La denuncia dell’on. Ghizzoni che ha presentato una interrogazione al ministro Gelmini. Sotto accusa i tagli al personale e l’abolizione della compresenza alle scuole elementari
Gli alunni che non frequentano l’ora di religione hanno diritto ad attività didattiche alternative. È quanto prevede l’accordo tra Stato italiano e Santa Sede del 1984, nel rispetto della libertà di coscienza e della responsabilità educativa dei genitori. Ma i tagli ai finanziamenti della scuola e l’abolizione della compresenza alle elementari, decisi dal governo, rischiano di impedire l’esercizio di quel diritto per il prossimo anno scolastico. E’ quanto sostiene l’on. Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd nella commissione Istruzione e Cultura della Camera, che sulla questione ha presentato un’interrogazione al ministro Gelmini.
“Si tratta di un rischio concreto – avverte l’on. Ghizzoni – poiché fino ad oggi le attività didattiche alternative sono state prevalentemente assicurate, nella scuola primaria, dall’insegnante di classe nelle ore di compresenza con il docente di religione cattolica e alle medie dagli insegnanti di lettere con cattedre a 15 ore. Nelle scuole, in previsione del prossimo anno scolastico, circola già la voce che per garantire lo svolgimento di queste attività alternative si ricorrerà probabilmente a lavoro straordinario, che sarebbe da retribuire con le risorse del fondo d’istituto, già oggi largamente insufficienti”.
La parlamentare del Pd ha pertanto posto al ministro Gelmini due quesiti: “come si assicurerà lo svolgimento delle attività didattiche scelte dai ragazzi che non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica” e se si abbia intenzione di garantire un’integrazione del fondo d’istituto per pagare “le eventuali ore di lavoro straordinario necessarie per garantire lo svolgimento di queste attività alternative, al fine di scongiurare il rischio che gli alunni non iscritti all’ora di religione vengano semplicemente “parcheggiati” in altre classi”.
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