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Senza diritto di scelta

Al Senato, una sorda maggioranza obbliga l’idratazione e l’alimentazione forzata per i pazienti a fine vita

La maggioranza non si ferma e stravolge qualunque logica del buon senso. Anche in materie così delicate e sensibili dove la libertà di coscienza è costretta a piegarsi alle regole del capo e del populismo. Questa mattina con 164 voti contrari, 105 favorevoli e 9 astensioni, il Senato ha bocciato un emendamento sul cosiddetto testamento biologico, proposto da Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd,. L’emendamento avrebbe introdotto nella legge lo stop all’obbligo di idratazione e alimentazione forzata per i pazienti a fine vita e la possibilità per il paziente “in condizione estrema di fine vita”, di esprimersi nel merito se volere o meno l’idratazione e l’alimentazione artificiale.

Intervenendo nell’aula del Senato, la Finocchiaro ha dichiarato che “questo emendamento era il frutto di una convergenza, come risulta dalle firme, tra le diverse anime e posizioni presenti nel nostro gruppo parlamentare a proposito della questione che riguarda l’idratazione e la nutrizione”.

“Quello che mi preme dire – ha chiarito Anna Finocchiaro – è che quando si parla di trattamenti sanitari si allude non ai trattamenti terapeutici come più volte in quest’aula è stato ribadito, bensì a tutti quei trattamenti che necessitano dell’intervento di una struttura sanitaria o di un medico o di mezzi tecnologici, oggi sempre più sofisticati grazie all’avanzare della scienza. E’ dunque trattamento sanitario la Peg, come anche l’inserimento del sondino naso-gastrico che deve essere effettuato da un medico, come ci ha spiegato il professor Veronesi qualche giorno fa in quest’ala, per le conseguenze pericolose che se ne avrebbero qualora venisse mal inserito e andasse in trachea. Se non sono trattamento terapeutico, idratazione e nutrizione configurano però una forma di sostegno vitale, ma sempre di trattamenti sanitari si tratta, quindi ricadono ampiamente sotto l’egida dell’articolo 32, secondo comma, della Costituzione. E nel mentre noi abbiamo la preoccupazione di fugare ogni sospetto per tutti coloro i quali non abbastanza colti, competenti, informati, andranno a redigere e poi a depositare la propria dichiarazione anticipata di trattamento – e sappiamo che esiste in questa fascia di popolazione una paura che accompagna e talvolta sovrasta quella della morte, e cioè quella dell’abbandono – la prima affermazione che è contenuta in questo emendamento è che idratazione e nutrizione vengono somministrate comunque, nelle diverse forme in cui la scienza e la tecnica possono fornirle, sempre assicurate e comunque assicurate in qualunque parte della vita. Dopo di che, l’attuazione dell’articolo 32, secondo comma, della Costituzione non può che costituire eccezione a questo principio, nel senso che entra in campo il diritto al ‘noli me tangere’ di cui alla seconda parte del secondo comma dell’articolo 32 e lì entra la piena vigenza del diritto a che nessun trattamento sanitario, nessuna invasione del corpo praticata dal medico e con strumenti sanitari possa avvenire e quindi vive la libertà di disporre nella Dat in ordine alla nutrizione e all’idratazione. Ovviamente di disporne per coloro i quali sono così preoccupati e insieme così competenti da fare la Dat, qualora le vogliano nel senso che vengano praticate e fino all’ultimo istante di vita; per coloro i quali ritengono che tale trattamento sanitario sia da considerare gravemente lesivo di quella sfera e di quella decisione così intima che attiene al senso di sé e della propria dignità e dell’inviolabilità del proprio corpo, per escluderle”.

“Queste sono le ragioni del nostro emendamento – ha concluso Anna Finocchiaro – , e avrei potuto considerarlo, se altri fossero stati i toni, gli argomenti e anche il senso di questo dibattito, un emendamento ‘ponte’ lanciato tra due mondi e tra due diversi modi di concepire la vita, il senso di sé , la propria dignità, la dignità della persona umana, la propria libertà. Così non è stato e comunque è un emendamento che il gruppo del Partito Democratico presenta anche per offrire a quest’aula uno spunto di riflessione un poco meno sbrigativa di quelle che purtroppo in queste ultime votazioni ho ascoltato”.

Non approvato anche un secondo emendamento con cui si proponeva la possibilità, attraverso una Dichiarazione anticipata di trattamento, di rifiutare terapie con potenziale carattere di accanimento terapeutico o ritenute dal medico di possibile giovamento.

“Non stiamo parlando di casi come quello tragico di Eluana Englaro, stiamo parlando di tutti noi”, ha detto il senatore Pd Ignazio Marino. “Stiamo parlando di un problema di libertà individuale che non può non essere garantito dalla Costituzione. Non sono parole, queste, di un pericoloso sovversivo, ma di Aldo Moro che ribadiva: non possono essere imposte obbligatoriamente ai cittadini pratiche sanitarie. Il Senato oggi nega e rovescia il principio affermato da Moro e dai nostri padri costituenti”, ha concluso Marino. “Così si tradisce quello spirito e si introduce l’obbligo ad usare tutte le tecnologie disponibili, cancellando la nostra libertà di scelta rispetto alle terapie mediche”.

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