Con il Consiglio dei Ministri di oggi il pacchetto delle misure per la crescita si arricchisce del capitolo sulle semplificazioni. Leggeremo il provvedimento con la stessa attenzione con cui stiamo iniziando l’esame del Dl sulle liberalizzazioni. Non si può che condividere l’obiettivo di velocizzare le decisioni, di diminuire gli oneri burocratici per rendere più efficiente e moderno il sistema dei servizi pubblici e privati rivolti ai cittadini e alle imprese. Anche questo e’ un tassello importante di quelle riforme, molte “a costo zero”, di cui il Paese ha bisogno per aumentare la competitività. Poiché annunci su questo terreno ne abbiamo sentiti in questi anni a centinaia, sarà bene guardare i dettagli e misurare gli effetti concreti di queste misure. Come e’ stato con il “Milleproroghe”, nel quale abbiamo potuto inserire alcune norme che attenuano gli effetti più iniqui della riforma delle pensioni per i lavoratori precoci e per i cosiddetti “esodati”, anche per questo decreto il Pd non farà mancare il suo apporto.
In Europa lo sforzo dell’Italia per il risanamento e per la crescita sta dando dei risultati. I nostri partner hanno capito che facciamo sul serio e anche i mercati cominciano a dare segnali positivi (viene quasi da censurare qualche pur cauto ottimismo, vista la dimensione europea della crisi tutt’altro che stabilizzata). Qualche giorno fa la Banca d’Italia ha reso noti i dati della sua ricerca sulla ricchezza delle famiglie da cui escono confermati gli elementi che già lo scorso anno avevamo cercato, inutilmente, di sottolineare. C’e’ un impoverimento diffuso delle famiglie che vivono di lavoro dipendente e di pensione: operai, insegnanti, impiegati hanno visto ridursi significativamente il loro reddito. C’e’ un allargamento della forbice tra i più ricchi (pochi) e i più poveri (molti). Ecco perché il tema dell’equità e’ per noi indissolubilmente legato a quello della crescita. Un Paese industrializzato come il nostro non può permettersi livelli di disagio e di esclusione sociale così grandi, non può non occuparsi della domanda interna, dei ceti medi che di fronte alla crisi rischiano di scivolare nell’area della povertà. Non ci può essere una vera ripresa economica se non si aiuta la domanda interna, se non si lavora a ridurre le diseguaglianze. Tutte le riforme, compresa quella del mercato del lavoro per la quale si e’ aperto il confronto tra Governo e parti sociali, devono essere lette con questa lente. C’e’ ancora molto da fare.
Ha fatto molto bene Dario Franceschini, nel confronto con Quagliarello, a rilanciare la proposta di una mozione da approvare sia alla Camera che al Senato per dare concretamente avvio ad un confronto serrato tra i partiti sulla riforma costituzionale e sulla nuova legge elettorale. La reazione del capogruppo del Pdl rende evidente l’incertezza all’interno di quel partito. D’altro canto gli scambi polemici tra Berlusconi e Bossi in questi giorni, e le tensioni all’interno della Lega, danno conto di una crisi nel centrodestra il cui esito non e’ ancora prevedibile. Se, come e’ possibile man mano che l’esperienza del Governo Monti procede, la distanza tra Pdl e Lega si allargherà e consoliderà, diventa oggettivamente più forte nel Pdl la spinta a fare una vera riforma elettorale. Se, viceversa, nel Pdl prevalessero le componenti che vogliono, a tutti i costi, mantenere l’alleanza con il Carroccio, le sorti del Governo Monti sarebbero a rischio e la possibilità di una riforma elettorale che cancelli il Porcellum si ridurrebbero molto. Per il Pd, e per tutti i cittadini che hanno guardato con simpatia al referendum, cambiare la legge elettorale e riformare il Parlamento sono obiettivi essenziali: e’ ora di archiviare la stagione dei partiti personali e del populismo, e’ ora di restituire alla politica il compito di far prevalere il “bene comune” sugli interessi corporativi e per fare questo c’e’ bisogno di un sistema politico nuovo, imperniato su partiti democratici e trasparenti che chiedono agli elettori il consenso sulla base di programmi e alleanze coerenti. La partita e’ aperta, niente e’ scontato. E’ importante che nella società si mantenga viva la mobilitazione per la riforma elettorale e che il Pd sia protagonista in Parlamento e nel Paese di questa battaglia. Giustamente Bersani, ricordando che il Pd e’ l’unico partito ad aver depositato una proposta di legge, ha confermato che siamo aperti al confronto con le altre forze. Le regole si cambiano insieme e il confronto tra sistemi maggioritari e proporzionali, che pure continua ad appassionare alcuni di noi, non esaurisce in se’ la materia. E’ possibile dare all’Italia un bipolarismo sano, mite, efficace con sistemi che mescolano in misura diversa proporzionale e maggioritario. E’ essenziale aprire questo tavolo di confronto. Ai Presidenti di Camera e Senato spetta di raccogliere la sollecitazione del Capo dello Stato e di chiamare le forze che siedono in Parlamento a rispondere alla domanda di cambiamento della politica dei cittadini.
da www.areadem.info