Il sottosegretario al Welfare commenta i dati dell’istituto dim ricerca: «Anche l’invecchiamento del Paese peserà sulla condizione femminile» È «uno scenario esplosivo» quello che esce dalla ricerca sulla prospettiva demografica presentata eri dall’Istat: fra 50 anni ci saranno 6 anziani ogni 10 persone attive. Uno scenario, dice Maria Cecilia Guerra, sottosegretario al Welfare, che, insieme ai dati sui tempi di lavoro edi cura, non può essere sottovalutato.
Perché le sembra tanto preoccupante il dato sull’invecchiamento?
«È una situazione che non si regge. Abbiamo sempre saputo che le donne rischiano di finire ai margini del mercato del lavoro con la nascita di un figlio. Ora assistiamo ad un fenomeno analogo e già rilevante che riguarda la cura dei genitori anziani. E la riforma pensionistica, pur doverosa, lascia scoperto un lavoro di cura di cui fino ad ora si sono fatte carico persone già in pensione».
Un milione di donne vorrebbe lavorare ma non può perché non sa a chi affidare i bambini
«La questione della conciliazione dei tempi dovrebbe essere un fulcro della riforma del mercato del lavoro. E, come ha spiegato Chiara Saraceno, non è solo una questione economica.
È proprio una questione di tempo, perché la cura richiede tempo e presenza».
Cosa si può fare?
«Bisogna agire indue direzioni: i servizi, la cui mancanza è un ostacolo per il lavoro a tempo pieno delle donne, e l’organizzazione dei tempi di lavoro. Sotto questo aspetto si
tratta di una evoluzione culturale, bisognerebbe recuperare flessibilità negli orari, poter uscire prima e entrare dopo a lavoro, recuperare le ore perse in un altro giorno e così via. Anche in un periodo di scarse risorse economiche sarebbe utile coinvolgere e sensibilizzare le imprese. Anche perché gli uomini
(che non prendono quasi mai congedi parentali) non dovrebbero sentirsi in difficoltà nel giustificare un’assenza per motivi di cura. Altra cosa importante: una maggiore attenzione agli orari dei servizi pubblici».
La situazione finanziaria non fa ben sperare per il miglioramento dei servizi per anziani e bambini
«Anche in una situazione di grave difficoltà come quella attuale si possono fare piccoli passi compatibili con il quadro finanziario, stare con i piedi per terra ma senza avere un atteggiamento rinunciatario. La sensibilità del governo c’è, come ha dimostrato Fabrizio Barca indicando fra gli obiettivi dei fondi Fas l’assistenza integrata e gli asili nido. Sono problemi che non si risolveranno in tempi brevi, ma è importante fare quel che si può nella giusta direzione»
Cosa in concreto?
«Riorganizzare i servizi di cura, finalizzare la spesa sociale a sostegno delle persone non autosufficienti, ripartire con le Regioni per stabilire i livelli essenziali delle prestazioni».
Le donne che rinunciano al lavoro aumentano con il numero dei figli
«E l’Italia ha il primato della povertà dei minori. Quello dell’uomo che porta il reddito è un modello che non regge più, per motivi economici e per motivi culturali. Si deve rendere possibile alle persone, donne e uomini, di lavorare, di riprodursi, di prendersi cura degli anziani e dei bambini».
Le donne italiane smettono di lavorare quando hanno i bambini ma fanno anche sempre meno figli.
«Questo non ha a che fare con la cultura ma con la precarietà del lavoro. Le donne scelgono di avere un figlio o due anziché tre ma non rinunciano ad essere madri. Però se hai difficoltà a realizzare un progetto di vita, a metterti insieme ad
un ragazzo, ad avere un lavoro stabile, ad avere una casa tua, tanto più è difficile decidere di mettere al mondo un figlio».
Fra 50 anni gli immigrati saranno più di 12 milioni.
«È l’altro dato impressionante delle proiezioni fatte dall’Istat. Suggerisce la necessità di un cambiamento profondo nelle politiche di integrazione. Gli immigrati saranno un quarto della popolazione, questo significa che non si tratterà più di persone che fanno i lavori che gli italiani non vogliono più fare, con le retribuzioni più basse. Diventano attuali i temi della cittadinanza e del diritto di voto».
L’Unità 29.12.11