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Bersani a Monti: «Riprendiamoci la sovranità», di Maria Zegarelli

«Bisogna riorganizzare i fondamentali, riprendere sovranità» e affiancare al rigore sui conti anche le misure per la crescita. Lo ha detto l’altro giorno alla Camera e lo ripete anche adesso, in occasione dell’Assemblea nazionale Pd sull’Agricoltura, il ministro per le politiche Agrarie Mario Catania è seduto in prima fila, ha da poco concluso il suo intervento. Pier Luigi Bersani richiama la politica ad esercitare il proprio ruolo e, rivolgendosi al ministro, esorta: «Anche nell’emergenza abbiamo bisogno che il sistema Paese cominci ad alzare la testa». Sottolinea: «Con Monti ci intendiamo larghissimamente, ma non si può dire che una volta è la crescita che manca, una volta è la riforma del lavoro, un’altra il debito perché i mercati leggono la realtà ma anche la creano e se hanno deciso di andare a prendere il predatore dalla savana decidono indipendentemente dal fisico dell’animale». E l’animale-Italia è sotto botta, morso dalla recessione. Per questo il segretario Pd invoca un «gesto politico» senza del quale «l’Europa non può uscire dal problema». Il Pd, come il Pdl, sa bene che dopo Monti l’emergenza sarà ancora lì e i problemi se li ritroverà sul tavolo chi andrà al governo, per questo il segretario dice che anche in questa «emergenza e in questa transizione» è necessario iniziare «a seminare idee su cui lavorare in continuità ragionando attorno a un orizzonte produttivo e a una missione Italia sui temi dell’ambiente della qualità e dell’innovazione». Saranno cruciali le prossime settimane e se qui in Italia «si tratta di trovare un po’ di risorse per la crescita, che è una parola grossa» ma almeno serve a contrastare la recessione, in Europa «ognuno si deve prendere le sue responsabilità». Bene che il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Shauble preveda «una ripresa per il nostro Paese a partire dal 2013, ringraziamo, siamo grati, però sappiamo di avere dei problemi». E tra questi c’è quell’enorme carico sulle spalle degli italiani dovuto alle manovre e al «salvaitalia», ragion per cui da qui in avanti «non possiamo massacrare chi è già in grosse difficoltà». Ovvio il riferimento alla spending review, «c’è modo e modo di fermare la recessione» e meglio sarebbe intervenire in modo oculato. «Abbiamo un problema di mercato delicatissimo dice cerchiamo di affrontare questo tema con equilibrio stando ben attenti a dove andiamo a mettere le mani. Non possiamo colpire i ceti che hanno bisogno di consumare». E bene anche l’annuncio della vendita dei beni pubblici, ma anche qui il partito democratico vuole vedere come sarà strutturata. «Se è quello che penso che sia, è una proposta venuta fuori dagli enti locali ed è una cosa positiva, ma va ben organizzata».
IL MANIFESTO DEI SINDACI
Ma dopo la direzione di venerdì, nel corso della quale Bersani ha annunciato la sua candidatura alle primarie, la macchina elettorale è partita. Mentre il sindaco di Firenze, Matteo Renzi sonda su quanti ma soprattutto chi lo appoggerà se dovesse decidere di sfidare il segretario, centinaia di suoi colleghi, sindaci, presidenti di Provincia e Regione, una scelta sembra l’abbiano già fatta. In un Manifesto, sottoscritto tra gli altri da Piero Fassino (Torino), Roberto Cosolino (Trieste), Virginio Merola (Bologna), Massimo Cialente (L’Aquila), Vasco Errani (Emilia Romagna), Gianfranco Ganau (Sassari), dedicano un intero passaggio alla Carta di intenti che Bersani ha lanciato durante la direzione. «Ci sentiamo coinvolti in questo percorso e vogliamo contribuire ad arricchirlo», dicono.
Quello degli amministratori è un Manifesto con il quale si dicono in campo per la sfida delle elezioni politiche per la vittoria del Pd. «La difficoltà crescente di trovare soluzioni concrete scrivono nel manifesto coinvolge direttamente noi sindaci che viviamo con angoscia questa fase perché abbiamo la percezione che la soluzione, se la si vuole trovare, sta nel ricreare una sana gerarchia dei valori delle cose e che la montante ondata populista può solo aggravare la disillusione dei cittadini in quanto non può dare soluzioni». E in un momento in cui la crisi morde soprattutto i Comuni con un taglio dei trasferimenti e il patto di stabilità che strangolano i margini di interventi, gli amministratori, puntano su «una sintesi alta tra la dimensione territoriale e la sfera globale». «Ce la possiamo fare sostengono nel documento se la politica nazionale assume il valore locale come fondante della sua riscossa e se con umiltà si accetta che spesso quello che accade a livello locale è importante perché assume carattere di valenza complessiva». Sindaci e presidenti di Provincia e Regione del Pd sanno che lo spettro da combattere alle prossime elezioni è l’astensionismo, l’antipolitica, il grillismo e la disillusione, tutto ciò che ha portato alla «profonda frattura che si è aperta tra la politica e i cittadini». Il percorso indicato da Bersani li convince e il Manifesto ha tutta l’aria di essere un appoggio alle primarie.
Il segretario dal canto suo sta pensando ad un incontro a luglio con tutti gli amministratori Pd.

l’Unità 15.06.12