Sulla Rai il Pd non cambia posizione. Bersani: «È necessaria una cesura netta tra politica e azienda». No anche all’ipotesi commissariamento. Sul tavolo del vertice giustizia, lavoro e questione sociale. Angelino Alfano ci andrà con spirito ecumenico, appoggiando il governo «con opere e omissioni» ed è chiaro dove si annidano le omissioni: sulla Rai e sulla legge anticorruzione. Non contro, sembra, ma morbidamente a lato. Deciso, però, a puntare tutto sul lavoro, ha spiegato. Pier Luigi Bersani ci va con l’intenzione di non accettare preclusioni sul menu da mettere in tavola e «contentissimo» di scoprire un inedito segretario Pdl «in tuta blu», mentre Pier Ferdinando Casini dice che andrà ad ascoltare perché l’agenda la detta Mario Monti. Di sicuro il lavoro di tessitura e mediazione sarà cosa di non poco conto per il premier che dal vertice di oggi dovrà uscire con impegno comune dei partiti che lo sostengono a sgombrare il campo dal rischio di impantanamento dell’azione di governo.
IL NODO RAI
Il ministro Andrea Riccardi è sicuro: «Vedrete che ce la faremo. Il rapporto è più sereno di quanto sembra. Sono ottimisti. Tutti sono consapevoli del bene del Paese». «Siamo così consapevoli del bene del Paese che anche per la Rai, un’azienda che vede il Tesoro come maggiore azionista, pensiamo si debba procedere con urgenza, senza trovare false soluzioni», fanno sapere dal Nazareno. Dunque, il pressing sul segretario Pd, se pressing c’è stato, non sembra aver dato i frutti sperati. Bersani oggi andrà al vertice a quattro avendo «apprezzato molto» la puntualizzazione del premier che ha precisato che non ci sono temi di cui non si parla, ma non tornerà indietro sui suoi passi: «Sulla Rai chiederemo una cesura netta tra la politica e l’azienda», ha spiegato ieri il segretario ai suoi collaboratori. Altrimenti meglio l’Aventino. E se nei giorni scorsi c’è chi ha fatto filtrare da Palazzo Chigi il nome di Enrico Bondi, come tecnico di altissimo livello al vertice Rai in cambio di un via libera dei partiti (soprattutto del Pd) alla nomina del nuovo Cda, dal Nazareno fanno filtrare un gentile ma fermo «no, grazie».
«Non basta ridurre a cinque i membri del Cda e nominare Bondi ragiona Matteo Orfini, responsabile Cultura e informazione è necessario dare una guida certa all’azienda, perché nominare un nuovo Cda con un direttore senza poteri è un meccanismo che non consente di risolvere i problemi che oggi paralizzano la Rai».
Quanto alla preoccupazione di Mario Monti circa la possibilità che proprio sulla Rai si creino fibrillazioni per Palazzo Chigi, Bersani fa sapere che il Pd non ha affatto intenzione di mettere in discussione il governo, quanto piuttosto di rilanciare l’azione politica per arrivare a una governance, «se c’è la volontà si può fare anche in venti giorni», a meno che il Pdl non consideri la Legge Gasparri «scritta sul bronzo» e dunque immodificabile. Anche D’Alema assicura: «Nessuno ha l’interesse o la forza di mettersi contro il governo Monti». Sarebbero, quelle in corso tra Pdl, Pd e Terzo Polo, «schermaglie politiche: Alfano, in particolare, è in difficoltà per le tensioni nel Pdl e perché Rai e Giustizia sono temi sensibili a Berlusconi». Ma il governo «deve comunque fare il governo, deve occuparsi di tutti i problemi, non
può avere materie precluse. È lì nella pienezza dei suoi poteri».
E i problemi sul tavolo oggi saranno diversi: la riforma del mercato del lavoro, la giustizia, la legge sulla corruzione (alla quale lo stesso Monti vorrebbe dare una corsia preferenziale) e la questione sociale per la quale, secondo Bersani, «sono necessari interventi incisivi per la crescita e le politiche di sviluppo che ancora mancano». Dunque, se Alfano dice che dal canto suo la priorità è il lavoro, Bersani ribadisce che la crescita del Paese riparte su più fronti: «C’è bisogno di accelerare ha detto ieri la riforma della giustizia civile perché anche quello è un freno per gli investimenti dall’estero verso il nostro Paese», così come la questione delle carceri, la rimodulazione dei distretti giudiziari. Sulla giustizia Alfano non andrà al muro contro muro ma è pronto al rilancio con la legge bavaglio sulle intercettazioni amara ossessione di Silvio Berlusconi anche se lo fa più per dovere che per convinzione.
«Nessuno può prendersi la responsabilità di alzarsi e andare via avverte Casini l’agenda la fa Monti. Ma parlare di crescita significa parlare anche di giustizia, parlare di imprese vuol dire parlare anche di corruzione, e così via». Ed è probabile che nessuno si alzi, ma le tensioni fra Pd e Pdl sono tutte lì, sul tavolo, aggrovigliate intorno agli interessi del Cavaliere. Casini racconta: «Sono impegnato a distribuire bromuro da mattina a sera, la camomilla è necessaria».
