attualità, politica italiana

"Fuga dalle urne: 11 per cento in meno", di Lorenzo Fuccaro

Elezioni amministrative: ballottaggi in 118 Comuni, 100 dei quali in regioni a statuto ordinario e 18 in Sicilia. A Genova, Parma, L’Aquila e Palermo le sfide chiave. Alle 22 l’affluenza media è stata del 36,2% con una flessione dell’11,4% rispetto al primo turno quando ha votato il 47,6 degli aventi diritto. Se questa tendenza sarà confermata oggi, quando alle 15 chiuderanno i seggi, significherà che avrà votato più o meno la metà degli aventi diritto (circa 9 milioni sommando i due turni elettorali). Crollo dell’affluenza nel giorno dei ballottaggi che coinvolgono 118 Comuni, 100 dei quali in Regioni a statuto ordinario e 18 in Sicilia. A Genova, Parma, L’Aquila e Palermo le sfide chiave. Alle 22 l’affluenza media è stata del 36,2% con una flessione dell’11,4% rispetto al primo turno quando aveva votato il 47,6 degli aventi diritto, con l’eccezione dell’Umbria dove la percentuale è cresciuta arrivando al 50,7, (era il 49,7). Se questa tendenza verrà confermata oggi alla chiusura dei seggi, significherà che ogni più negativa previsione sulla disaffezione dei cittadini nei confronti della politica sarà stata superata dalla realtà perché avrà votato il 55% (contro il 66,88 di due settimane fa), e cioè più o meno la metà degli aventi diritto (circa 9 milioni sommando i due turni). Un dato questo quanto mai allarmante e che misura la disaffezione dei cittadini nei confronti delle istituzioni della democrazia rappresentativa, anche di quelle più vicine a loro come sono appunto le amministrazioni comunali. Certo si potrà osservare che una flessione tra il primo e il secondo turno è considerata fisiologica, perché chi non ha il proprio candidato al ballottaggio difficilmente va al seggio. È però l’ampiezza che colpisce e che i sondaggi avevano previsto, compreso l’affermarsi di forze nuove, come il Movimento 5 stelle. Nel pomeriggio di oggi, a spoglio ultimato, vedremo se tutto questo verrà confermato.
Entrando nei dettagli, Parma è la città dove meno si è registrato questo fenomeno: alle 22 aveva votato il 45,4% (contro il 49,8 del primo turno). Qui, a sorpresa, il grillino Federico Pizzarotti contende, sia pure con venti punti di svantaggio, la poltrona di sindaco al candidato del centrosinistra Vincenzo Bernazzoli. Ma l’affluenza superiore alla media fa pensare che parte degli elettori del centrodestra abbia scelto il grillino pur di non vedere salire in Municipio Bernazzoli. A L’Aquila, dove si sfidano Massimo Cialente del Pd e il centrista Giorgio De Matteis, la flessione è nella media nazionale registrata al ballottaggio: 39,56 contro il 51 di due settimane fa.
Molto più marcato invece è il fenomeno a Palermo e Genova. A Palermo si è recato ai seggi soltanto il 28,5% (era stato il 46,8), con un crollo rispetto al primo turno del 18,3, sono cioè mancati 100mila elettori. E laggiù lo scontro è tutto interno alla sinistra con Leoluca Orlando Cascio (Idv e Verdi) in competizione con Fabrizio Ferrandelli sostenuto dal Pd. Nella città della Lanterna, dove la corsa è tra Marco Doria, appoggiato da tutta la sinistra, e il centrista Enrico Musso, ha votato il 26,6% contro il 40,3 di due settimane fa, con una flessione del 13,7. Come spiegare tutto questo? Il momento difficile dell’economia? La sordità delle forze politiche alle richieste dei cittadini? «Certo — osserva Pier Luigi Bersani, segretario del Pd — sono tutti fatti che non ci tirano su il morale. Ma siamo un grande Paese che ha superato momenti difficilissimi. È vero, abbiamo un sacco di problemi ma abbiamo anche grandi risorse, ne verremo fuori». Realistico, ma meno incline all’ottimismo il commento di Osvaldo Napoli, vice capogruppo alla Camera del Pdl, che solleva un ulteriore interrogativo. «Oltre alla dimostrazione di una disaffezione verso le istituzioni più vicine ai cittadini — argomenta —, questo voto non offre un test attendibile sul piano dei risultati. Se un cittadino su due diserta le urne nessuno può dire di avere vinto». Insomma quello che doveva essere un passaggio delicato per comprendere l’orientamento degli elettori, di come il consenso fosse distribuito tra i partiti, ha fatto registrare una fuga nell’astensione a un anno dall’appuntamento delle politiche generali.

