Dovrebbe valere circa 2 miliardi di euro la deroga al Patto di stabilità dei Comuni terremotati decisa dal Consiglio dei ministri di ieri. Ma è una cifra ipotetica, valutata sul calcolo provvisorio dei danni alle imprese e al tessuto sociale e produttivo delle zone danneggiate dal sisma. E al netto degli aumenti varati per la benzina e delle misure fiscali. Infatti il comunicato del governo parla di un «limite definito» di sforamento senza quantificarlo. Lo si farà in un secondo tempo, quando sarà più chiaro il quadro della situazione anche perché purtroppo la terra continua a tremare e i muri a crollare.
Resta comunque importante il fatto «politico»: il governo dei tecnici e del rigore per la prima volta accoglie l’idea di aprire un varco nella possibilità di sforare la spesa, anche se sotto la pressione dell’emergenza. «Di fronte alla drammaticità degli eventi il governo si è immediatamente impegnato — ha spiegato il ministro per gli Affari europei Enzo Moavero, appena tornato ieri sera da Bruxelles proprio per discutere di bilancio europeo — per preparare il terreno in modo che nei territori colpiti si possano fare investimenti per la crescita al di fuori del patto». La Commissione capirà e dai partner è quasi scontato il via libera.
Dopo l’apertura del presidente Ue Manuel Barroso alle proposte avanzate in prima linea da parte del premier Mario Monti — introduzione della golden rule, cioè non far pesare sul deficit gli investimenti pubblici produttivi — è possibile, secondo il ministro, che «si possa avviare una partita parallela che riguarda le zone colpite». Sarebbe un passo importante di forte semplificazione burocratica. Non così fu per l’Abruzzo che, per ottenere la deroga europea e l’accesso ai fondi, dovette produrre una lunga serie di documenti.
La politica deve aver già sentito il cambiamento di clima, senza necessariamente scomodare il nuovo presidente francese Hollande, se l’altro giorno la Camera ha salutato con votazione bipartisan la proposta di Dario Franceschini (Pd) di allentare sin da subito il Patto di stabilità per i Comuni colpiti dal terremoto. Favorevoli si sono detti anche Pdl, Idv e la Lega. Il governo si muove comunque con prudenza, attento a non urtare la suscettibilità di Bruxelles. Già due giorni fa il coordinatore degli assessori al Bilancio delle Province italiane, Antonio Rosati, aveva proposto di allargare anche alle Province l’eventuale sblocco del Patto di stabilità interno facendo balenare che «in cassa ci sono 8 miliardi di euro», pronti per essere spesi insieme con i Comuni. A metà maggio, prima del terremoto, 70 senatori del Pd, guidati da Raffaele Ranucci, avevano sottoscritto una mozione per allentare il Patto di stabilità per gli Enti locali così da mettere in moto opere modeste ma in grado di alimentare la piccola e media industria e diminuire così il ricorso agli ammortizzatori sociali. Sforamento sì, ma con moderazione.
Il Corriere della Sera 31.05.12