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"Bisogna fermare chi punta sul voto anticipato", di Michele Ciliberto

Bisogna saperlo: l’Italia attraversa un momento grave. Bisogna esserne consapevoli. Dopo una fase in cui si cominciava, pur faticosamente, a indirizzarsi in una direzione positiva, la situazione volge di nuovo al peggio. Sia sul piano interno che su quello internazionale. Il travagliato risultato del vertice odierno di Monti con Hollande, Merkel e Rajoy è una conferma di questo con gli effetti che si possono immaginare sulla condizione generale dell’Italia e dell’Europa e, in primo luogo, sugli strati più’ deboli che stanno pagando già da tempo il costo più alto della crisi.
È una situazione difficile e delicata che richiederebbe da parte di tutti forze politiche,sociali, intellettuali un massimo di attenzione e di responsabilità per evitare con tutte le forze di cadere nel burrone che da tempo è spalancato di fronte a tutti noi. Richiederebbe, insomma, che questo Paese si sentisse una comunità, una nazione. Unita, nel momento del pericolo, da vincoli di solidarietà, da un comune sentire capace, almeno in un momento come questo, di superare tradizionali corporativismi e particolarismi e una congenita, strutturale verrebbe da dire vocazione al trasformismo. Richiederebbe infine uno scatto da parte delle classi dirigenti che dovrebbero assumersi la comune responsabilità della situazione di guidare il Paese in una transizione da cui dovrebbe scaturire, con le prossime elezioni, un governo politico legittimato dal consenso elettorale. Del resto, tale è stato e resta il compito affidato dal Parlamento al governo tecnico guidato da Mario Monti.
In effetti, questo è ciò che dovrebbero fare classi dirigenti consapevoli della situazione e degli interessi generali del Paese. Ma in Italia classi dirigenti di questo tipo, con poche eccezioni, oggi non esistono. Sono state bruciate, letteralmente, da venti anni di berlusconismo e dalla fine dello
«spirito pubblico» che esso ha comportato ad ogni livello della società italiana. Né si tratta di una stagione finita, come dimostrano le iniziative di Berlusconi di queste ore: nel momento più difficile si è messo a ciarlare sull’uscita dall’euro per ridare vita, come fosse uno zombie, alla lira con tutte le conseguenze che anche in questo caso si possono immaginare. E ieri si è addirittura presentato come la «guida dei moderati» lanciando pericolosi avvertimenti a Monti e mettendo in forse la stabilità del governo nel momento più delicato per l’Italia e per l’Europa. Un comportamento del tutto irresponsabile, com’è ormai nel suo stile.
Se si pensa che a dichiarazioni di questo genere si aggiunge un attacco tanto forsennato quanto ambiguo e oscuro al Presidente della Repubblica il quale in questo periodo drammatico ha svolto un decisivo ruolo di garanzia nel quale si è riconosciuto larghissima parte degli
Italiani si ha veramente il senso completo del livello di degrado cui è arrivata in questi giorni la situazione. Occorre perciò essere chiari: è stato giusto, e resta giusto, sostenere il governo Monti, ma a condizione che esso porti a compimento la transizione; è stato lungimirante respingere le ipotesi di elezioni anticipate, che oggi invece Berlusconi rilancia, rinunciando anche a legittime ambizioni personali e di partito, mettendo al primo posto l’interesse dell’Italia. Ma occorre capire a che punto di degenerazione è arrivata ormai la situazione. Soprattutto è necessario richiamare ciascuno alle proprie responsabilità di fronte alla nazione. Se Berlusconi e le forze oscure che attaccano in questi giorni il Presidente della Repubblica hanno scelto di portare il Paese allo sfascio, le forze democratiche devono sapere reagire, mettendo in campo tutte le loro energie. Preparandosi anche all’eventualità (non auspicabile, ma ormai da non escludere visto l’atteggiamento della destra) di elezioni anticipate chiarendo con massima precisione agli Italiani quali siano le forze irresponsabili che conducono a un esito così duro e traumatico. Quello che non è’ possibile fare è stare a guardare lo scarto, ogni giorno più acuto, fra governanti e governati con lo sviluppo impetuoso di un neo-giacobinismo populista, il radicalizzarsi della crisi sociale con esperienze tragiche come quella degli esodati, l’attacco sfrontato e irresponsabile al «vincolo» essenziale della unità e della coscienza nazionale. A volte, come dice il proverbio, la toppa può diventare peggiore del buco.

L’Unità 23.06.12

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