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Bersani accelera sulla legge elettorale: "Incalziamo gli altri", di Simone Collini

«La nostra proposta c’è, ora incalziamo gli altri». Pier Luigi Bersani ha convocato i vertici del Pd per pianificare una strategia che porti a «stanare» le altre forze politiche sulla legge elettorale. «La nostra proposta c’è, ora incalziamo gli altri». Pier Luigi Bersani ha convocato i vertici del Pd per pianificare una strategia che porti a «stanare» le altre forze politiche sulla legge elettorale. Il leader dei Democratici ha discusso brevemente dell’argomento con Angelino Alfano e Pier Ferdinando Casini il giorno dell’incontro a Palazzo Chigi con Mario Monti. E l’idea che si è fatto è che il problema non sia tanto di «tempi o modi»: «Il problema è la volontà politica di superare l’attuale legge». Così, per capire se ci sia o meno, negli altri leader politici, Bersani si è detto disponibile a «incontri bilaterali» con tutte le altre forze politiche. A questo punto, per il segretario del Pd, è necessario infatti «forzare per capire chi vuole una nuova legge elettorale e chi vuole invece andare al voto con quella attuale».

Al di là delle dichiarazioni, infatti, nel Pdl c’è ancora chi – Silvio Berlusconi in primis – vuole mantenere il Porcellum pensando tra l’altro che sia funzionale a un’alleanza con la Lega che ancora (in questo fronte) non viene data per esclusa. E parallelamente la Lega è spaccata tra chi, come Umberto Bossi, non vuole l’approvazione di una nuova legge elettorale e chi, come Roberto Maroni, pensa invece che non si possa andare alle prossime elezioni col Porcellum a meno di voler «sfidare il sentimento democratico dei cittadini».

In questo quadro, Bersani vuole dare un’accelerazione al confronto con iniziative nel Parlamento e anche fuori (presto i circoli saranno invitati a una mobilitazione «per una buona politica» con iniziative pubbliche e raccolte di firme su legge elettorale, riforme istituzionali e costi della politica).

I senatori del Pd che fanno parte della commissione Affari costituzionali ieri hanno chiesto di iniziare ad esaminare la trentina di proposte che da mesi giacciono nei cassetti. Compresa quella del Pd, che prevede l’assegnazione del 70% dei seggi della Camera mediante sistema maggioritario, il 28% con metodo proporzionale e un 2% riservato al diritto di tribuna. Una proposta di legge che prevedendo anche il doppio turno può piacere anche all’Udc, formalmente ferma sul proporzionale alla tedesca ma disponibile a discutere anche altre ipotesi.

DOPPIO BINARIO
L’intenzione del Pd è di avviare però la discussione anche alla Camera. L’idea è di dare il via a un doppio binario, lasciando al Senato la pratica delle riforme istituzionali (superamento del bicameralismo perfetto e riduzione del numero dei parlamentari) e di accelerare a Montecitorio sulla legge elettorale. Slegare i destini delle riforme istituzionali da quelli della legge elettorale è necessario perché, come ha detto nei giorni scorsi Massimo D’Alema in una discussione con Gianfranco Fini, di fronte a un allungarsi eccessivo dei tempi necessari per le riforme istituzionali (sono obbligatorie almeno quattro letture tra Camera e Senato), la priorità andrebbe data al superamento del Porcellum («è un dovere morale del Parlamento» per il presidente del Copasir).

Bersani, che dopo aver riunito ieri al quartier generale del Pd i capigruppo Franceschini e Finocchiaro, esponenti che si sono occupati dell’argomento (da Violante a Bressa a Bianco), Letta, Bindi, D’Alema, Veltroni, Gentiloni, Marino, nei prossimi giorni tornerà a discutere della questione con Alfano e Casini. Per il leader dell’Udc un accordo «è possibile» e per il segretario del Pdl questa può essere l’occasione per giocare le sue carte dentro un partito che ancora non controlla come vorrebbe.

Al vertice del Pd si è concordato che la discussione dovrà partire dalla proposta del partito. Si è deciso anche di aprire un’istruttoria per studiare le altre proposte, ma chiarendo che per il Pd andranno mantenuti tre paletti: bipolarismo, possibilità per gli elettori di scegliere i candidati e per i partiti di scegliere gli alleati (ma senza coalizioni coatte).

L’Unità 18.01.12