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"Strappo Pdl-Lega: la maggioranza non c'è più", di Simone Collini

Un’ulteriore dimostrazione che del Pdl non ci si può fidare. E che è d’obbligo approvare in fretta una nuova legge elettorale. Per essere pronti, quale che sia la data delle elezioni. Lo dicono nel Pd, ma anche nell’Udc, dopo il voto al Senato sul semipresidenzialismo. Bersani si dice «veramente irritato» per la scelta del Pdl di ridar vita insieme alla Lega alla «vecchia maggioranza», per questa «operazione propagandistica» (oggi Berlusconi e Alfano terranno una conferenza stampa in via dell’Umiltà per cantare vittoria, anche se è chiaro che non ci sono i tempi per approvare la riforma) nel bel mezzo di un attacco speculativo nei confronti del nostro Paese.

E anche il segretario dell’Udc Cesa denuncia questa «bandierina inutile che fa perdere tempo al Parlamento», quando invece bisogna «rispondere con concretezza» agli appelli di Napolitano e alle attese degli elettori. Ma non c’è solo il voto sul semipresidenzialismo a rivelare la fondatezza dell’«allarme» lanciato da D’Alema nell’intervista di ieri a l’Unità, quel sottolineare il fatto che «la situazione si fa sempre più precaria a causa del comportamento del partito di Berlusconi».

Il Pdl, anche qui in sintonia con la Lega, sta frenando sia in Commissione che in Aula su diversi provvedimenti messi a punto dal governo e ha smesso di cercare convergenze, a cominciare dalla definizione degli emendamenti alla spending review, con gli altri due partiti che garantiscono la maggioranza in Parlamento. Un comportamento «ambiguo» che non sfugge a Cesa, che guarda con preoccupazione a questa «involuzione» del quadro politico. Indebolire l’azione del governo Monti, è il ragionamento che fa il segretario dell’Udc, significa indebolire il governo Monti stesso. «Francamente, non si capisce quanto possa durare una simile situazione», ha detto a l’Unità D’Alema.

E anche tra i centristi il quesito che ci si inizia a porre è questo: quanto cioè si possa andare avanti con la «doppia maggioranza». Non è un caso se anche nell’Udc ormai si metta in conto la “subordinata” del voto in autunno, accanto a quella fin qui sostenuta, e cioè che la legislatura debba arrivare a scadenza naturale e si debba andare alle elezioni nella primavera 2013. Non è un caso se Casini, a chi lo interpella sulla questione, risponde senza escludere alcuna ipotesi: «Vedremo quando ci saranno le elezioni, e noi saremo pronti».

Quel che è certo, per il leader dell’Udc, è che in caso di crisi l’unica strada sarebbero le elezioni, mentre non ci sarebbe spazio per un ipotetico governo balneare che traghetti l’Italia verso il 2013: «Che quello di Monti sia l’ultimo governo della legislatura non c’è dubbio». Ma né il Pd né l’Udc si arrendono all’idea che la «doppia maggioranza» in cui si muove il Pdl produca una precipitazione. Per questo Bersani è intenzionato non soltanto a chiedere un chiarimento ad Alfano, ma anche a sollecitare un intervento da parte del presidente del Consiglio.

APPELLO DI BERSANI A MONTI
Il leader del Pd oggi andrà a Palazzo Chigi per discutere con Monti della crisi economica (bisogna insistere a livello europeo e la Bce deve fare la sua parte), della spending review (Bersani chiederà al premier di rivedere i tagli alla sanità e agli enti locali e anche di convocare un tavolo con Comuni per ascoltare le loro proposte) ma anche della situazione politica e del comportamento del Pdl. Bersani intende chiedere a Monti «se non sia una questione che riguardi anche il governo», l’emergere in Parlamento di due diverse maggioranze. E anche che il Pd è un partito «responsabile e leale», ma non può ricadere solo sulle sue spalle il peso di misure anche dolorose, «mentre quando c’è da salvare dalla prigione un parlamentare o fare un’operazione propagandistica rispunta la vecchia maggioranza».

Per Bersani il presidente del Consiglio ha tutto l’interesse a intervenire per raddrizzare la situazione. Anche perché, come dice il vicesegretario del Pd Enrico Letta sollecitando l’approvazione di una nuova legge elettorale, «governare con un Parlamento screditato è impossibile». Bersani non vuole neanche discutere dell’ipotesi che la situazione precipiti per il comportamento del Pdl. Perché il Paese ha bisogno di stabilità e perché manca un tassello tutt’altro che secondario per poter andare alle urne. Quello sul voto in autunno è per il leader del Pd un dibattito «astratto», finché rimarrà in vigore il Porcellum. Questo è il tema che interessa a Bersani, cambiare la legge elettorale. «Subito, subitissimo».

Con Casini sono d’accordo sul fatto che prima della pausa estiva dei lavori parlamentari debba esserci il sì in almeno una delle due Camere. «Cominciamo a fare una nuova legge elettorale, senza non si può andare a votare. Fatta questa il Paese potrà decidere per il meglio».

l’Unità 25.07.12