Franceschini: “Grazie all’impegno dell’opposizione, delle regioni e dei comuni, il governo ha fatto una totale marcia indietro.
Il Governo approverà il decreto legge sul piano casa fra 8-10 giorni. Lo ha annunciato il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nell’incontro con gli enti locali in corso a Palazzo Chigi, dopo l’approvazione della Conferenza unificata.
La nuova normativa prevederà un aumento del 20% di volumetria per le case mono e bifamiliari, con un limite massimo di 200 metri cubi che potrà però essere superato dalla normativa regionali, un obbligo per le Regioni di approvare le nuove norme sull’edilizia entro 90 giorni, altrimenti potrà subentrare il governo. Sono alcune delle norme principali del piano casa, approvato dalla Conferenza unificata. Dal piano casa sono esclusi i condomini. Incluse invece le villette a schiera
Il presidente del Consiglio ha inoltre ricordato che l’accordo “è stato fatto con tutti i rappresentanti delle Regioni, delle Province e dei Comuni e quindi vede appunto d’accordo tutte le istituzioni che hanno la politica del territorio tra le loro competenze”. Il premier ha infine ringraziato proprio le Regioni per “la collaborazione istituzionale” verificatasi in questa vicenda.
L’accordo raggiunto, che ha visto un coinvolgimenti importante degli enti locali, incontra il favore del presidente della Conferenza delle regioni, Vasco Errani, e governatore della regione Emilia – Romagna , perché “l’accordo favorisce una ripresa dell’edilizia corretta”. Anche Gianni Alemanno, a nome dell’Anci, ha firmato l’intesa esprimendo il suo giudizio positivo.
Alla notizia del via libera del Cdm dell’intesa tra governo e regioni sull’edilizia,. il segretario del Pd, Dario Franceschini ha commentato: “Grazie all’impegno e all’azione dell’opposizione, delle regioni a prescindere dal colore politico e dei comuni, il governo ha fatto una totale marcia indietro. Il piano casa di Berlusconi non c’è più e il premier che aveva annunciato l’invio a tutti i capi di governo europei ora farebbe meglio a fare un giro di telefonate dicendo che il piano casa non c’è più e gli restituiscano la bozza”.
“Il Pd – afferma Franceschini – fin dall’inizio non era contrario a ogni misura per far ripartire l’edilizia che si può riattivare senza il rischio di devastazione delle città e dei centri storici”.
Con l’accordo raggiunto “non c’è più la possibilità di deroga a piani regolatori e a regolamenti edilizi, sono esclusi dall’allargamento i centri storici e i condomini, non c’è più il cambio di destinazione d’uso e sono rispettate le competenze di comuni e regioni”.
Il decreto legge, ha continuato Franceschini, “è riferito solo alla semplificazione burocratica sulle norme nazionali e tutto questo e’ frutto del lavoro dell’opposizione e degli Enti locali che hanno difeso le loro competenze in base alla Costituzione”.
Secondo Ermete Realacci, responsabile dipartimento ambiente del Pd, si tratta di “una buona base di lavoro che frena la deregulation edilizia contenuta nel precedente testo del governo che recepisce gran parte delle perplessità avanzate dal Partito Democratico”.
Sempre secondo Realacci, “per rilanciare l’economia e uscire dalla crisi, l’edilizia può svolgere un ruolo molto importante. E’ per questa ragione che abbiamo difeso il credito di imposta del 55% per gli interventi ambientali nell’edilizia, una misura di cui hanno beneficiato centinaia di migliaia di famiglie e che ha prodotto economia e occupazione nelle imprese del settore. E’ per questa ragione che siamo favorevoli a demolire e ricostruire nel segno della qualità, anche prevedendo un premio di cubatura a fronte di standard di efficienza energetica e di bioedilizia e a rendere più snelle le procedure burocratiche, considerando che è un problema che si pone anche quando si parla di fonti rinnovabili.”
“Berlusconi la smetta perciò di lanciare messaggi equivoci”, conclude Realacci, “e soprattutto freni gli annunci populistici. Quando parla di new town in ogni capoluogo e di avviare un vero piano casa dica anche quando e quanti soldi veri stanzierà per l’edilizia popolare, pubblica o convenzionata, per venire incontro alle esigenze abitative delle fasce più deboli della popolazione. Di chi, insomma una villa da ampliare non ce l’ha”.
Per il senatore Roberto Della Seta, capogruppo del Pd nella commissione Ambiente ”l’accordo è un grande passo avanti rispetto all’ipotesi iniziale del governo che si sarebbe risolta in un condono preventivo, con danni irreparabili al territorio e al paesaggio”.
“E’ importante – sottolinea Della Seta – che sia stato riconosciuto il diritto-dovere delle Regioni di stabilire criteri e requisiti degli interventi di ampliamento e di rinnovamento del patrimonio edilizio. L’auspicio è che le norme regionali che verranno varate, come previsto dalla bozza di accordo nei prossimi 3 mesi, traducano questo accordo nella possibilità concreta di rendere più moderno ed efficiente il nostro patrimonio edilizio e anche di migliorarne la qualità architettonica”.
Per Giovanna Melandri, responsabile dell’Area Cultura del Pd, “l’accordo tra Governo e Regioni cancella il pasticcio inattuabile e dannoso che l’esecutivo aveva inizialmente proposto, superando anche alcuni dei rilievi avanzati dal Partito Democratico. Sicuramente, grazie alle Regioni e all’opposizione politica e civile che si è levata contro il piano verande, non ci troviamo più nel contesto di una deregulation selvaggia. Adesso, però, il nostro giudizio sarà sul merito del provvedimento che andrà in Consiglio dei Ministri. In queste settimane, svolazzavano troppi testi inattendibili su di un tema così importante per lo sviluppo, il territorio e la famiglie italiane”.
www.partitodemocratico.it, 2 aprile 2009