Ci sono i titoli e lascia intravedere solo i contenuti. Perché stavolta sarà tutto «negoziato» con i partiti e le parti sociali seppur «rapidamente». Ma la strada è segnata. Dopo il «salva-Italia» ora in agenda c’è il «cresci-Italia». «Nei prossimi mesi lavoreremo per la crescita» dice il premier Monti ma i tempi saranno «veloci perché non ci è dato di lavorare con calma».
Ci sono scadenze serrate, l’euro-gruppo del 23 gennaio e il consiglio europeo del 30». E per quelle date le carte saranno calate sul tavolo: le liberalizzazioni nell’ambito del più vasto capitolo della concorrenza «su cui io, che ancora ricordo qualcosa sul tema, e il sottosegretario Antonio Catricalà saremo incalzanti» sono al primo posto insieme con «il cantiere del lavoro e gli ammortizzatori sociali», linee di sviluppo che Monti vede camminare insieme, intrecciate.
Non c’è sviluppo senza lavoro e le chiavi per far progredire entrambi sono più concorrenza e vere liberalizzazioni. le priorità C’è molta Italia a passeggio in un Natale triste e sospeso che aspetta misure concrete. Il premier professore evita annunci ad effetto, spiegherà il dettaglio quando le misure saranno pronte e punta sulla sostanza, forse meno appariscente ma che va ad incidere in modo strutturale sul sistema Paese. Il capitolo ammortizzatori sociali è il primo in agenda. Il governo ha compreso la gravità della situazione. I soldi per cassintegrati, licenziati, chi è finito in mobilità e/o sta per andarci scarseggiano e a gennaio molte situazioni potrebbero diventare esplosive.
Monti punta sulla lotta all’evasione («che deve avere effetto anche immediato visto gli strumenti che abbiamo messo a disposizione») per recuperare fondi «che saranno destinati al mondo del lavoro». E lavorerà molto anche per riorganizzare il sistema attuale degli ammortizzatori in modo di recuperare risorse e impiegarle meglio.
Nella lunga conferenza stampa, una lezione di economia lunga tre ore alleggerita di tanto in tanto da sprazzi di humour inglese, la parola lavoro viene pronunciata decine di volte, segno che il tabù non è più totale. La riforma del mercato del lavoro è «delicata, impegnativa ma essenziale». Giovani e donne, «risorsa per la crescita», sono il cruccio e insieme l’obiettivo del governo. E soprattutto ai giovani, categoria comprensiva di trentenni e di tutti i precari, è destinato il «contratto prevalente», il jolly che il governo si appresta a calare sul tavolo.
Il Professore non lascia trapelare dettagli. Parla genericamente di «contratto unico che superi l’attuale precarietà», uno strumento «più interessante per giovani e precari» con due obiettivi: «Superare il profondo dualismo del mercato del lavoro italiano con effetti negativi non solo in termini di equità ma di efficienza»; «superare le regolazioni che puntano quasi solo su condizioni di liceità delle diverse fattispecie giuridiche e con forti incertezze interpretative». Fonti del governo confermano che il «contratto prevalente» è l’opzione più valida tra quelle possibili. Si tratta di una forma di contratto che allunga da tre mesi fino a tre anni la condizione di precario segnando però un percorso più garantito (è previsto un salario minimo a tutela crescente) al termine del quale può arrivare il contratto a tempo determinato. Ha il pregio di fare pulizia e di unificare la babele di contratti a tempo determinato (dai 18 ai 27 tipi diversi) che da anni strozzato il presente e il futuro dei giovani che entrano nel mondo del lavoro. E ha il vantaggio di non toccare l’articolo 18 che scatta solo, eventualmente, alla fine del percorso di tre anni e che incendia le barricate solo a nominarlo. Una bozza di contratto prevalente è contenuta in un disegno di legge a firma dei senatori Nerozzi e Marini (Pd). Monti vuol leggere testualmente un appunto che ha tutta l’aria di essere stato scritto dal ministro Fornero. È destinato a quei 50-60 mila per lo più cinquantenni espulsi dal mercato del lavoro, con scarse prospettive di rientrarci e ora anche di accedere alla pensione. «Il governo – promette il Professore – assicura il massimo impegno per le situazioni di difficoltà economica.
D’accordo con il ministro Fornero e il ministero dell’Economia e delle Finanze, in relazione alla recente riforma pensionistica che ha modificato i requisiti di accesso, ha adottato misure rivolte a salvaguardare chi si sarebbe trovato senza lavoro e senza pensione per esempio i lavoratori in mobilità». Il Professore usa il passato. Significa che si tratta di misure già prese e risorse già trovate. Era uno dei punti di maggiore iniquità della manovra appena approvata. Da parte del Pd e dei sindacati era arrivata al governo una richiesta perentoria di correzione. Ora l’ufficialità della modifica è attesa per i primi di gennaio.
L’Unità 30.12.11