I dati Istat: -0,2% il Pil del terzo trimestre. La contrazione più forte da spesa pubblica e infrastrutture, ma anche le imprese faticano, resiste chi esporta. Secondo le stime dell’Associazione bancaria, il prossimo anno segnerà un rallentamento dello 0,7%. Le previsioni restano negative per tutto il 2012. E’ recessione: lo ha detto la Confindustria, lo ha predetto l’Abi. Manca solo il “sì” definito dell’Istat che, pur parlando di un Pil in declino, non ha ancora pronunciato “l’orrido” vocabolo per il semplice motivo che – ad essere precisi – per definire una recessione bisogna certificare un arretramento economico per sei mesi di fila.
I primi tre sono già ufficiali: nel periodo luglio-agosto-settembre – segnala l’istituto di statistica – il Pil è diminuito dello 0,2 per cento rispetto al trimestre precedente: non accadeva dalla fine del 2009. Ma tutto lascia pensare che non sia finita qui. Ne è sicura la Confindustria, che stima per il 2012 un prodotto interno lordo in calo dell’1,6 per cento (“ma la caduta potrebbe essere peggiore” ha detto la Marcegaglia).
Lo teme anche l’Abi: l’associazione bancaria fa una previsione meno negativa di quella delle imprese (l’anno prossimo il Pil è segnalato in diminuzione dello 0,7), ma il messaggio non cambia. Per famiglie e aziende i prossimi saranno mesi duri: “Tutte le componenti della domanda interna sono in diminuzione precisa l’Istat”. Diminuisce la spesa delle famiglie (meno 0,2) quella delle pubbliche amministrazioni (meno 0,6) e gli investimenti (meno 0,8 per cento).
Aumentano le pressioni affinché il governo passi alla “fase due”, quella volta al rilancio: “Siamo in recessione, ma Monti ancora non lo sa” commentano i consumatori del Codacons. Bersani, leader del Pd, avverte: “Non ci
salviamo senza cambiamento e coesione: ora serve un menù per la crescita”.
PREZZI E SPESA
Le famiglie comprano sempre meno
lo shopping di Natale cala del 19%
Al superfluo, gli italiani, hanno già detto addio da un pezzo, ma il taglio degli acquisti proseguirà per tutto il 2012. Secondo le previsioni di Confindustria i consumi l’anno prossimo diminuiranno dell’1 per cento. Nel terzo trimestre del 2011 la spesa delle famiglie, rispetto al periodo aprile-giugno, è già diminuita – secondo l’Istat – dello 0,2 e anche Natale non promette bene: Confesercenti prevede che le famiglie spenderanno il 19 per cento in meno rispetto allo scorso anno.
Rinunciare al risparmio non basta (nel secondo trimestre di quest’anno la propensione ha raggiunto il minimo storico: 11,9 per cento del reddito lordo disponibile). “Le famiglie – commenta Confindustria – cambieranno le loro abitudini adeguandosi all’impoverimento dei redditi”. D’altra parte l’andamento dei prezzi, quelli dei carburanti in particolare, non aiuta.
LAVORO
In due anni tagliati 800mila posti
e i più penalizzati sono i giovani
Nel 2013, rispetto al 2008, ci saranno 800 mila lavoratori in meno: il tasso di disoccupazione è destinato a salire al 9 per cento. Lo prevedono gli industriali convinti che “la flessione di attività nella seconda parte di quest’anno abbia interrotto il rilancio della domanda di lavoro che era iniziato a fine 2010”. Confindustria precisa che i più colpiti dalla crisi sono i giovani: fra il 2008 e la metà del 2011 la fascia fra i 15-24 anni ha perso oltre il 24 per cento dei posti di lavoro, quella fra i 25-34 il 13,3 per cento.
“Sono angosciata dalla disoccupazione, creare posti di lavoro è la prima emergenza” ha affermato ieri il ministro del Welfare Elsa Fornero. Il governo si appresta a varare una riforma del mercato del lavoro: fra gli interventi ci potrebbe essere la decisione di garantire uno stipendio minimo di sussistenza ai non occupati.