L’Unità 15.03.12
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“Il sospetto del Pd, un grande scambio nomine tv-frequenze
Cruciali e da decifrare le ultime carte di Passera”, di Amedeo La Mattina
Che intenzioni ha Corrado Passera? Perché il ministro dello Sviluppo Economico sostiene che non c’è più il tempo per modificare la governance della Rai? Anche Monti la pensa così? Bersani arriverà al vertice di maggioranza con queste domande. Il segretario del Pd ha il sospetto che l’ex ad di Intesa San Paolo voglia lottizzare il servizio pubblico d’intesa con il Pdl e allo stesso tempo mettere in vendita le frequenze televisive (tanto care a Berlusconi) con un’asta non proprio gratuita ma «low cost». Sospetti e «cattivi pensieri» che Bersani vuole siano fugati dallo stesso presidente del Consiglio. E non ha dubbi che ciò avvenga. Se invece si arriverà a un semplice rinnovo del Cda Rai, come vuole il Pdl, e non ci sarà una rivoluzione a viale Mazzini, allora Alfano, Monti e Passera dovranno metterci la faccia: per il leader dei Democratici saranno responsabili del disastro del servizio pubblico, condannando la Rai a un destino simile all’Alitalia.
Un vertice in salita quello di questa sera. E potrebbe non bastare la schiarita sulla riforma del lavoro. Il premier dovrà confermare la convinzione di Casini secondo cui il Professore della Bocconi è «più politico di Andreotti». Ma non serviranno solo le grandi capacità di mediazione del vecchio leader della Dc: il presidente del Consiglio dovrà mettere in campo una forza decisionale capace di superare i veti incrociati del Pdl e del Pd. L’Udc con il suo leader è impegnato a distribuire «bromuro da mattina a sera» e consiglia ai partiti maggiori di non forzare la mano: basta «bambinate». Casini non si rivolge solo ad Alfano, che non vuole trattare su giustizia e Rai. Il messaggio è rivolto anche a Bersani. Abbassare i toni, riporre le armi, affidare a Monti la delega per decidere sui temi controversi. Sul ddl contro la corruzione, ad esempio, si potrebbe stralciare la parte che riguarda l’allungamento della prescrizione. Quanto alla Tv di Stato va bene pure la nomina dei nuovi consiglieri d’amministrazione e di un altro direttore generale, un tecnico di alto profilo. «Se non si va in questa direzione spiega Roberto Rao – la soluzione sarà la paralisi e la proroga dell’attuale Cda Rai, che poi è quello che fa comodo al Pdl». In ogni caso per Casini non è possibile delimitare gli argomenti del vertice: «Significherebbe indebolire deliberatamente il governo. Nessuno può prendersi la responsabilità di alzarsi dal vertice e andare via. Renderebbe l’esecutivo gravemente menomato».
Alfano nega che questa sia la sua intenzione. «Non vogliamo complicare la vita a Monti. Sosteniamo lealmente il governo in opere e omissioni. Le opere sono le cose che facciamo per sostenere Monti, le omissioni sono quelle che facciamo per evitare di partecipare a discussioni che possono mettere in difficoltà l’esecutivo». Ma il segretario del Pdl pensa di mettere altra carne al fuoco nell’incontro di Palazzo Chigi. Infatti Alfano vuole aggiungere un altro tema spinoso, quello dell’abolizione delle commissioni bancarie, votata dal Senato da tutti i partiti.
Da giorni va avanti il ping-pong tra esecutivo e maggioranza: a chi spetta l’onere di modificare la norma? Il governo sostiene che è compito del Parlamento che l’ha approvata contro il parere dell’esecutivo mentre la maggioranza vuole lavarsene le mani chiedendo a Palazzo Chigi di provvedere con un «decretino» ad hoc. In sostanza le forze politiche ora nascondono la mano e non vogliono apparire come i difensori degli istituti di credito. Anzi Alfano, ma anche Casini, chiederanno un intervento sul sistema bancario per favorire il credito verso le famiglie e le imprese. Il segretario del Pdl insiste: che fine hanno fatto i prestiti all’1% della Bce ricevuti dagli istituti di credito italiani? L’ex ministro della Giustizia batterà molto sul tasto delle banche per allungare il brodo della discussione ed evitare che si arrivi al tema della Rai.
Insomma, il vertice di questa sera non sarà una passeggiata. Monti dovrà rispondere alle richieste dei partiti che lo sostengono. E forse non basterà a spianare la strada il possibile accordo con le parti sociali sulla riforma del lavoro. I leader del Pdl e del Pd nonvogliono stringerlo in un angolo ma si aspettano risposte. Bersani è convinto che il Professore non si farà piegare dai diktat di Berlusconi sulla tv e le frequenze televisive, sconfessando Passera e prendendo una decisione su viale Mazzini. Magari nominando un commissario, come ha chiesto Enrico Letta.
La Stampa 15.03.12