Vanno ricollocati, ma si scopre che non c’è posto per tutti. Sulla carta lo schema era perfetto. Ma appena si è passati alla fase attuativa, è venuto fuori che qualcosa non quadrava. Per esempio, che non c’erano tutti i posti disponibili necessari a ricollocare i docenti inidonei per motivi di salute. É la scoperta dei tecnici del ministero dell’istruzione, alle prese con il decreto di attuazione della Spending review, provvedimento che dovrà essere approvato in commissione bilancio del senato in settimana. La norma del decreto legge n. 95 prevede che i docenti inidonei per motivi di salute all’insegnamento, ma idonei ad altri compiti, debbano essere trasferiti d’ufficio tra gli assistenti amministrativi. L’operazione doveva essere messa a punto con decreto interministeriale entro 20 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta del decreto legge di revisione della spesa pubblica, ovvero entro domani. Quando invece in calendario ci sono due appuntamenti importanti, ma non definitivi sul tema: un vertice tra il ministro della funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi, e i sindacati sulle procedure di mobilità del personale in esubero, e nel pomeriggio con i vertici del ministero dell’istruzione, sulla gestione proprio degli inidonei. I tecnici del ministero, incrociando i dati sugli organici con i pensionamenti, si sono resi conto che gli inidonei non sono 4 mila, come invece indicato al governo in sede di definizione della relazione tecnica al provvedimento, ma 3.110. Per cui anche i risparmi di spesa andrebbero rivisti al ribasso. Ma il problema è che non ci sono posti disponili per ricollocare tutti. Sempre i tecnici di viale Trastevere hanno verificato che le disponibilità non arrivano a 2 mila. Avanzano 1150 docenti inidoneo, che allo stato dell’arte andrebbero dichiarati tutti in soprannumero. Con la conseguenza di far scattare anche per loro il procedimento di messa in mobilità previsto per il restante personale del pubblico impiego. Dopo il tagli agli organici disposti dalla manovra Tremonti, e attuati con la riforma della scuola di Mariastella Gelmini, sono pochissime infatti le province in cui c’è capienza di posti: c’è Cagliari, Verona, Como, Alessandria, Rovigo… Ma sono mosche bianche, ovunque, dall’Emilia alla Campania, i posti mancano. Con la conseguenza che i docenti inidonei andranno in esubero sul contingente Ata. Perdendo così il treno della gestione degli altri insegnanti in esubero prevista sempre dalla Spending review e su cui governo e sindacati stanno trattando. Tra l’altro, gli organici così saranno strapieni e non consentiranno nuove assunzioni di assistenti amministrativi per i prossimi anni: zero speranze per chi oggi è precario con contratti a tempo determinato. Cgil, Cisl e Uil scuola hanno chiesto al ministro di intervenire in parlamento per eliminare il passaggio forzoso del personale docente tra gli ata. «La norma va cancellata, e va reintrodotta la pensione per chi é impossibilitato completamente al lavoro, e poi una seconda visita medica per chi invece vorrebbe tornare al lavoro tra i docenti», spiega Mimmo Pantaleo, segretario della Flc-Cgil. Rilancia la possibilità di prevedere il ripristino della pensione anche Francesco Scrima, segretario della Cisl scuola, che sottolinea l’incongruenza del trasferimento forzoso rispetto agli obiettivi di ottimizzazione del lavoro: «Non si tiene conto per esempio che alcuni docenti già lavorano presso gli uffici periferici scolastici, è uno spreco di forze e competenze distoglierli dall’incarico». «Quello che è certo è che la norma così è illegittima rispetto alle regole che disciplinano il rapporto di lavoro dopo la privatizzazione», conclude Massimo Di Menna, segretario Uil scuola. Spazi per modifiche sul fronte parlamentare sembrano però esigui.
da ItaliaOggi 24.07.12