Nella tendopoli maggiore, a piazza d’Armi, la struttura per fare lezione ai bambini fra i 6 e i 13 anni c’è. È il refettorio, sfruttabile nelle ore lontane dai pasti. Anche i bambini ci sono, e giocano nel grande campo. Manca tutto il resto: il personale, il via libero della burocrazia, quel minimo di regole su come organizzare le classi e raggruppare scolari di età diverse. «Dal ministero non abbiamo avuto nessuna indicazione» – ammette il portavoce della Protezione civile. «Venerdì venne qua una comitiva di maestri e professori, gente del posto. Chiesero di poter organizzare turni di lezione ai bambini. Certo, dicemmo loro. Ma non si sono più fatti vivi». Tutto è spontaneo. Da Roma si annuncia la visita odierna del ministro Gelmini, che deciderà il daffarsi. Quindi tutto slitterà alla prossima settimana, mentre il calendario prevedeva la riapertura delle scuole per domani. Sarà pronta solo la scuola elementare di Poggio Picenze, dove una tenda-aula ospiterà una ventina di bambini dei circa 80 che contava prima del sisma. Molte famiglie sono state infatti sistemate in alberghi e abitazioni private lungo la costa abruzzese. È atteso il presidente della regione, Gianni Chiodi, con la fanfara: Poggio Picenze è un piccolo centro dove il terremoto ha picchiato duro. La loro scuola di fortuna significa che si potevano organizzare aule e lezioni, come aveva chiesto tutti gli psicologi dei campi: «È il modo migliore per far assorbire il trauma delle baracche ai più piccoli. Vanno impegnati nel gioco e nel dovere. Lo abbiamo detto fin dal primo giorno, ma qui ancora non si è visto né un maestro, né un professore, né un libro. Se ce lo permettono, facciamo lezione noi…».
Eppure il ministro arriva solo all’ultimo tuffo, e dovrà affrontare una lista di complicazioni che dilateranno la soluzione. Per esempio bisognerà decidere anche sull’inserimento dei ragazzi che hanno seguito i genitori fuori dalla provincia. In questo caso, il tempo gioca con la Gelmini, perché molte verifiche agli edifici devono essere ancora compiute, e si faranno con ovvio eccesso di zelo: in pratica, non c’è una sola scuola d’Abruzzo che riaprirà senza controlli. Più intricata la situazione dei quasi ventenni in attesa della Maturità. Per prepararsi, hanno bisogno di tempi veloci e certi. E la mancanza di reattività del ministero ha sicuramente impedito ciò che era più semplice da attuarsi: quel minimo di istruzione nelle tendopoli, anche “alla meglio”, in attesa di pianificare una scuola d’emergenza per i prossimi tre mesi. Il distacco dalla realtà è palese in quest’altro annuncio: «Il sito online per gli aiuti didattici all’Abruzzo sarà pronto entro pochi giorni», fa sapere la Gelmini. A tirar su una tenda e reclutare un maestro, ci vuole assai meno.
L’Unità, 15 aprile 2009