Il 4 maggio governo e sindacati hanno firmato un’ipotesi d’accordo sul lavoro pubblico che verrà definitivamente sottoscritta nel corso di questa settimana. In stretta connessione con la riforma Fornero del mercato del lavoro, si gettano le basi per una sostanziale revisione della cosiddetta riforma Brunetta, alias dlgs.150/09. A dire il vero, il primo colpo sotto la cintura all’ex Min.della Funzione Pubblica glielo aveva sferrato il suo collega di governo Tremonti, neanche un anno dopo l’approvazione della riforma epocale del Pubblico Impiego. Premialità, fasce di merito, performance e guerra ai “travet” fannulloni, finirono subito in soffitta col blocco del contratto nazionale, assieme agli scatti d’anzianità e al rinnovo delle Rsu. Rimaneva sul campo la faccia feroce di quella riforma con l’inasprimento delle sanzioni disciplinari e il tentativo di mettere all’angolo le organizzazioni sindacali, indebolendo la contrattazione integrativa e le relazioni sindacali.
Il tentativo di far prevalere in questi tre anni una sorta di autoritarismo contrattuale, spostando i poteri a favore del datore di lavoro pubblico, si è infranto prima che nelle aule dei tribunali, negli stessi luoghi di lavoro, dove allo scontro ha prevalso quasi ovunque la buona prassi della contrattazione e del confronto democratico.
L’accordo del 4 maggio segna una significativa discontinuità col governo precedente.
Qualcuno si spinge a cantare il “de profundis” alla riforma Brunetta. Non è una partita facile.
Una volta definitivamente sottoscritto l’accordo verrà tradotto in ddl e inviato in Parlamento per l’approvazione. Non è assolutamente scontato l’appoggio del Pdl che vede mandare in soffitta larga parte della “sua riforma”.
Col nuovo accordo sono le relazioni sindacali a costituire la vera inversione di marcia.
Nei processi di mobilità saranno senz’altro coinvolte le OO.SS..Alle RSU va riconosciuto un ruolo determinante nei luoghi di lavoro, valorizzando pienamente la contrattazione integrativa.
Rispunta anche “ l’esame congiunto” nel tentativo di superare quel contenzioso non risolto tra poteri esclusivi della dirigenza e materie di contrattazione , come ad es.l’organizzazione del lavoro, l’assegnazione ai plessi per quanto riguarda il comparto scuola.
Maggiore autonomia alla dirigenza rispetto al potere politico da un lato e dall’altro “rigorosi sistemi di collegamento tra premialità e azione individuale”
E ancora sulla premialità “un miglior bilanciamento tra performance organizzativa e quella individuale” lascia intravvedere un intreccio forte tra performance della struttura e apporto individuale.
E in attesa della definizione dei nuovi comparti di contrattazione e che arrivino le tante auspicate risorse sulla premialità, si prepara il terreno ai prossimi rinnovi contrattuali nel pubblico impiego, fermo restando che l’ultima parola spetterà ancora una volta al Parlamento.
Basterà un anno per passare dalle parole ai fatti e aprire una stagione nuova che non mortifichi ancora una volta il lavoro pubblico, ridandogli dignità e fiducia ?
Noi ci auguriamo di si, anche se queste elezioni amministrative rischiano di far saltare il banco e mandare tutti a casa.
Se ciò accadesse, sarebbe l’ennesima occasione sprecata per un Paese che fatica a rialzarsi che non riesce più a realizzare il proprio domani.
da ScuolaOggi 08.05.12