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"La pagella delle Università ecco le migliori in Italia", di Caterina Pasolini

Ognuno ha la sua università ideale, quella dei sogni e delle aspettative. Poi ci sono i fatti: produttività, didattica, ricerca, borse di studio, rapporti con l’estero, strutture. Nella classifica degli atenei stilata dal Censis, e rielaborata nella Grande Guida Università di Repubblica, prima tra quelli sopra i 40mila iscritti, non per i fasti antichi ma soltanto per meriti attuali, è sicuramente l’Università di Bologna con un punteggio di 91,5 su 100 di media, seguita da Padova (87,5) e Firenze (85,2). Pavia, Siena, Camerino e il Politecnico di Torino sono in testa nelle altre categorie. Statistiche che confermano ancora una volta la storia che le è valsa la definizione di “Bologna la dotta”, mentre a dimostrare che l’eccellenza nel nostro Paese è diffusa sul territorio e si trova anche nelle città più piccole, la ricerca del Censis assegna a Siena il voto più alto in assoluto: 103,1 punti di media.
Tutto questo lo racconta la XIII edizione della Grande Guida Università Repubblica/Censis, con le classifiche per Ateneo e per Facoltà delle Università statali e non statali, che sarà in vendita in edicola da giovedì 19 luglio.
Un volume denso di informazioni concrete e circostanziate per i neo maturi in cerca di un futuro possibile e di un lavoro, una mappa per inoltrarsi nel mondo universitario senza perdersi, capendo quali sono atout e debolezze di ogni facoltà.
Per seguire meglio il filo degli interessi e delle proprie capacità, delle possibili trasferte e dei vantaggi economici, ecco nel volume
l’elenco delle migliori facoltà. Da Agraria (Bologna) a Medicina (Padova), da Lettere (Udine) o Economia (Padova). Indicando in quale città abitare per studiare al meglio Ingegneria (Milano, Politecnico), Scienze della formazione (Udine), e Farmacia (Pavia).
Atenei classici sparsi nelle oltre seicento pagine cariche di analisi, punteggi, rilevazioni, ma anche indirizzi su dove formarsi online, dove è più facile ottenere una borsa di studio e quali sono le lauree che daranno più lavoro secondo gli esperti e il paniere della spesa per ogni città universitaria Una fotografia con punteggi dei migliori atenei in versione podio, come se fossero le premiazioni delle Olimpiadi dello studio e dell’insegnamento. Così gli aspiranti emuli di Giò Ponti per l’architettura sarà bene che vadano a Ferrara che merita la medaglia d’oro con 108 punti su 110 per la didattica o in seconda battuta a Sassari, o Venezia. I futuri salvatori dell’economia hanno ancora una volta Padova come faro (109 in produttività e 110 per i rapporti internazionali,) Trento che quest’anno ha spodestato Pavia, o Siena, bronzo meritatissimo.
Sempre alla città di Sant’Antonio dovranno puntare gli studenti di Medicina e Chirurgia (107 punti per la didattica), mentre medaglia d’argento va a Perugia che ha spodestato la Milano Bicocca, e al terzo posto Udine.
Per i futuri principi del foro come l’anno scorso resta confermata Giurisprudenza a Siena (110 punti per l’attenzione alla ricerca), pari merito con Trento, bronzo a Bologna. Scienze Politiche ha la sua roccaforte quest’anno nella Dotta, che ha cacciato al terzo posto Trieste, mentre Siena si tiene la medaglia d’argento. Lettere vedono al primo posto Udine, (107 per la didattica), l’università di Modena e Reggio Emilia e Pavia che hanno rispettivamente spodestato Siena e Padova.
Chi vuole studiare Agraria al meglio, può scegliere tra Bologna (100 punti per la didattica ben 110 per la ricerca) Perugia o l’università di Modena e Reggio Emilia che hanno mantenuto le posizioni conquistate nel 2011. Per Farmacia poi, non si discute, la migliore è Pavia (110 in produttività e 107 in didattica), seconda Trieste, bronzo Padova, che ha fatto scendere dal medagliere Bologna. Gli ingegneri, si sa, hanno come luogo del cuore il Politecnico di Milano, indiscutibilmente al primo posto con ben 110 punti per borse e ricerca, seguito da quello di Torino e infine dall’università di Genova che con le nuove votazioni ha preso il posto a Pavia.
Per gli amanti del mondo, per chi si cimenta con le Lingue straniere, resta come meta obbligata della facoltà di Lettere e lingue l’università degli studi di Udine, seguita da Ca Foscari a Venezia e da Salerno. Sempre in Emilia dovranno andare i futuri psicologi, a Bologna che ha un 110 in produttività e ottimi rapporti con università straniere, oppure a Trento o Torino.
Per Scienze politiche ritorna ancora Bologna, Siena e in ultimo Trieste. Mentre Trento resta da decenni la migliore università per sociologia (il massimo dei voti in produttività e rapporti internazionali, 110, 109 in didattica), seguita dalla Milano Biccocca e da Urbino.
Così dicono gli esperti che hanno raccolto i dati per la guida, che seguono da anni il mondo della scuola mentre sette ministri sono passati a gestire l’educazione in questo paesi tra piccole e grandi riforme.
Classifiche, podi, medaglie, tenendo conto però che in molte facoltà, a causa della riforma Gelmini che ha deciso molti accorpamenti, sono arrivati o arriveranno i dipartimenti a cambiare le carte in tavola. E forse anche le future
classifiche.