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Servizi essenziali a rischio
per il freno alla spesa
Il calo del fabbisogno delle pubbliche amministrazioni, 20 miliardi fra il dicembre 2010 e quello 2011, è un buon segno per i bilanci di uno Stato, ma corrisponde ad un taglio della spesa che incide anche sul Pil. Nel terzo trimestre di quest’anno rispetto al secondo, certifica l’Istat, vi è stata una diminuzione dello 0,6 per cento della spesa della pubblica amministrazione e delle istituzioni sociali private.
Il Cnel avverte: “Considerata la competitività del nostro Paese è necessario non effettuare tagli lineari alla spesa, ma continuare a finanziare attività che garantiscono lo sviluppo economico e tagliare invece i rami secchi. E’ necessario realizzare un equilibrio che garantisca almeno l’erogazione dei servizi essenziali e favorisca la crescita. Il sistema della p. a. diventerà così un fattore cruciale per migliorare la produttività del paese”.
GRANDI OPERE
Gli investimenti non decollano
e pesa il ritardo dei pagamenti
L’Italia non punta alle grandi opere: agli investimenti in questo settore va solo il 2,5 per cento del Pil. E la Legge di stabilità – fa notare l’Ance, l’associazione dei costruttori edili – per il 2012 impone alle risorse per nuove infrastrutture un ulteriore calo del 12,2 per cento rispetto all’anno precedente. Il valore dei bandi pubblici è diminuito, sempre in termini reali del 32 per cento, e del 57,8 in numero.
Alla scarsità di risorse va aggiunta la lentezza nell’erogazione dei fondi comunque disponibili. Il Cipe nel 2009 aveva approvato un “Piano per le opere prioritarie” finanziato con 11 miliardi di euro: a distanza di due anni oltre un terzo (3,6) degli investimenti deve essere ancora confermato. Altra spina nel fianco è il ritardo nei pagamenti alle aziende edili, aumentato fra maggio e settembre del 40 per cento con punte di attesa di 24 mesi.
IMPRESE
Giro d’affari fermo al palo
gli ordinativi giù del 4,8%
Difficoltà di accesso al credito e mancanza di ordinativi sono le due spine nel fianco delle aziende italiane e sono i due principali motivi che segnano la loro incertezza sul futuro e quindi la scarsa propensione ad assumere e a investire. Gli ultimi dati Istat riferiti allo scorso ottobre segnalano una performance debole o addirittura negativa per le commesse. Il giro d’affari delle imprese è fermo rispetto a settembre, ma gli ordini – su base annua – hanno registrato un calo del 4,8 per cento.
In forte riduzione le commesse del settore tessile- abbigliamento (meno 6,3 per cento), ancor peggio le macchine utensili (meno 13,8): settori un tempo punta di diamante dell’export. La tendenza sembra destinata a accelerare: su base mensile (fra lo scorso settembre e ottobre) gli ordinativi sono risultati in calo dell’1,6 per cento.
BANCHE
Tassi e stretta del credito
più difficile avere prestiti
Il costo del credito aumenterà: lo prevede l’Abi che dipinge per il futuro uno scenario dove i tassi d’interesse (tasso di riferimento Bce; tasso medio Bpt, tasso sugli impieghi e sulla raccolta) – da qui al 2013 – sono dati in salita. La redditività è considerata ai minimi e i ricavi in calo: un quadro che sembra destinato ad incidere negativamente sul costo del denaro prestato alle famiglie e alle imprese, sulle quali già pesano forti difficoltà di accesso al credito.
La Bce ha lanciato l’allarme sui rischi del credit crunch: “Quello che vogliamo evitare è una grave restrizione sull’erogazione di credito che potrebbe peggiorare ulteriormente l’indebolimento della crescita economica” ha detto il presidente Draghi. Le banche “non prestano a imprese e famiglie e non si stanno prestando fondi nemmeno tra loro”.
La Repubblica 22.12.11