La presidente dei senatori Pd: «Usano questo strumento per aggirare l’articolo 18. Noi in prima linea in una battaglia di civiltà. Il centrodestra dovrà cedere all’indignazione»
Un appello alla ministra Elsa Fornero lanciato da 14 donne e subito sottoscritto da altre 188, proprio il numero di quella legge contro le dimissioni in bianco che il governo Berlusconi ha cancellato. E poi, un passaggio del discorso del segretario Pd, durante l`Assemblea di ieri, affinché sul tavolo di lavoro per la riforma del mercato entri in primo piano anche il ripristino di quelle norme di civiltà spazzate via proprio mentre la crisi, che il centrodestra ha negato fino alla scorsa estate, logora posti di lavoro e quelli delle donne un po’ di più.
Anna Finocchiaro, capogruppo dei democratici al Senato dice che la questione “non è tornata al centro dell`attenzione, perché per il Pd c`è sempre stata”.
Presidente, tante dichiarazioni di intenti, ma la legge ancora non c`è. Adesso l’appello trasversale di moltissime donne al ministro. E il Parlamento?
“Questa è una battaglia che noi democratici non abbiamo mai abbandonato. La reintroduzione del divieto di dimissioni in bianco è stata oggetto di nostri interventi in Aula, di emendamenti, sempre bocciati dal centrodestra, e proposte di legge sia alla Camera sia al Senato. Sono state soprattutto le senatrici e le deputate a tenere sempre alta l`attenzione su questo tema e lo dico non per fare una rivendicazione fine a se stessa, ma per ribadire che questa battaglia, che ritorna oggi di attualità sui media, grazie anche a questo appello di tante donne impegnate in politica, nel sindacato, nel mondo dello spettacolo e della cultura, che io stessa ho sottoscritto, il Pd non ha mai smesso di combatterla”.
Non ripristinare quella legge potrebbe essere ancora più drammatico per le donne, ma anche per gli uomini, con l`acuirsi della crisi e la recessione in atto. Perché aspettare?
“Di fronte all`incalzare della crisi e all’ulteriore mortificazione dei diritti del lavoro, la questione è di assoluto rilievo. Per evitare la pratica delle dimissioni in bianco non ci vogliono meccanismi complicati né costi aggiuntivi. Lo strumento c’è, è quello sperimentato nel 2006 dal governo Prodi: le dimissioni vanno compilate in moduli con numeri progressivi e non possono avere una data che vada più indietro dei 15 giorni dal momento della presentazione. Non c’è motivo per rinviare, la discussione della norma va messa immediatamente all’ordine del giorno sia alla Camera che al Senato”.
La domanda è: perché il centrodestra dovrebbe dire sì oggi quando ha detto no fino a ieri?
“Perché potrebbe cominciare a vergognarsi se non lo facesse e a far crescere il senso di vergogna sarebbe quel sentimento di indignazione che sta crescendo tra gli uomini e le donne di questo Paese. Quella norma, infatti, riguarda tutti e aggiungo che lo strumento delle dimissioni in bianco è un modo di aggirare l`articolo 18”.
Il governo dice che per ora l`articolo 18 non è all`ordine del giorno. Se dovesse tornarci, il Pd riuscirebbe a trovare una sua posizione?
“Per quanto riguarda il Pd l’articolo 18 non è in discussione e non è discutibile. Io starei però attenta perché, mentre vedo che monta il dibattito su una presunta e ipotetica volontà del governo di modificarlo, non noto altrettanta attenzione alle decine e decine di posti di lavoro che saltano ogni giorno”.
Il Pd appoggia questo governo con lealtà senza rinunciare a dire la propria, ha spiegato Bersani. Insomma, ci siete ma non siete il governo.
“Noi siamo leali e lo dimostriamo ogni giorno in Parlamento. Lo siamo soprattutto perché non rinunciamo, nelle sedi appropriate, a rappresentare le nostre posizioni, i nostri rilievi e la posizione del nostro partito sulle questioni che stiamo affrontando e che affronteremo in futuro. Né, d’altra parte, ci si può aspettare di meno dal più grande partito italiano e da una forza seria e responsabile che appoggia questo governo ma che si candida a guidare il prossimo”.
Con chi lo guiderete? Bersani su questo non si è sbilanciato.
“Noi lo guideremo, questo è sicuro perché nessuna alleanza si crea a prescindere da noi. Vediamo chi vorrà condividere il nostro progetto di Paese”.
Però nel Pd c`è chi chiede un congresso anticipato per decidere la linea politica anche in vista delle elezioni.
“Non vedo dove sta il problema. Un congresso del Pd non è come un congresso della Lega, siamo abituati a farli e se la maggioranza lo chiede non vedo perché non si dovrebbe fare. Mi fa aggiungere un`ultima cosa?”
Cosa vuole aggiungere?
“Osservo che i congressi servono anche a consolidare le leadership che già ci sono, non soltanto a crearne di nuove”.
da L’Unità del 21 gennaio 2012