attualità, lavoro

"Omsa, dalle calze ai divani. Speranza solo per 120 operaie", di Giulia Gentile

È una bella notizia per chi “entra” nei 120. Questa rischia di diventare una guerra fra poveri: e speriamo che chi ha urlato e lottato, per arrivare al risultato, non venga punito e fatto passare in coda nella selezione ». Nadia, 47 anni di cui 27 passati fra i macchinari per collant della Omsa, nel Ravennate, reagisce con stanchezza alle novità arrivate dalla Regione sul destino dello storico stabilimento di calze di proprietà del gruppo Golden lady. DUE ANNI DI LOTTE Il patron veneto del marchio, Nerino Grassi, a marzo 2010 aveva annunciato la decisione di chiudere in Romagna per investire – “grazie” a circa 200 euro di stipendio per ogni operaia, e a contratti di qualche mese – in Serbia. E dopo più di due anni di cassa integrazione per i 239lavoratori (solo 40 dei quali uomini), di battaglie, voci su possibili acquirenti, e trattative, ieri finalmente davanti al presidente della Regione, Vasco Errani, la ditta forlivese di divani Atl group ha formalizzato la volontà di acquistare da Golden lady lo stabilimento Omsa«per la cifra già pattuita» con Grassi (che dovrebbe aggirarsi intorno ai 13milioni di euro).Ma soprattutto, Atl group ha sottoscritto l’impegno ad assumere «non meno di 120» ex dipendenti del marchio di collant, che si andranno a sommare ai 300 già in forze ad Atl, una parte dei quali verranno trasferiti a Faenza. È qui che, per le operaie di calze – ma anche per Samuela Meci, sindacalista della Filctem-Cgil che ha seguito la vertenza fin dall’inizio, cominciano le preoccupazioni. Perché se è vero che, nei precedenti incontri fra proprietà, sindacati e rappresentanti istituzionali, le istituzioni locali si erano fatte garanti a che, anche le 119 lavoratrici in esubero, avessero un destino sicuro, per Meci è dal tavolo di ieri che «inizia un percorso » ancora tutto da fissare. Il contratto d’acquisto e il conseguente passaggio di lavoratori da una ditta all’altra dovrà avvenire «presumibilmente entro fine marzo 2012», recita l’accordo raggiunto ieri. Ciò significa, sottolinea Meci, che nel giro di un paio di settimane occorrerà «stabilire i criteri giusti con cui scegliere quei 120» lavoratori da formare per la produzione di divani, numero che i sindacati cercheranno di far salire di qualche unità. Inoltre, bisognerà «trovare percorsi, e ammortizzatori sociali, per chi resta fuori dal passaggio». E, fra sei mesi, vedrà scadere anche la proroga della cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione, ottenuta a febbraio. Presupposto essenziale – si legge ancora nel verbale d’accordo – è la copertura finanziaria dell’investimento, pari a circa 20 milioni, da parte di un gruppo di banche. Nei piani della nuova azienda, poi, il trasloco potrebbe avvenire già in estate, e la produzione di divani partire addirittura in autunno. Altra novità dell’accordo, la Golden Lady manterrà la proprietà di un’area limitata dentro allo stabilimento di Faenza, dove aprirà un negozio “Golden Point” in cui verranno assunte 10-15 lavoratrici. Nei mesi scorsi si era parlato dell’ipotesi che i lavoratori in esubero venissero riassorbiti in un outlet in costruzione in zona, e in altre società di servizi. Il centro commerciale dovrebbe aprire anch’esso in autunno: «Ma ha come presupposto che siano stati venduti almeno il 70% dei negozi – dice Meci – e a fine 2011 eravamo ancora al 10%». Resta da vedere, poi, «con che tempi e come si muoverà il proprietario dell’outlet». È «il lavoro il nostro primo obiettivo – ha ribadito, ieri, Errani – ci sarà una risposta a tutti i lavoratori e lavoratrici della Golden Lady in forme diverse».❖

L’Unità 13.03.12