani presenta al Paese, destinato non solo «alle forze politiche di ispirazione democratica e progressista, ma ad associazioni e movimenti, agli amministratori, alla cittadinanza attiva e alle personalità che intendano concorrere a un progetto di governo in grado di affrontare la grande crisi che stiamo vivendo». È la «Carta d’intenti per il patto dei democratici e dei progressisti» da cui partire. La base per definire il programma di governo del candidato premier e dell’alleanza di centrosinistra; chi vuole essere parte della coalizione e partecipare alle primarie dovrà discuterla e sottoscriverla.
Una proposta dunque che il Pd è pronto a discutere non solo con le altre forze politiche e con i rappresentanti di liste civiche sparse sul territorio nazionale, ma anche con associazioni, movimenti, parti sociali. Una decina di pagine che non vogliono certo essere un completo programma di governo; c’è ancora il nodo della legge elettorale da sciogliere, ci sono le primarie da fare e resta poi da definire il disegno delle alleanze. Nelle intenzioni di Bersani il documento indica il percorso; dà le coordinate dei valori cui il centrosinistra deve fare riferimento per provare a governare e cambiare il Paese. Si parte dal lavoro, che è «il cuore del progetto»; come recuperare competitività; come «redistribuire e ricchezze e attuare il riequilibrio fiscale». L’ipotesi è una patrimoniale sulle rendite dei grandi patrimoni finanziari e immobiliari, una soluzione che il Pd aveva già suggerito per far fronte alla crisi e in vista delle varie manovre volute dall’Europa. Inoltre, quali politiche industriali adottare, come garantire uno sviluppo sostenibile. L’orizzonte europeo cui guardare perché: i destini dell’Italia e dell’Europa sono «strettamente intrecciati». Poi il conflitto d’interessi, l’idea di trovare una soluzione definitiva al problema. La difesa della libertà d’informazione. I diritti civili: il riconoscimento per le coppie di fatto e quello della cittadinanza ai figli degli immigrati, perché c’è un «concetto di eguaglianza» imprescindibile.
L’obiettivo dunque è quello di una «riforma della politica» con la consapevolezza che la prossima legislatura possa essere una «legislatura costituente», senza però mettere in discussione il principio di una «democrazia saldamente costituzionale».
Temi importanti su cui ovviamente si prevede un confronto ampio e approfondito. All’interno del Pd la notizia della presentazione del decalogo ha provocato qualche polemica tra chi, come Paolo Gentiloni, lamentava una mancata discussione «all’interno di organismi di partito», e chi ha difeso Bersani ricordando che «le sue intenzioni programmatiche sono state presentate sia nell’ultima Direzione, sia all’Assemblea nazionale». La Carta, nell’intenzione del leader democratico, ha l’ambizione di riuscire a trovare punti di incontro e di consenso ampi. Alcuni aspetti sono stati già trattati incontrando associazioni e movimenti della società civile. Altri appuntamenti ci saranno con i sindacati e gli imprenditori. E, naturalmente, con i partiti.
Il primo incontro in agenda, mercoledì, è con Nichi Vendola, leader di Sel, che ha espresso il suo interesse a «sapere qual è la bussola». Vendola è convinto che «abbiamo di fronte una strada in salita, quella di un paese angosciato, smarrito, devastato. Dobbiamo dare speranza all’Italia della precarietà, la giustizia sociale non è semplicemente custodire diritti delle persone ma è anche l’ingrediente fondamentale per la ripresa economica». E sulla composizione della coalizione aggiunge: «Dirò a Bersani che dobbiamo essere un centrosinistra aperto, inclusivo, plurale. Il Pd è il soggetto fondamentale». E Vendola lo ha ricordato anche ad Antonio Di Pietro protagonista ieri dell’ennesimo violento attacco al Quirinale.
L’Unità 31.07.12
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