La Repubblica 18.07.12

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“Nuovi dipartimenti governance difficile e un futuro incerto”, di ROBERTO CIAMPICACIGLI * AURELIO MAGISTÀ

Avete mai provato a prendere un colibrì, minuscolo volatile famoso per i suoi imprevedibili cambi di velocità e di direzione? Esaminare con accuratezza l’università italiana presenta più o meno le stesse difficoltà. Da ormai quattordici anni, con la Grande Guida, seguiamo i cambiamenti del mondo accademico e ogni volta diventa più difficile. Governo dopo governo, il virus della riforma ha contagiato tutti e sette i ministri passati sulla poltrona del Miur.
Quest’anno le conseguenze più importanti della rivoluzione permanente investono la governance degli atenei con la soppressione delle facoltà. Al loro posto stanno nascendo degli enti nuovi e potenti, che decideranno in merito alla didattica e alla ricerca. La nascita di questi enti, si chiamino dipartimenti, scuole, facoltà riformate (la legge di riforma 240/10, al comma 2 dell’articolo 2, lascia una certa autonomia alle università) è un percorso accidentato dallo stratificarsi di norme e interpretazioni che aggiungerà altra burocrazia a quella già esistente.
Un ulteriore segno di confusione e disagio, quest’anno, lo abbiamo verificato raccogliendo direttamente le informazioni università per università. Spesso, chiedendo a che punto era la soppressione delle facoltà e come si configurava la nuova situazione, la risposta era un’altra domanda, sintomatica di un certo disorientamento: «Ma gli altri che cosa stanno facendo?».
Ma non sarà che questo rincorrersi di norme abbia alla fine prodotto cambiamenti tali che nulla è cambiato? E che forse sarebbe banalmente necessario ripensare a tre linee guida semplici: lezioni, ricerca e servizi. Tre parole chiave sulle quali tornare a riflettere e investire risorse. L’università forse ha solo bisogno di una pausa per resettarsi e tornare ai valori fondamentali, recuperando tempi e stimoli che pure fanno parte del bagaglio e del patrimonio detenuto da molti atenei, da molti dipartimenti, da molti docenti.
Invece, i cambiamenti continuano a complicare il funzionamento e la missione universitaria stessa. E rendono più accidentato il lavoro di valutazione della
Grande Guida, i cui principali risultati sono pubblicati in queste pagine: la transizione del nuovo modello di governance rende sempre più complesso il compimento della ricerca di «omogeneità» (misurare unità confrontabili) condizione necessaria per ogni valutazione e per la costruzione di ogni ranking. Sarà necessario — il prossimo anno — rintracciare gli elementi di confronto all’interno dei dipartimenti e questo richiederà uno sforzo ben superiore a quello profuso in questi anni, basato sulle facoltà. Anche se il prezzo più alto rischiano di pagarlo i ragazzi che devono iscriversi al primo anno: arrivare all’università nel bel mezzo di una transizione aumenta molto il rischio di una scelta disorientata.
*Direttore del Censis Servizi

La Repubblica 18.07.12

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