«Se suona a vuoto vuol dire che si è staccato solo l’intonaco in superficie…». Tamburella con le nocche delle dita sul muro attorno alla crepa e sentenzia: «Non è nulla, non è una lesione seria». Nelle dita del geometra Francesco Maccio, direttore antincendio dei vigili del fuoco di Bologna, è rimasta l’esperienza dei terremoti dell’Aquila, Umbria, Marche, persino dell’Irpinia e ora lui è qui a saggiare la consistenza dei muri di Crevalcore, paese di 13mila abitanti, con una “zona rossa” dove abitavano 1.800 persone e che è ancora un deserto battuto dal vento. È da gente così che dipende l’assoluzione o la condanna delle case degli sfollati che aspettano con ansia di sapere se le abitazioni sono “agibili” e quindi possono tornare sotto il proprio tetto o passare invece altre settimane in tenda. La Protezione civile, dai dati diffusi ieri, ha già controllato in Emilia e Lombardia 5.372 edifici. Solo il 38% per cento sono risultati agibili, per il resto, il 32% sono inagibili, il 5% inagibili per rischio esterno, il 19% temporaneamente e il 6% parzialmente. Quelle compiute dalla Protezione civile sono le verifiche strutturali: a Crevalcore, per esempio ne ha effettuate circa 200 su 1.380, le altre sono più
veloci, “speditive”. E nel paese, inagibili per ora sono 420 case o edifici in genere su 2.500 richieste di sopralluogo.
Passata l’emergenza, ora che la terra da qualche giorno si scuote di meno, tutti guardano ai “cacciatori di crepe”. Sono loro che decidono i tempi del ritorno alla normalità. La base di Maccio è sul furgone del “posto di comando avanzato” da dove partono le squadre dei 30 vigili di Bologna, aiutati da 11 venuti in rinforzo da Udine. La missione dentro la “zona rossa” di Crevalcore è in via dell’Ospedale, in una villetta dove i proprietari non hanno più avuto il coraggio di mettere piede dopo la seconda grande
scossa del 29 maggio e hanno mandato i figli al mare con i nonni. Si passa all’angolo con via Marconi dove un vecchio palazzo di quattro piani è completamente transennato: «Tutte quelle fenditure a croce sotto le finestre non danno speranza. E poi c’è questa grande crepa che scende fino a terra…questo palazzo non è più abitabile e chissà se sarà possibile ristrutturarlo ». I proprietari della casa da verificare mostrano tutte le crepe, anche le più minute: «Questa c’era, quest’altra forse no, è nuova». Sono ansiosi, ma Maccio li rassicura: «Stasera potete entrare e farvi due spaghetti senza problemi». Non ci sono lesioni strutturali, semmai la ristrut-
turazione del tetto ha appesantito un po’ troppo l’abitazione su tre piani: «All’Aquila abbiamo visto tetti che hanno sbriciolato tutta la casa su cui erano poggiati».
La seconda missione è alle Poste, a Porta Bologna, dove hanno alzato una tenda militare e quella è diventata la nuova stazione dei carabinieri del paese: la loro è inagibile come il municipio e il duomo. Alle Poste non possono usare tutto l’ufficio perché una parte è sotto il vecchio cinema, che ha delle fenditure enormi. Per vedere il muro del cinema arriva anche il sindaco Claudio Broglia, dal 20 maggio in prima linea con i suoi 700 sfollati. Si passa attraverso la finestra
di un appartamento e si scende su un ballatoio: «Mi ricordo che negli anni ’60 il cinema era più lungo, questo muro non c’era, sarà stato fatto negli anni Ottanta», dice il sindaco. Il muro che traballa sarà preso in custodia dai vigili di Udine: «Ci vogliono molti pali per puntellarlo e una settimana di lavoro». I due anziani occupanti dell’appartamento chiedono preoccupati: «Ma noi possiamo dormire nella camera da questo lato?».
Crevalcore è un classico esempio di castrum romano, tagliato in quattro da due strade. La chiesa ora è al centro, il campanile è stato “imballato” da fasce e le case nel suo raggio di caduta sono proibite. La terza missione in “zona rossa” è in una villetta, per terra nel cortile ci sono i detriti di un comignolo crollato e una parabola della tv ammaccata. C’è anche un ingegnere di un gruppo di volontari di Bologna, “Ingpro”, che dà una lezione in briciole: «Il concetto è semplice: se una casa è ritenuta incapace di sopportare un’altra scossa pari a quelle che l’hanno già bastonata, è inagibile. Anche un danno piccolo è grave se la struttura generale di una casa è debole, ma vale anche il contrario. Una casa antisismica deve essere come una scatoletta». Sul muro del salotto c’è una immagine della Torre degli Asinelli: «Questa nei giorni scorsi ha oscillato di 30 centimetri. Ma tiene perché è elastica».
l’Unità 12.06.12
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