Per le migliaia di studenti delle scuole emiliane danneggiate dal sisma, l’anno scolastico finisce qui. La data del 9 giugno, fissata per il termine delle lezioni, è stata cancellata con un colpo di spugna dal terremoto. Dai nidi alle superiori, la serrata è unica nelle province maggiormente colpite del Modenese, del Ferrarese e in qualcuna del Bolognese. Comuni come Cavezzo, Carpi, Medolla, Mirandola, Finale Emilia, San Felice sul Panaro, Sant’Agostino, Cento e Crevalcore. Verrà garantito solo lo svolgimento degli scrutini e degli esami di Stato (delle medie e delle superiori) e i ragazzi si troveranno a sostenerli all’interno
di tendopoli o delle poche strutture scolastiche agibili, mentre diventa sempre più concreta l’ipotesi di ridurre l’esame alla sola prova orale, sull’esempio di quanto venne deciso all’Aquila dopo il terremoto. Niente esame scritto, dunque, già fissato dal Ministero per il 20 e 21 giugno. A confermare che il governo sta lavorando a questa soluzione, il sottosegretario all’Istruzione Elena Ugolini e il governatore dell’Emilia Romagna Vasco Errani, che è tornato a dare rassicurazioni su un inizio di anno scolastico regolare, a settembre. A Mirandola, nel modenese, la decisione di far svolgere solo la prova orale dell’esame di Stato sembra ormai presa. «La situazione è talmente drammatica che è impensabile far affrontare la prova scritta ai ragazzi – ha spiegato Carla Farina, responsabile comunale dell’Istruzione -. Dobbiamo essere pronti a gestire situazioni di panico e non abbiamo
aule. Occorre anche valutare la componente psicologica: da me vengono ragazzi che piangono». A Mirandola, gli studenti che devono sostenere la prova di fine anno sono circa 600: 400 delle superiori e 200 delle medie.
Sono almeno un’ottantina, in tutto, i plessi scolastici inagibili nella regione. Sul fronte del recupero degli edifici, il governo sta valutando la possibilità di dirottare in Emilia le risorse destinate alla ristrutturazione delle scuole con il decreto ministeriale del luglio 2010.
A Bologna e Modena, invece, si ritorna alla normalità. Nel capoluogo emiliano-romagnolo, dopo uno stop di quattro giorni, domani riaprono tutte le scuole, tranne due materne dichiarate inagibili: le «Molino Tamburi» e le «Tambroni», ma il Comune ha già trovato delle aule alternative in cui trasferire i bambini. Ha anche deciso di spostare 4 milioni dal piano degli investimenti per destinarli all’edilizia scolastica. Il sindaco Virginio Merola rinnova poi la richiesta fatta al governo – che risponderà entro l’11 giugno – di derogare il Patto di stabilità per l’edilizia scolastica, «in modo da poter provvedere all’ammodernamento e alla realizzazione di nuove strutture, alla manutenzione, alla messa a norma e alla riduzione del rischio». Anche a Modena, domani si torna in classe, con l’unica eccezione dell’Istituto d’arte Venturi, totalmente inagibile in entrambe le sedi, a causa delle lesioni gravi. Per i bimbi che frequentano dal nido alle elementari e per i ragazzi delle medie, la fine delle lezioni anticipata non porterà grandi cambiamenti. Più problematica la situazione degli studenti delle scuole superiori, soprattutto
di quelli che hanno una media scolastica traballante. A loro non rimane che affidarsi alla comprensione dei docenti. Ugolini, ieri, ha cercato di rassicurarli: «Devono stare tranquilli, la validità
dell’anno è garantita e negli scrutini si terrà conto del fatto che ci sono stati tanti giorni in meno». Non si tratterà, però, di una «sanatoria, ma di criteri che tengano conto della situazione». Il sottosegretario ieri ha indicato quattro priorità per le scuole colpite dal terremoto: garantire scrutini ed esami; ricostruire o rendere agibili gli edifici per assicurare il regolare inizio del prossimo anno scolastico e, nel frattempo, sostenere, tutte quelle attività messe in campo per non far sprofondare bambini e ragazzi nella paura e nella noia.
L’Unità 03.06.12