Il Ministro Profumo ha formulato ai primi di aprile un “Atto di indirizzo concernente le priorità politiche del MIUR per l’anno 2012”. Con tale Atto egli , oltre che integrare le indicazioni emanate ai primi di novembre 2011 dal ministro Gelmini e raccordarsi alla “Nota integrativa al bilancio di previsione 2012-14”, descrive le priorità politiche in materia di innovazione tecnologica conferitagli come delega nel dicembre 2011.
Il Ministro ha dovuto conciliare l’ovvio rispetto delle scelte compiute dal precedente governo in materia di “riforma” (tragico ridimensionamento) del primo e del secondo ciclo di istruzione con la formulazione di alcune linee di intervento di fatto pressoché ignorate nella predente gestione.
Tali infatti mi sembrano quelle riguardanti l’impegno di perseguire, nell’ambito di un percorso condiviso con le Regioni, l’attuazione, in materia di istruzione, del Titolo V della Costituzione; la realizzazione di un potenziamento dell’Autonomia scolastica; la sottolineatura di un nuovo approccio, anche sotto il profilo del risparmio energetico, all’Edilizia scolastica; l’insistenza sul tema del nuovo reclutamento dei docenti.
In realtà su tutte queste materie, enunciate come finalità, fino ad oggi o sono mancate le scelte operative o si sono già verificati concreti fallimenti come è il caso dei risultati concernenti l’autonomia e l’edilizia scolastica nell’ambito del decreto sulle semplificazioni.
Per quanto riguarda il Titolo V° il Ministro non deve andare ad omaggiare Formigoni proprio nel momento che questo personaggio e la sua compromessa compagine di governo si assumono, in materia di reclutamento, la responsabilità di gravi violazioni del tessuto costituzionale che regola il nostro ordinamento. Il Ministro, anche attraverso la consultazione avviata con i tavoli tecnici aperti con il sindacato, deve rapidamente giungere ad una scelta precisa licenziando l’Intesa, da tempo definita in sede di Conferenza Unificata, e indicando il percorso legislativo che la deve sostenere. Su questo terreno sono disponibili due strade: o utilizzare, per tutto quanto ancora vigente la legge 131/2005 o sollecitare l’approvazione parlamentare del disegno di legge (A.S. 2259) sulle autonomie locali attualmente all’esame del Senato(2).
Non hanno invece trovato alcun posto nell’Atto di indirizzo tutta un’altra serie di scelte che forse non si possono collocare tra quelle strategiche ma che risultano di fondamentale rilievo per dare un senso compiuto ad una gestione in chiave tecnica e bipartisan dell’ultimo anno della legislatura. Se ciò non avvenisse potrebbe capitare che gravi questioni rimaste aperte per quanto riguarda la conoscenza della natura dei loro contenuti e dei loro effetti, fossero scaricate nella campagna elettorale e poi poste di fronte alla responsabilità del nuovo esecutivo senza una maturazione nella consapevolezza dell’opinione pubblica dei loro effetti e delle responsabilità di chi le ha determinate.
Questo anno che ci divide dalle elezioni politiche non può quindi essere gestito da questo ministro e dai suoi collaboratori per suonare i pifferi o per vendere pezze a colori magari presentate come tappeti.
Nessuno oggi può responsabilmente chiedergli un’inversione di marcia nella politica dei tagli ma si può giustamente esigere che quei tagli, come si è cominciato a fare con il decreto per gli organici 2012-13, non vadano oltre le previsioni stabilite dalla legge e che soprattutto se ne documentino gli effetti sul concreto funzionamento delle scuole anche in termini di diminuzione dell’offerta formativa.
Su quest’ultimo terreno purtroppo ancora non ci siamo! Infatti della controriforma si è finora documentata e anche malamente, senza alcuna comparazione con gli anni precedenti, solo la terrificante devastazione, arrecata all’ordinamento degli studi della scuola primaria e secondaria di primo grado, solo nel primo anno di attuazione della medesima, il 2009-10. Mancano ancora completamente i “risultati realizzati” nei successivi due anni scolastici che sono stati ormai rilevati e risultano noti agli Uffici statistici del ministero. Manca anche una valutazione degli effetti del riordino sulla scuola secondaria superiore: i soprannumerari non vengono dal cielo ma da una riforma che non ha attuato, in questo caso, l’unico principio pedagogico previsto dall’art.64 della legge 133/08, quello di diminuire il numero degli insegnanti in servizio aumentando di una unità il rapporto studenti docenti!
A proposito dei numeri riguardanti il personale in servizio e gli organici dopo la bufala colossale della dott.ssa Stellacci, sui 41 mila comandati imboscati, si è verificata quella, passata sotto silenzio, che ha visto protagonista lo stesso Ministro nel corso dell’audizione alle Camere, secondo la quale il personale Docente e ATA ammonterebbe oggi a 800 mila unità. Si sarebbe in tal modo realizzata una fantastica riduzione di 332 mila unità rispetto al 2008-09. Una riduzione che supera di 200 mila la realtà e che é buona per tranquillizzare definitivamente, senatori-economisti-giornalisti, “liberisti” e soprattutto i famigerati mercati, ma pessima come figura per chi non riesce ancora a mettere i funzionari giusti al posto giusto negli uffici statistici o negli uffici stampa che producono tali disastri.
Tanto per essere chiari il ministro per essere bipartisan non può solo rispettare e vigilare sulla realizzazione dei tagli deve anche dire e fornire all’opinione pubblica tutto quello che gli uffici conoscono sulla natura e qualità dei loro devastanti effetti!
Su questo terreno non possono essere ammissibili silenzi e coperture da parte di quell’apparato ministeriale che è stato spesso protagonista e autore di autentiche illegalità nella produzione di tali scempi.
Problemi di analoga natura si pongono per altri importanti questioni che derivano dalle scelte compiute dal precedente governo.
Tali sono le questioni riguardanti: la rapina degli “scatti nella carriera economica”, l’attuazione del Piano per il precariato; la definizione delle Indicazioni nazionali riguardanti la scuola dell’infanzia e del primo ciclo; il ripristino dei fondi per diritto allo studio; la realizzazione del Sistema nazionale di valutazione; la ridefinizione degli strumenti e delle sedi per la tutela della libertà d’insegnamento, e l’individuazione dei criteri per la definizione dei nuovi organici.
Su tutte tali materie ritorneremo con singoli specifici approfondimenti.
Atto di Indirizzo 2012
A.S. n. 2259
da flcgil.it