Il Corriere della Sera 21.05.12

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“Ballottaggi, l´affluenza crolla al 36,2%”, di Silvio Buzzanca

Meno 11 per cento rispetto al primo turno. Lega, slitterà il raduno di Pontida. Nell´Emilia Romagna però, nonostante il sisma, il calo è contenuto. Un altro tracollo. Alle 22 l´affluenza al secondo turno delle elezioni amministrative che interessano 118 comuni a livello nazionale si ferma al 36,25 per cento con un meno 11,37 per cento rispetto al primo turno. Un dato che preoccupa molto i partiti. Anche perché, nonostante l´importanza della posta in gioco, il calo è molto forte a Palermo e Genova. Nel capoluogo siciliano ieri si è presentato alle urne solo il 28,5 per cento degli elettori. Al primo turno il dato era stato del 33,5. Quindi meno 18,3 per cento. Non va meglio a Genova, dove lo scontro fra Doria e Musso non scalda il cuore degli elettori. Alle urne si è recato il 26,48 per cento, registrando così un meno 13,63 rispetto al primo turno.
Il dato peggiore in assoluto si registra però a Trapani dove rispetto al primo turno diserta le urne il 20,3 per cento degli elettori. La città siciliana è inseguita in questa classifica da Trani, dove i numeri dicono meno 18,77 per cento. Molto negativo anche il dato di Agrigento, il terzo capoluogo siciliano chiamato ad eleggere il sindaco: il calo è del 16,3 per cento.
Risalendo le penisola si trovano altri capoluoghi con percentuali di calo dell´affluenza a due cifre. Ecco allora Como con un meno 15,22 per cento. E Monza con un meno 11,90 per cento. Astensione alta ad Alessandria con un meno 14,45 per cento. Doppia cifra anche a Frosinone con meno 10,78 per cento e Taranto con meno 13,91 per cento. Cuneo batte entrambi con un calo del 14,90 per cento. Sfiora questo risultato negativo L´Aquila, altro comune dal voto molto simbolico, che lascia sul terreno il 14,36 per cento degli elettori. E la vicina Rieti si attesta a meno 10,95. Come Isernia dove diserta le urne il 10,55 per cento degli elettori.
La stessa percentuale si registra anche a Piacenza: meno 10,53. E questo è un dato un po´ in controtendenza. Perché nei comuni dell´Emilia Romagna chiamati al voto, nonostante il terremoto e la paura e le vittime che ha provocato, è andato a votare il 43,38 per cento degli elettori. Ovvero il calo è stato “contenuto” al 6 per cento. E proprio nel Ferrarese, la zona più colpita, l´affluenza è salita dello 0,5 per cento. La tendenza è stata rispettata anche a Parma, dove si consuma lo scontro fra il democratico Bernazzoli e il grillino Pizzarrotti : nella città ducale il calo dell´affluenza si è fermato a meno 4,44 per cento.
Tutti numeri che destano allarme nel leader politici e nei partiti, sempre alle prese con molti problemi. La Lega, per esempio, ha deciso di rinviare da giugno a luglio il tradizionale appuntamento di Pontida. Ufficialmente il motivo è la concomitanza del raduno leghista sul “sacro” pratone con lo svolgimento dei congressi in Lombardia e Veneto e di quello federale conclusivo. «Il raduno si farà certamente – spiega l´eurodeputato Matteo Salvini- ma c´è un problema legato alla tempistica. Stiamo pensando ad una data verso la metà di luglio».

La Repubblica 21.05.12