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«Leale sostegno a Monti ma non è il nostro governo. E ora serve più equità», intervista a Rosy Bindi di Vladimiro Frulletti

Né la «Grande Coalizione», né lo smantellamento del Nuovo Ulivo. Ma «il rilancio del centrosinistra e la collaborazione
con il Terzo Polo». Per la presidente del Pde vicepresidente della Camera, Rosy Bindi, il Governo Monti è un governo d’emergenza, che il Pd sostiene con convinzione e lealtà, ma non può dettare il sistema politico del futuro. E anzi per la fase due,dopo i sacrifici, per il Pd sarà indispensabile che emergano scelte in direzione della crescita e dell’equità. Onorevole, la manovra del governo è legge, ora per la fase due il Pd che proporrà?
«Intanto sarà necessario monitorare l’impatto della manovra sulla vita delle famiglie, perché temo che inciderà sulla carne viva delle persone. L’abbiamo votata con un grande con un grande senso di responsabilità apportando correzioni importanti, ma le nostre proposte soprattutto per le donne e i lavoratori precoci non sono state accolte. Vanno recuperate».
Serviranno altre risorse. «Anche se nella manovra c’è un inizio
di patrimoniale soprattutto sulla casa, noi avevamo chiesto maggiore equità, perché non c’è proporzione fra quello che paga il cetomedio-basso e ciò che sono chiamati a dare i ricchi del Paese. Siccome ci è stato detto che per fare una vera patrimoniale era necessario avere strumenti di conoscenza più approfonditi, ora ci auguriamo che questo lavoro venga fatto. Così come vogliamo che si insista sulla lotta all’evasione fiscale e chiediamo l’accordo con la Svizzera per i capitali esportati. E poi misure per la crescita e quindi liberalizzazioni, infrastrutture, sostegno alle imprese, ma soprattutto lavoro. La priorità devono essere i posti di lavoro».
Però anche nel Pd c’è malessere: la deputata Pd, l’ex operaia Lucia Codurelli, ha dato le dimissioni dal Parlamento.
«Le ho parlato, la capisco. Quello che prova lo proviamo tutti. La tentazione di sottrarsi a queste pesanti responsabilità viene a tutti, ma visto come è messo il Paese non credo che possiamo permettercelo. Il suo gesto le fa onore, ma deve rimanere a lottare con noi per difendere i diritti dei lavoratori».
Il 2012 ci porterà la recessione…
«Per questo l’Europa deve fare un salto di qualità. Se fino adesso era mancata l’autorevolezza del nostro Paese, ora con questa manovra l’Italia ha le carte in regola e Monti deve
assolutamente spingere affinché l’Ue rafforzi la propria dimensione politica e governi la crisi. L’Europa deve interrogarsi se le manovre imposte ai Paesi sono servite o se invece rischiano di spingere verso la recessione.
È davvero questa la strada maestra per uscire dalla crisi? O piuttosto c’è da rilanciare la crescita e quindi rilanciare la domanda interna e sostenere la competitività. Occorre che la Bce sia una vera banca, servono regole sulle transazioni finanziarie e una Tobin tax. Non a caso i mercati non si calmano nonostante che noi stiamo facendo il nostro dovere. L’Europa assieme agli Usa di Obama deve essere capace di guidare questi processi».
Il Pd ha bloccato il governo sull’articolo 18, ma la riforma del mercato del lavoro andrà fatta o no?
«Il nostro altolà è stato molto fermo, come quello dei sindacati, perché non siamo disposti a iniziare con norme che hanno tutto il sapore della precarizzazione del lavoro. Oggi c’è da dare sicurezza ai lavoratori e creare posti di lavoro. Le riforme vanno fatte, ma vanno concertate col sindacato e condivise con le forze politiche che sostengono il governo».
Il Pd,come sostiene il senatore Morando su l’Unità, deve dire che il governo Monti è il suo governo?
«È una vittoria del Pd che il governo Berlusconi non ci sia più. Abbiamo voluto, votato e stiamo sostenendo il governo Monti. Ma non è il nostro governo. Tanto è vero che votiamo misure assieme a partiti coi quali ci presenteremo alternativi alle elezioni. Se fossimo noi al governo non avremmo fatto tutto quello che ha atto Monti e avremmo fatto cose che il governo non ha fatto. Siamo in una fase di emergenza e ci siamo assunti questa responsabilità per salvare il Paese che, va ricordato, è stato portato in questa situazione non da noi. Questo non vuol dire che siamo timidi o tiepidi nel sostegno a Monti o che non saremo leali o che non lavoreremo affinché governi fino a fine legislatura e faccia le riforme che servono al Paese. Ma l’identificazione fra Pd e governo Monti non ci può essere. Abbiamo un programma e un progetto politico diverso».
La foto di Vasto, l’alleanza Pd-Sel-Idv, esiste ancora ?
«Il Pd mentre sostiene il governo Monti, deve lavorare in Parlamento per fare riforme come la legge elettorale, la diminuzione dei parlamentari, il superamento del bicameralismo, ma deve anche contribuire a tenere aperto il cantiere dell’alleanza con cui ci presenteremo alle elezioni».
L’Idv col no a Monti s’è chiamata fuori?
«L’ atteggiamento assunto da Di Pietro rischia di pregiudicare tutto il percorso, ma noi non intendiamo compromettere l’alleanza del Nuovo Ulivo. Il governo Monti non può dettare anche l’agenda del futuro sistema politico italiano. All’orizzonte
non c’è la Grande Coalizione ma il rilancio del centrosinistra e la collaborazione con il Terzo Polo».
Il leader di Sel Vendola dice di temere proprio questo.
«Vendola ha assunto un atteggiamento più responsabile di Di Pietro, ma voglio dire a lui e a tutti noi che se vogliamo tenere aperto il cantiere dell’alleanza non possiamo dividerci ora fra di noi. Perché come non vogliamo che il governo Monti plasmi
il nuovo sistema politico, nessunopuòpensare che chi si chiama fuori in questa fase può poi far parte dell’alleanza alle elezioni. Dobbiamo assumerci tutte le nostre responsabilità,
perché è vero che il Paese in queste condizioni non ce lo abbiamo portato noi, ma in queste condizioni c’è e noi dobbiamo cavarlo fuori. E dobbiamo farlo tutti assieme»

L’Unità 24.12.11

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