L’Imu in tre rate entra nel decreto fiscale. L’emendamento presentato dal relatore Gianfranco Conte (Pdl) è passato ieri in commissione Finanze alla Camera. Il testo prevede che la nuova rateizzazione valga soltanto per la prima casa e le relative pertinenze. Le scadenze sono fissate al 16 giugno, 16 settembre e 16 dicembre, e ciascun versamento sarà pari a un terzo del dovuto.
Per gli altri immobili, che non sono quelli di residenza, restano le due rate di giugno e dicembre.
STRETTA SULLE DETRAZIONI
Insieme alle rate arriva anche una stretta sulle detrazioni per la prima casa: saranno valide soltanto se il titolare risiede effettivamente nell’immobile e comunque non potrà esserci più di una detrazione (200 euro per tutti, più 50 euro per ciscun figlio fino a un tetto massimodi 400 euro) per ogni nucleo familiare.
La disposizione punta a eliminare gli abusi che spesso si verificano all’interno della famiglia, indicando come titolare coniugi o figli per evitare l’aliquota maggiorata sulla seconda casa. La commissione dà anche l’ok alla proposta Pd di eliminare il prelievo Imu, Irpef e Ires sui fabbricati colpiti dal terremoto
dell’Aquila. Un’altra modifica dell’imposta sugli immobili riguarda le coppie separatae: in questo caso pagherà l’Imu chi risiede stabilmente nell’abitazione, anche se non ne è il proprietario. Insomma, il cantiere Imu sembra ancora aperto, nonostante il fatto che la prima scadenza sia molto vicina. È già deciso che a giugno si pagherà l’aliquota base, e solo più tardi si
stabilirà l’ammontare effettivo del prelievo. In ogni caso lo scenario in movimento non piace ai commercialisti. «Tre rate o due rate, quello che è certo è che con l’Imu si sta ormai rasentando il ridicolo», afferma Claudio Siciliotti, presidente dei fiscalisti
italiani. «Ci sono Paesi – sostiene Siciliotti – che, per imposte simili all’Imu, mandano bollettini precompilati, lasciando ai contribuenti e ai loro professionisti un rapido compito di verifica
e controllo della correttezza degli importi esposti. Da noi siamo infine arrivati a costruire una imposta per la quale il contribuente non deve soltanto procedere ai conteggi totali, ma deve pure provvedere lui a conteggiare anche quanto va allo Stato e
quanto ai Comuni». Altri addetti ai lavori protestano anche sulla disposizione sulle coppie separate. Gli avvocati matrimonialisti chiedono che sia il giudice a stabilire chi pagherà la tassa sulla base del reddito, evitando una norma che imponga l’onere ex ante.
Sull’imposta sugli immobili resta poi la preoccupazione dei Comuni,
che avranno difficoltà a reperire risorse dovendo «girare» una parte del gettito allo Stato. Nel documento Pd sulle politiche per l’abitare, presentato ieri a Torino, si solleva anche la questione dell’imposizione – ancora non risolta – sulle case di proprietà comunale o Iacp ancora non del tutto esentate. Il governo sta cercando 250 milioni di euro per consentire lo sgravio, ma il nodo ancora non è sciolto. «Tale esclusione – si legge nel documento – avrebbe favorito gli investimenti necessari per la gestione e manutenzione del patrimonio esistente (6.000 unità), nonché gli investimenti futuri per nuova edificazione (circa 2.500 nuovi alloggi). A proposito di crescita. Stesso effetto espansivo avrebbe lo sgravio per i costruttori per tre anni prima della vendita. Tra le altre misure anche una tassa sul lusso sugli aero-taxi (100 euro per i tragitti sotto i 1.500 chilometri, il doppio per gli altri). Slitta al primo luglio il pagamento in contante della pubblica amministrazione per i redditi sopra i mille euro, mentre il bollo sullo scudo fiscale viene prorogato al 16 luglio. Viene inoltre previsto uno sconto sull’imposta in caso di rinuncia all’anonimato. Questa modifica, spiega la Relazione, è mirata «ad ottenere il pagamento dell’imposta di bollo pro-rata qualora il contribuente rinunci al regime della riservatezza in corso d’anno».
L’Unità 17.04.12
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