L’Italia ha la percentuale più bassa, rispetto agli altri paesi europei, di partecipazione delle donne al mercato del lavoro. La crisi economica che il nostro paese sta attraversando influisce pesantemente sull’occupazione femminile. Anche i dati presentati dalla Banca d’Italia mostrano un crollo dei redditi familiari, in particolare nei nuclei più poveri, e con a capo un componente femminile; si aggiungono a questi i numeri resi noti con il bollettino mensile della Banca centrale europea. Secondo la Bce: «le condizioni nei mercati del lavoro dell’area dell’euro continuano a deteriorarsi e le indagini congiunturali anticipano un ulteriore peggioramento nel breve termine», di conseguenza un ulteriore aumento del tasso di disoccupazione, che in Italia rischia di tradursi anche in una diminuzione dell’occupazione femminile.
La riforma del lavoro proposta dal governo sembra presentare scarsi benefici alle aziende, piuttosto potrebbe portare a un aumento del costo del lavoro, ma non solo. Quando si parla di integrazione della donna nell’impresa, si dovrebbe tenere conto dei molteplici ruoli che ricopre nei diversi ambiti di vita. La donna impegnata in duplici ruoli, lavoratrice, mamma, moglie ecc., pur di proteggere il posto di lavoro è costretta a crearsi una rete privata di supporti e di aiuti, cercando di coinvolgere le persone più vicine: familiari, parenti, amici. I dati diffusi recentemente dall’Istat presentano una diminuzione della propensione al risparmio, dovuta a una riduzione del potere di acquisto delle famiglie, facendo notare come è sempre più difficile attivare ruoli all’interno della famiglia di ammortizzatore sociale; dunque non è certo questo il sistema per andare avanti, servono modelli di supporto organizzati soprattutto a livello sociale. La situazione facilmente peggiorerà, le nuove riforme fiscali ed economiche, porteranno gli enti pubblici a rivedere i fondi da destinare a sussidio della collettività, come ad esempio, servizio bus per gli scolari, asili nidi, scuole a tempo pieno, attività per gli anziani e i disabili ecc.. in queste condizioni sicuramente molte donne avranno difficoltà a rimanere attive nel mercato del lavoro, molte saranno costrette a rinunciare ad un impiego. Il Cnai ripete che sistemi a tutela dell’occupazione femminile non possono essere attivati solo dalla stessa lavoratrice o dall’impresa, ma è necessaria una coordinata politica di welfare. Serve innovazione e un’attiva, sempre maggiore partecipazione delle istituzioni pubbliche. Occorre un sistema politico che si prenda la responsabilità di effettuare un cambiamento radicale, strutturale. Nella condizione attuale sembra veramente arduo poter rispettare il programma «Italia 2020» sull’inclusione della donna nel mercato del lavoro, presentato lo scorso anno dal ministero del lavoro e quello delle pari opportunità. Ricordo che si tratta di un piano strategico di azione per la conciliazione dei tempi di lavoro con i tempi dedicati alla cura della famiglia e per la promozione delle pari opportunità nell’accesso al lavoro. Il presidente del Cnai Orazio Di Renzo ha commentato con una battuta, «se le riforme continuano a far pressione sulle imprese e a tagliare i contributi alle famiglie e la crisi economica peggiora, forse per quella data non ci sarà più un programma, saranno solo state belle parole e tanta illusione per chi continua a credere nell’uguaglianza della donna nel mondo del lavoro».
da ItaliaOggi 17.04.12