sta calando il sipario su una campagna elettorale difficile ma esaltante, durante la quale, trascinati dalla tenacia di Walter Veltroni, centinaia di migliaia di italiane e di italiani sono scesi in piazza per manifestare il loro appoggio alla sua candidatura a premier e la loro adesione al Partito democratico.
Negli occhi di molti si leggono la fiducia e la speranza dopo una rimonta sensazionale, che ci restituisce tutto l’ottimismo della volontà che ha animato in queste settimane migliaia di democratiche e democratici. Negli occhi di molti c’è la voglia di cambiare questo nostro Paese, senza tradire i valori costituzionali di libertà, giustizia, equità e solidarietà; c’è la convinzione che il patto sociale scritto nella Costituzione nata dalla Resistenza sia il perimetro entro il quale esprimere ed esercitare il nostro diritto di cittadinanza. Negli occhi di molti si legge la passione per un inedito o ritrovato civismo e per la “bella” politica, che pone al centro della propria azione il bene comune e l’interesse generale.
Ora c’è l’ultimo miglio. Quello più importante. Dobbiamo soprattutto convincere gli indecisi. Vogliamo vincere questa gara, far sì che alle piazze piene corrispondano urne piene, anche se già qualcuno annuncia brogli, quasi si preparasse a scippare la vittoria, come avvenne proprio un secolo fa al maratoneta Dorando Pietri. Consentitemi l’azzardato paragone, ma le metafore sportive sono contagiose.
Siamo stati consapevoli di rischiare molto correndo soli, ma volevamo essere liberi dai condizionamenti di una maggioranza eterogenea che ci avrebbe riportato indietro. È stata una scelta responsabile e giusta, perché correre soli non vuol dire correre isolati, come ci hanno dimostrato le piazze piene di queste settimane.
Abbiamo detto basta ad una politica ferma alle contrapposizioni ideologiche novecentesche che non è capace di affrontare i problemi reali degli italiani. Ecco perché abbiamo dato vita al PD, un partito nuovo, a vocazione maggioritaria, in grado di vincere la sfida riformista per l’Italia e capace di modernizzare il Paese con una proposta politica credibile che coniuga la crescita con la solidarietà, l’equità con lo sviluppo, la libertà con l’etica della responsabilità.
Abbiamo detto basta alla vuota propaganda di chi promette miracoli e con un programma coerente e realizzabile, che guarda al futuro, ci siamo rivolti direttamente agli italiani per dire cosa vogliamo. Per i giovani una società che offra pari opportunità, promuova i talenti, sia meno corporativa; per le donne la valorizzazione del loro protagonismo, anche con un credito d’imposta che ne faciliti l’ingresso al lavoro e consenta di affrontare spese e impegni di cura; per le famiglie un sistema sociale attento alle esigenze del nucleo portante della nostra società e una dote fiscale per i figli; per i lavoratori la fine della dilagante precarietà e la garanzia della sicurezza nei luoghi di lavoro; per gli imprenditori il riconoscimento della loro vitalità e creatività ed un fisco equo, motore dello sviluppo; per i cittadini ambienti urbani sicuri e vivibili e una giustizia che garantisca la certezza della pena; per i consumatori maggiore concorrenza e attenzione al carovita; per la scuola, l’università e la ricerca più autonomia, più valutazione, maggiore valorizzazione del merito e maggiori risorse, perché solo investendo in sapere e conoscenza possiamo rimettere in moto la mobilità sociale e competere nello scenario globale; per gli anziani e i più deboli un modello di welfare universalistico che non dimentica gli ultimi.
È il nostro programma per l’Italia. Tutto questo si può, anzi, si deve fare
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