Il sussulto più inquietante e significativo è quello degli operai di Termini Imerese che, rimasti senza lavoro, non hanno occupato la Prefettura o la Regione, cioè i tradizionali simboli dello Stato in periferia, ma gli uffici delle tasse, cioè «il fortilizio dello Stato reale» come sta scritto in un loro volantino. E se non c´è ancora l´assalto ai forni o l´incendio dei municipi, sono almeno 270 i ‘fuochi´ di rivolta contro Equitalia. E Dio ci liberi dai presuntuosi dell´ingegneria sociale che, epigoni di Procuste, vi vedono solo evasori da reprimere. Ma Dio ci salvi anche dai catastrofisti che confondono lo sbracamento e il collasso con gli orgasmi rivoluzionari di Tony Negri e con il “travaglio” populista di Beppe Grillo.
Una pulsione arcaica incendia l´Italia e diventa moderna. Nel gennaio scorso gli hacker rivoluzionari hanno bloccato il sito di Equitalia per 24 ore e lo scorso anno più di ventimila pastori sardi sono sfilati in corteo a Cagliari con lo slogan: «Chiudiamo Equitalia». Pastori e hacker sono a prima vista mondi incompatibili, i nomadi dell´Italia sottosopra, i randagi della civiltà itinerante dei boschi alleati con gli errabondi della Rete: è il futuro antico teorizzato da Attali.
Nel mezzo c´è la protesta introversa dei suicidi insolventi – tre al giorno – e quella estroversa dei sindaci che, soprattutto nel Nord, vogliono disdire i contratti con le agenzie delle entrate ed esigere direttamente le imposte con i propri uffici comunali.
Ma c´è pure il terrorismo classico, e infatti l´ennesimo pacco bomba, polvere pirica senza innesco, è arrivato ieri mattina alla direzione generale di Equitalia a Roma.
Da più di due anni, bombe a basso potenziale esplodono davanti alle sue sedi in tutto il Paese, a Napoli e a Olbia, a Foggia e a Modena… L´episodio più grave è ancora il pacco bomba che a Roma ferì al volto e a una mano Marco Cuccagna, direttore generale. Gli attentati sono quasi tutti rivendicati dalla “Federazione anarchica informale”. E il nome Equitalia è apparso ieri anche nella rivendicazione dell´agguato ad Adinolfi, amministratore dell´Ansaldo nucleare. Equitalia è nella loro prosa quel che l´imperialismo delle multinazionali era nella prosa dei brigatisti, una banalità come scorciatoia del pensiero.
La povertà di linguaggio di nuovo diventa piombo e nitroglicerina, e infatti “La ballata degli usurai di Stato” è un inno alla guerra di classe cantato nei “flash mob” organizzati dai “digitali creativi”, vecchi comizi con parole nuove, l´eversione in inglese pop d´avanguardia: «Non sono suicidi, sono assassini/ Banchieri: sfruttatori e strozzini/ Draghi Befera e Monti / con noi indignados farete i conti».
Come sempre accade nelle rivolte, cambia la maniera di esprimere la rabbia ma l´antagonista è sempre lo stesso: il fisco. E infatti non c´erano Marx e i Tupamaros ma Charles Bronson e Al Pacino nella testa di quel Martinelli che nel Bergamasco con un fucile a pompa e due pistole prese in ostaggio 15 persone, sparando in aria verso il soffitto come Tex Willer. Film americani e fumetti sono il paesaggio di una guerriglia privata. In casa di Martinelli, ora difeso dalla Lega, trovarono un vero arsenale, simile a quello di De Niro in Taxi Driver.
Eppure Equitalia ha corretto il passo dell´oca dei primi tempi, la tolleranza zero è stata abbandonata, si moltiplicano gli sportelli di consulenza, da ieri a Modena è in funzione il telefono amico per imprenditori in crisi, ed è stata introdotta la rateizzazione. Ma i metodi brutali, gli espropri, i pignoramenti e le ganasce fiscali hanno innescato malumori che ormai si diffondono come metastasi. Il centralino nazionale dell´associazione dei consumatori è preso d´assalto 24 ore al giorno. Don Ferdinando Mazzoleni, parroco di Villasanta in Brianza, ha lanciato un appello: «Non pagate le tasse». E a Vico Equense, il paese dell´imprenditore che si è ammazzato nel parcheggio del santuario di Pompei, il parroco e il sindaco guidano la rivolta che conquista le sacrestie, le pie donne, i vecchi sacerdoti.
