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Pompei, con 105 milioni via al grande progetto «Bloccheremo le mafie», di Luca Del Fra

«È necessario rimanga in piedi» –ha statuito ieri a Napoli il presidente del consiglio a proposito di Pompei. Non poteva mancare lo humour britannico di Mario Monti alla presentazione del Grande Progetto Pompei, finanziato con un fondo della Commissione Europea
pari alla notevole cifra di 105 milioni di Euro. La conferenza stampa è stata caratterizzata da un poderoso schieramento istituzionale di quattro ministri: Annamaria Cancellieri, Interno, Francesco Profumo, Istruzione, Università e Ricerca, Lorenzo Ornaghi, Beni e Attività culturali –il vero ministro competente sulla materia–, Fabrizio Barca, Coesione territoriale. Non mancavano i rappresentanti delle amministrazioni locali come Stefano Caldoro, governatore della Campania, il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, e quello diPompei Claudio D’Alessio, nonché
dell’advisor tecnico Domenico Arcuri, ad di Invitalia. Conferenza stampa fiume dunque, ma a cui, occorre sottolinearlo, non ha preso la parola proprio il soprintendente di Napoli e Pompei, Mariateresa Cinquantaquattro, che pure era presente.
«SE RESTA IN PIEDI…»
L’occasione serviva per annunciare il lancio dei primi cinque bandi
di concorso, per una cifra totale di 6 milioni di euro, pubblicati oggi sulla gazzetta ufficiale e che saranno assegnati entro il prossimo 31 dicembre. Ma anche la creazione «di un gruppo di lavoro –ha spiegato il ministro Cancellieri–, presieduto da un prefetto, che visionerà bandi di gara, flussi di denaro e lavoro nei cantieri». L’obiettivo è contrastare le infiltrazioni della criminalità organizzata e il lavoro nero, e nel gruppo di lavoro saranno coinvolti due rappresentanti del Viminale, dei ministeri dell’Istruzione, dei Beni Culturali e della Coesione territoriale. I controlli ai cantieri, ha concluso Cancellieri, «saranno anche minuto per minuto». A questo va aggiunta la creazione di una squadra di Vigili del Fuoco, specializzata nella messa in sicurezza, che coadiuverà archeologi e restauratori nel lavoro.
Naturalmente i ministri e amministratori non hanno fatto mancare alla stampa convenuta il mantra della “cultura volano dell’economia”: «La mancata valorizzazione per scopi di sviluppo del patrimonio naturale e culturale particolarmente ricco nel sud è una delle conseguenze di questa situazione», ha spiegato con frase un po’ ellittica Monti, dimenticando però che i fondi UE sono destinati alla tutela e non alla valorizzazione.
Il ministro Ornaghi pone una meta: «Che lo straordinario bene che è
Pompei non sia più il grande malato del sistema culturale italiano», e vedremo se l’obiettivo sarà raggiunto.
Intanto i bandi riguarderanno le domus di Sirico, del Marinaio, dei Dioscuri, delle pareti rosse e del Criptoportico, interessando così varie zone dell’area archeologica pompeiana. Nel frattempo a Pompei è già stata avviata l’indagine idrogeologica propedeutica alla messa in sicurezza dei terreni demaniali ai confini dell’area di scavo lungo via dell’Abbondanza, con procedure di gara ridotte
al 50%dei tempi standard. Appare oramai certo che il dissesto
idrogeologico sia stata la causa delle frane e degli smottamenti che hanno causato i numerosi crolli –tra cui fece scalpore in tutto il mondo quello della Schola armaturarum– che si sono susseguiti a Pompei durante il commissariamento e nei mesi ad esso successivi. Resta ancora da stabilire tuttavia se il dissesto fosse stato a sua volta causato dai molto discussi interventi intrapresi dall’allora Commissario Marcello Fiori. La cronaca segnala in serata un’avvilita reazione di Sandro Bondi all’ironia di Monti sul far restare in piedi Pompei: in effetti il ministro poeta è stato il simbolo dei crolli pompeiani.

