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"Cento inventa una supergru per salvare i suoi campanili", di Giusi Fasano

Dopo le scosse del 29 maggio al Comune di Cento arriva una telefonata dal ministero degli Interni. «Volevamo capire quali danni hanno subito le nostre proprietà» spiega una funzionaria al sindaco, Piero Lodi. «E quali sarebbero queste proprietà?» si sorprende lui. «La chiesa, la canonica e il campanile di San Pietro» rivela la voce dall’altro capo del filo. «A sì?… Beh, la chiesa è inagibile mentre il campanile è un po’ inclinato ma i tecnici dicono che regge bene e non è a rischio».
Vai a sapere che quella «proprietà» fu confiscata da Napoleone e poi restituita dalla Francia allo Stato italiano… Chi l’avrebbe detto che non è della Curia…
«Si impara anche questo da un terremoto» scherza il sindaco. «E comunque Napoleone ci aveva visto giusto: si era preso il campanile più resistente, l’unico che ha tenuto botta agli scossoni, mentre tutti gli altri…».
Ce ne sono dodici soltanto nella parte vecchia della città, più quelli delle frazioni: sono tutti lesionati, «malati» così gravi da richiedere interventi davvero speciali. «Direi sperimentali», azzarda il sindaco. E non è un eufemismo. Perché a Cento si sta provando un esperimento di messa in sicurezza ancora mai tentato su un campanile, con materiali particolari e macchinari praticamente ideati per l’occasione da professori di ingegneria dell’Università di Bologna. Si tratta di mettere in salvo il campanile della discordia, quello della frazione di Reno Centese dove tutti i 940 abitanti — tutti — hanno firmato una petizione per abbatterlo pur di poter rientrare nelle loro case minacciate dal suo possibile crollo. Il terremoto lo ha sorpreso imbacuccato in una serie di ponteggi piazzati per ridipingere le facciate. «Senza speranza» hanno ripetuto i vigili del fuoco davanti alle lesioni. «Dopo un sopralluogo — dice il sindaco — ricordo che uno dei tecnici mi disse “non c’è un vero motivo per cui non sia ancora crollato”». Insomma, un disastro. Fino all’«invenzione-salvataggio», come la chiama Lodi. Che la descrive: «È una gru già in sé particolare, a tre segmenti snodabili, teleguidata, alla quale è stata agganciata una specie di enorme siringa costruita apposta e alimentata con un tubo collegato a una betoniera. In pratica il tubo pesca dalla betoniera un cemento speciale, modificato per avere una presa molto rapida, e lo fa arrivare alla siringa che lo spruzza nelle crepe sulle fiancate del campanile». La prima fase di questo intervento è finita, la sicurezza è migliorata ma lo scampato pericolo non è ancora certificato quindi servirà altro tempo prima di stabilire quando gli abitanti della frazione potranno rientrare a casa. Intanto hanno riavuto le loro abitazioni i centesi della frazione di Buonacompra, anche quella sulle prime evacuata perché minacciata da un campanile dopo la scossa del 20 maggio che ha fatto crollare la chiesa. Qui l’«invenzione» è servita ad abbattere. Il campanile era così pericolante che buttarlo giù a colpi di mazzetta sarebbe stato troppo pericoloso. Così, sempre l’Università di Bologna, ha ideato una piattaforma aerea attrezzata con un martello pneumatico guidato a distanza e l’abbattimento è stato veloce e sicuro.
«Tutti gli altri campanili li stiamo puntellando» assicura il sindaco. «Il nostro intervento si ferma con la messa in sicurezza, poi sarà la sovrintendenza a decidere cosa fare, compreso il fatto di smontarli pezzo per pezzo». Adesso è sicuro, dicono i tecnici, uno dei campanili più centrali: San Lorenzo, proprio accanto al liceo classico che potrà così riaprire senza ritardi a settembre.
A Cento non c’è angolo dal quale non si scorga un campanile. E accanto una chiesa, inagibile. Un tempo questa cittadina che ora conta 36 mila abitanti era ricca di canali, poi coperti e diventati le strade di oggi (non a caso nello stemma del Comune c’è un gambero). Questo spiega perché quasi tutte le chiese non hanno sagrati ma si affacciano su vie spesso strette (in una di queste viuzze è morta la donna colpita da un comignolo). Puntellare le parrocchie significa bloccare le strade e per non farlo si sta cercando di intervenire dall’interno, con il risultato che i tempi diventano più lunghi e gli interventi più complicati. Lo stesso discorso vale per gli edifici comunali inagibili, praticamente tutti: municipio, teatro, 7 cimiteri su 9, la galleria d’arte moderna, la pinacoteca con i suoi tesori per fortuna intatti e costretti all’esilio, a partire da Guercino, il cittadino più illustre.
«I campanili sono il nostro problema ma anche il resto non scherza» valuta il sindaco. Le scuole, per esempio. Ce ne sono 26 fra materne, elementari e medie. Di queste soltanto quattro sono agibili. E poi le superiori: sono cinque con una media di oltre 1000 alunni ciascuna. «Volevano darci i moduli» si infastidisce Piero Lodi. «Ma sono inguardabili. Allora siamo partiti in quarta con l’aiuto dei privati: ci prestano 15 milioni di euro e noi risistemiamo quelle salvabili e ne costruiamo cinque nuove, antisismiche in legno e cemento. Però quei 15 milioni poi dovremo restituirli…». Ce ne vorranno molti di più per affrontare il problema di chi non potrà rientrare a casa per l’inverno (almeno 1500-1600 persone) o dei tantissimi danni nei cascinali crollati un po’ ovunque lungo i 19 chilometri del territorio comunale. E, non ultimo, Cento è di fronte al «problemone», per dirla con il sindaco, della zona artigiana della frazione di Casumaro: 14 capannoni crollati e due danneggiati che forse potranno essere spostati in una vecchia area industriale da recuperare. Forse. Se tutte le caselle del puzzle della ricostruzione troveranno il loro posto.

Il Corriere della Sera 03.07.12