C´è un´affinità con il brigantaggio più che con il Far West. La solidarietà con il bandito non è solo compassione per i suicidi. C´è anche l´avidità, il sentimento di fare bottino, l´idea dello Stato ladro come lapsus rivelatore di un´Italia impoverita ma pur sempre truffaldina. Cosi è sbucata fuori la Lega nelle valli del nord, contro le bolle d´accompagnamento e le verifiche fiscali, con i roghi dei libri contabili e dei blocchetti di fatture, parodia della rivolta americana contro le tasse inglesi, rozza imitazione della nascita degli Stati Uniti.
E sono infatti un brivido i risultati della ricerca delle associazioni studentesche anticamorra diffusi ieri. Il 70 per cento degli studenti di Napoli, Casalnuovo e Giugliano considera l´esattore di Equitalia «più pericoloso» del capoclan. Siamo in zone miste e dunque non sarebbe giusto parlare di questi ragazzi come degli studenti di Gomorra, ma la loro idea che la violenza mafiosa è selettiva e mirata mentre quella dello Stato è generalizzata, la loro convinzione che da un mafioso puoi avere scampo mentre dal fisco non puoi salvarti, echeggia e riproduce l´invettiva palermitana di Grillo contro lo Stato che strangola mentre la mafia si limiterebbe a taglieggiare. E non si capisce se è Grillo che li ha anticipati o se sono loro che lo hanno copiato.
Certo, se anche gli studenti si mettono sul terreno della jacquerie siamo davvero a un passo sia dall´assalto ai forni sia dalla caccia alle streghe. E infatti ieri alle porte di Milano, nel centro della ricca Melegnano, due ispettori fiscali sono stati presi a calci e a pugni, dentro l´ufficio di un commercialista, da un imprenditore tartassato e moroso. E qui il paesaggio non è plebeo, qui la sociologia non è camorrista ma siamo, al contrario, nel cuore italiano dell´Europa tedesca.
E c´è una voglia di impadronirsi di Equitalia nella pretesa di imporre agli uffici di Napoli la chiusura per lutto in solidarietà verso i suicidi. Alcuni mesi fa a Milano un trentina di giovani appartenenti al movimento “Corsari” e alla “Rete San Precario” fecero irruzione nella sede di Equitalia lanciando fumogeni e insultando dipendenti e funzionari: «Basta con lo strozzinaggio pubblico e con i profitti cumulati sulle spalle dei cittadini». Analoghi assalti si sono ripetuti a Torino e in altre città. E in un´azienda agricola di Lonigo (Vicenza) un esattore è stato sequestrato e malmenato.
Sono i fotogrammi di un film sull´idea che l´Italia ha della politica fiscale. L´agenzia di Napoli, che non ha accettato l´imposizione del lutto risarcitorio, ieri mattina è stata assaltata come una piccola Bastiglia, come la casamatta della linea gotica della Merkel: botte, sassi, cassonetti in fiamme, feriti. Giustamente Befera ha paura che in questa rivolta ci finisca tutto: ciascuno oramai vi porta dentro i conti che deve regolare con il mondo, e la pancia dell´Italia può diventare la nuova risorsa dei populismi di destra e di sinistra in corto circuito: penzolano gli impiccati di Storace.
Dopo quasi quattro secoli ritorna l´archetipo manzoniano degli untori. E gli esattori di Equitalia diventano i diffusori delle tasse e della povertà, della peste: «Pigliatelo, pigliatelo; che dev´essere uno di que´ birboni che vanno in giro a unger le porte de´ galantuomini… l´untore, dagli! dagli! Dagli all´untore! ».
La Repubblica 12.05.12