L’Unità 06.04.12

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La vera emergenza del sito è tornare alla normalità

L’ottimismo regna sovrano alla terza, forse alla quarta presentazione del piano di emergenza per Pompei che, finanziato con i fondi della Commissione Europea, ha preso il nome, tanto gradito dal presidente del Consiglio Mario Monti, di Grande Progetto Pompei. La novità stavolta è la creazione da parte del governo italiano di «una squadra di lavoro» per contrastare le infiltrazioni dellla criminalità organizzata con rappresentanti di quattro ministeri – Interni, Beni Culturali, Coesione territoriale e Istruzione –, nonché dell’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici. L’esigenza di combattere la camorra di fronte a lavori per 105 milioni di euro che saranno intrapresi nei prossimi a Pompei è del tutto legittima, tuttavia le perplessità non mancano. Come ricordava il direttore generale alle antichità Luigi Malnati nel suo intervento nel volume “Pompei Archeologia”, l’area di Pompei dal 2000 ha cambiato per almeno 4 volte assetto: da normale Soprintendenza è stata trasformata in Soprintendenza Speciale, poi è stata fusa con la soprintendenza di Napoli, successivamente è stata commissariata, infine riportata alla normalità, ma con una legge che apriva la possibilità al soprintendente di avere poteri speciali. Un vero tour de force che ha continuamente distratto energie e forze al vero lavoro che si dovrebbe compiere: la tutela e non il trasformismo amministrativo. In questo singultante processo il periodo di commissariamento è coinciso con un irrigidimento, per non dire stallo totale, nel campo della tutela. Con i poteri di Commissario straordinario Marcello Fiori infatti ha intrapreso lavori molto discutibili, spendendo con disinvoltura
decine di milioni di euro per lo più in valorizzazione e nella creazione di eventi, di cui simbolo imperituro è la vergognosa ricostruzione del Teatro grande in cemento. Non a caso proprio durante il commissariamento, difeso a spada tratta dall’allora ministro Bondi, cominciarono i crolli in serie. È bene ricordare che i cinque bandi presentati ieri riguardano piani che nascono nel biennio 2008 – 2009, cioè sotto la soprintendenza di Pietro Giovanni Guzzo: veri progetti di tutela che hanno dovuto aspettare
ben quattro anni per andare a bando e, sia detto in linea con il Governo e cioè «ottimisticamente», dovranno passare almeno altri due perché siano realizzati. Un ritardo spaventoso dovuto a precise volontà politiche del governo Berlusconi e del ministro Bondi, oltre che alla farragine burocratica. Ma al solito è stata data la colpa alla lentezza degli archeologi: di qui l’esigenza, espressa da più parti, di dare alla soprintendenza di Pompei maggiori poteri per snellire le procedure. Sarebbe auspicabile, ma allora a cosa serve la cosiddetta squadra di lavoro che controlla le procedure amministrative? Si crea un altro passaggio, che certo non velocizzerà le procedure. Se l’esigenza di contrastare le infiltrazioni camorristiche è legittima, dovrebbe riguardare tutto il territorio e non solo Pompei. E anche in questo senso i ritardi sono epocali, basti pensare che la certezza della presenza di infiltrazioni camorristiche a Pompei risale al 2007, quando con un vero atto di violenta intimidazione i soliti ignoti fecero crollare a calci e spinte una colonna della domus di Obellio Firmo. Un chiaro avvertimento, cui non è seguita una vera reazione dello Stato, ma quello che a molti è sembrata una progressiva serie di aggiustamenti reciproci, soprattutto in epoca commissariale. La vera emergenza di Pompei è tornare alla normalità, il che significa regolari lavori di manutenzione, tutela e soprattutto tutela preventiva, articolati secondo un piano pluriennale ben studiato. I tredici archeologi e gli otto architetti assunti a partire da gennaio scorso in questo senso sono un piccolo ma significativo passo avanti. Basti considerare che nella sterminata area archeologica di Pompei prima lavoravano appena nove archeologi, ora sono sempre pochi,ma almeno sono ventidue. Senonché i nuovi arrivati erano vincitori di precedenti concorsi del Ministero in attesa di inserimento, e per lo più sono medievisti, il che non è proprio l’ideale per un sito come Pompei.
Quindi se è apprezzabile che il Governo di Mario Monti si sia mobilitato in forze per la presentazione di questo Grande Progetto Pompei, non basta pensare solo a creare strutture un po’ barocche con quattro ministeri e un’autority per controllare l’amministrazione di questi benedetti 105 milioni di euro della Ue. Ora che i fondi ci sono è urgente mobilitare e far convergere i migliori pompeianisti del mondo a Pompei, e dare un deciso impulso alla tutela archeologica, offrendo ai giovani appena assunti la possibilità di acquisire gli strumenti per poter rendere il loro servizio al meglio. Sarebbe un dovere perché questa meravigliosa area è una testimonianza unica e irripetibile del passato non solo nostro, ma dell’umanità, come ci hanno ricordato da Bruxelles nell’erogarci i fondi.

L’Unità 06.04.12

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