La risposta di Martone alla nostra interrogazione sulle pensioni per il personale scolastico ci lascia profondamente insoddisfatti. Dalle parole del viceministro traspare in tutta evidenza che non vi sarà alcuna speranza per il personale della scuola che avrebbe maturato i requisiti previsti dalle cosiddette quote nel corso dell’anno scolastico 2012 e per il quale, pertanto, la pensione resta un traguardo negato.
Martone, in continuità con quanto già affermato da Fornero il 7 marzo scorso, non riconosce la specificità del comparto scuola in ambito pensionistico , nonostante l’esistenza di un solo giorno di uscita dalla scuola: la continuità didattica da sempre vincola un docente a concludere l’anno scolastico indipendentemente dal giorno in cui ha maturato i requisiti per la pensione. Ed è per questo che la legislazione previdenziale emanata negli ultimi 15 anni (1997, 2007, 2010) ha sempre previsto norme ad hoc per la scuola.
Inoltre, la risposta del viceministro è insoddisfacente poiché smentisce un dovere formalmente assunto dal Governo con l’accoglimento di un ordine del giorno presentato dal Partito Democratico: un cambio di atteggiamento discutibile sotto il profilo politico. E che certamente non farà cambiare la nostra ferma convinzione di andare avanti con l’iniziativa legislativa, tesa a far slittare al 31 agosto il termine per la maturazione dei requisiti per i lpensionamento con la normativa previgente alla riforma Fornero.
Martone, infine, ha richiamato il principio dell’equità intergenerazionale come ispiratore della riforma pensionistica: purtroppo è un principio che cade nel vuoto per il comparto scuola, poiché già ora le rilevazioni internazionali ci informano che il nostro corpo insegnanti è il più anziano d’Europa e la nuova normativa previdenziale determinerà la permanenza in servizio di docenti ultrasessantenni e impedirà l’ingresso nella scuola a nuove generazioni di insegnanti”.
Così la capogruppo democratica nella commissione Cultura della Camera Manuela Ghizzoni.”
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