“Desidero anzitutto rinnovare il profondo sentimento di vicinanza e di solidarietà mio personale e delle Istituzioni repubblicane ai famigliari – che sono con noi oggi – delle vittime delle orrende stragi delle foibe e ai rappresentanti delle Associazioni che coltivano la memoria di quella tragedia e dell’esodo di intere popolazioni”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel discorso celebrativo del Giorno del Ricordo al Quirinale.
“Impegnarsi- ha sottolineato il Capo dello Stato – è stato giusto e importante. Si è posto fine a ‘ogni residua congiura del silenzio – come già dissi lo scorso anno – a ogni forma di rimozione diplomatica o di ingiustificabile dimenticanza rispetto a così tragiche esperienze'”. E il Capo dello Stato ha richiamato l’incontro dello scorso anno a Zagabria e poi a Pola con il Presidente croato, conclusosi con una dichiarazione congiunta che afferma: “In ciascuno dei nostri Paesi coltiviamo come è giusto la memoria delle sofferenze vissute e delle vittime e siamo vicini al dolore dei sopravvissuti a quelle sanguinose vicende del passato. Nel perdonarci reciprocamente il male commesso, volgiamo il nostro sguardo all’avvenire che con il decisivo apporto delle generazioni più giovani vogliamo e possiamo edificare in un’Europa sempre più rappresentativa delle sue molteplici tradizioni e sempre più saldamente integrata dinanzi alle nuove sfide della globalizzazione”.
Il Presidente Napolitano ha quindi colto la suggestione del Prof. Pupo che “ci invita ad affrontare quella che ha definito la ‘parabola drammatica dell’italianità adriatica’ all’interno di una visione storica più larga, che ci consenta di penetrare in tutta la loro complessità le contrapposizioni e lacerazioni che le nostre aree di confine hanno vissuto nella fase conclusiva della II Guerra mondiale e subito dopo. E tra i drammi di quel tormento storico ci furono perfino conflitti, che ebbero un costo atroce di vite umane, tra le formazioni partigiane che combatterono dalla stessa parte contro il nazifascismo. Si, serve ricordare anche per ripensare a tutti i fatali errori al fine di non ripeterli mai più”.
“In questa prospettiva e con questi sentimenti – ha annunciato il Capo dello Stato – è mia intenzione, in una prossima già programmata visita in Friuli, rendere omaggio alle vittime dell’eccidio di Porzûs”.
Il Presidente ha voluto anche ringraziare per la loro presenza a Roma, in occasione delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, i Presidenti della Slovenia e della Croazia “che hanno voluto così testimoniare la loro amicizia per il nostro paese e la loro adesione ai princîpi e valori democratici su cui poggia la costruzione europea. E’ la visione europea che ci permette di superare ogni tentazione di derive nazionalistiche, di far convivere etnie, lingue, culture e di guardare insieme con fiducia al futuro. E’ in Europa che dobbiamo trovare nuovi stimoli, facendo leva anche sulle minoranze che risiedono all’interno dei nostri Paesi e che costituiscono nello stesso tempo una ricchezza da tutelare, un’opportunità da comprendere e cogliere fino in fondo.Lo dobbiamo tanto alle generazioni che hanno sofferto nel passato quanto alle nuove, cui siamo in grado di prospettare società più giuste e più solidali, capaci di autentica coesione perché nutrite di senso della storia, ricche di una travagliata e intensa esperienza di riconciliazione e di un nuovo impegno di reciproco riconoscimento”.
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