La campagna di stampa contro il Colle può facilitare le elezioni anticipate. La bufera scatenata sul Quirinale dal Fatto quotidiano e da alcuni politici, a partire da Antonio Di Pietro e Maurizio Gasparri, ha come obiettivo politico il governo Monti. È una convinzione radicata non solo nel capo dello stato, ma anche tra chi è consapevole dei rischi che comporterebbe per il nostro paese un ricorso alle elezioni anticipate in autunno. Enrico Letta, avanguardia dem nei rapporti con il Colle, lo scrive chiaramente oggi su Europa. Ma è certamente Giorgio Napolitano il più preoccupato in questi giorni. Perché se in questa fase si è alzato il tiro fino a toccare direttamente i suoi più stretti collaboratori, con le accuse rivolte a Loris D’Ambrosio in merito al presunto intervento sulla Cassazione su sollecitazione di Nicola Mancino, è anche grazie a una fase politica caotica: lo stallo sulle riforme, le forti critiche bipartisan rivolte dall’interno della maggioranza verso alcuni membri del governo (a partire da Elsa Fornero), le fibrillazioni interne ai singoli partiti. Tutti elementi di forte rischio per l’esecutivo.
Se soprattutto dentro il Pdl, ma sempre più anche nel Pd, cresce la tentazione delle urne, Napolitano guarda con fiducia al consiglio europeo fissato per la prossima settimana: una road map puntuale fissata da Bruxelles, oltre a incidere auspicabilmente come argine alla crisi economica, servirebbe anche da puntello a Monti, che potrebbe far valere sulla sua stessa maggioranza il peso dimostrato sulle trattative internazionali e la necessità di realizzare al più presto le misure concordate con i partner europei. Il 2013 tornerebbe così un traguardo probabile. E si riaprirebbe anche la strada per la riforma elettorale.
Si spiega così il prolungato silenzio del Quirinale su un tema che rimane prioritario per il capo dello stato: se prima non si mette al riparo il governo, parlare di proporzionale, doppio turno o quant’altro rischia di essere solo un esercizio retorico. È probabile che Napolitano rimanderà quindi a tempi migliori il suo pressing sulle forze politiche per accantonare definitivamente il Porcellum.
Certo è che, se Monti non trovasse in Europa il necessario sostegno alla sua azione, il tentativo di indebolire il Colle messo in atto in questi giorni potrebbe lasciare l’esecutivo privo anche dell’autorevole copertura istituzionale, o almeno questo sembra essere l’intento. Ad alzare i toni sono, non a caso, la Lega, il Popolo viola e Antonio Di Pietro, che ieri nel question time alla camera è tornato a chiedere l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta sulla discussa trattativa tra stato e mafia, dopo che la guardasigilli Paola Severino ha negato l’attuazione di iniziative ispettive da parte del ministero, dato che «non appare configurabile alcuna violazione di legge».
Stenta a esprimere solidarietà al capo dello stato il Pdl (una sola dichiarazione di Cicchitto, a fronte delle ripetute asprezze di Gasparri), mentre nel Pd, alle immediate reazioni nei giorni scorsi di Letta e Veltroni, ha fatto seguito ieri il segretario Pier Luigi Bersani, che di fronte a quella che definisce «un’operazione inaccettabile», reagisce: «Respingeremo con fermezza ogni speculazione nei confronti del presidente, che ha dimostrato e dimostra di essere un presidio vero della repubblica in tempi molto difficili».
da Europa Quotidiano 21.06.12