Da settimane al Senato si è determinata una situazione politica inaccettabile: una doppia maggioranza. Sul sostegno del governo c’è l’impegno di Pd, Udc-Terzo Polo e Pdl. Sulla riforma della Costituzione si è ricostituita la vecchia maggioranza Pdl-Lega (Maroni si accorge che la Lega si muove in continuità con le strategie di Bossi?). La doppia maggioranza pesa anche nella gestione quotidiana: ieri la destra ha eletto il presidente della commissione difesa in contrapposizione a Pd, Udc-Terzo Polo e Idv. Cosi non si può andare avanti: è in gioco la stessa tenuta del governo.
Il Partito democratico si è assunto la responsabilità di dare il proprio appoggio leale a un governo chiamato ad affrontare l’emergenza economica e finanziaria. Sono già state adottate misure di risanamento che non sempre abbiamo condiviso dal punto di vista dell’equità. Per noi il primo obiettivo è la messa in sicurezza dell’Italia, il recupero della sua credibilità dopo la stagione nefasta dei governi Berlusconi-Bossi-Tremonti. Spetterà ad un governo formato da progressisti e moderati impostare, dopo il voto, un risanamento con più robusti connotati di giustizia sociale, politiche di sviluppo sostenibile e riforma del welfare. Non è però ammissibile il doppio gioco del Pdl, che utilizza le istituzioni per fare propaganda. Né il governo può limitarsi a non vedere, non ascoltare, non parlare. La questione deve essere affrontata con urgenza: riguarda lo stesso governo e i segretari dei partiti che lo sostengono.
Abbiamo il dovere di approvare una nuova legge elettorale per superare il Porcellum: quella che si sta mettendo in scena è una prova per cercare di vararla con la resuscitata maggioranza Pdl-Lega. Diciamo subito che è una strada impercorribile: imboccarla porta nel vicolo cieco della caduta del governo. Il Pdl ha la responsabilità di aver fatto di nuovo naufragare la riforma della Costituzione. Al senato si era raggiunta un’intesa tra Pd, Udc-Terzo polo e Pdl su un testo che conteneva la riduzione del numero dei parlamentari, un avvio di differenziazione dei compiti tra camera e senato, un rafforzamento del governo parlamentare. La riforma è morta perché il Pdl è venuto meno all’accordo: ha stipulato un patto con la Lega per l’introduzione di un “mostro istituzionale”, definito senato federale – una bandierina propagandistica – e del semipresidenzialismo.
Con un pugno di emendamenti, passando sopra la testa dei cittadini, vorrebbero stravolgere la Costituzione. Il Partito democratico, insieme all’Idv, di fronte a questo sfregio, ha deciso di abbandonare l’Aula fino al voto finale. A questo punto vi è una sola via di uscita, se si vuole almeno conservare la serietà che le riforme esigono: procedere con una legge costituzionale che riduca il numero dei parlamentari; attuare l’articolo 49 della Costituzione, che riguarda la natura giuridica dei partiti; approvare nuovi regolamenti parlamentari. Soprattutto bisogna concentrarsi su una nuova legge elettorale che assicuri ai cittadini la possibilità di scegliere con il voto maggioranze di governo e rappresentanti in parlamento.
da Europa Quotidiano 20.07.12