Sono 24mila i dipendenti pubblici in esubero. Lo si spiega nella relazione alla spending review: circa 11mila nei ministeri e negli enti pubblici non economici (di cui 5.600 nei ministeri) e 13mila negli enti territoriali (escluse le regioni). Tra gli 11mila nei ministeri sono 6mila i pensionabili al 31/12/2011 e 2mila negli enti locali. I soggetti che hanno maturato i requisiti al 31/12/2011, sono rilevati sulla base di un importo medio di buonuscita/Tfr stimabile in circa 87mila euro per quanto concerne i dipendenti di ministeri e gli enti pubblici non economici e in circa 50mila euro per quanto concerne i dipendenti di enti locali, a fronte di un maggior onere pensionistico (di fatto compensato da minor costi retributivi e quindi non incidente sui saldi di finanza pubblica). Si stimano così gli effetti in termini di erogazione anticipata di buonuscita/Tfr (tenuto conto nella valutazione che in assenza della disposizione i soggetti in esame avrebbero acceduto al pensionamento in parte nel 2013 e in parte nel 2014 e delle relative regole di liquidazione della prestazione di buonuscita/ Tfr). Ci sarebbe quindi, al lordo degli effetti fiscali, un maggior esborso di 208 milioni nel 2013 ma con un risparmio già dall’anno successivo (138 milioni), un risparmio di 35 milioni sia nel 2015, sia nel 2016 fino allo zero del 2017. Passando al capitolo sanità, da qui al 2014 saranno tagliati 900 milioni nel 2012, 1,8 miliardi nel 2013 e 2 nel 2014. I maggiori risparmi arriveranno dal taglio della spesa per gli acquisti di beni e servizi compresi i dispositivi e per i farmaci. Un taglio di 20 milioni per il 2013 e 50 per il 2014. È il risparmio calcolato per il taglio dei posti letto, perché «prudenzialmente» nella relazione tecnica si calcola solo «la contrazione della spesa per beni e servizi correlata ai posti letto cessanti», quindi ad esempio meno lenzuola da lavare o pasti in meno da portare. I posti letto a “saltare” dovrebbero essere circa 18mila, passando da 4 per mille abitanti a 3,7. I sacrifici previsti dal decreto legge sulla spending review non saranno però gli ultimi. Lo stesso decreto legge prevede l’aumento di due punti dell’Iva a partire dal primo luglio 2013, a meno che non si approvino entro il 30 giugno 2013 provvediementi non inferiori a 6,56 miliardi annui a decorrere dal 2013». Lo stesso decreto legge stabilisce un aumento dell’Iva dal 10 all’11% e dal 21 al 22% a decorrere dal primo gennaio 2014.
l’Unità 09.07.12