Il soccorso di Francoforte agli istituti di credito europei è una bella boccata d’ossigeno. Con un mercato interbancario paralizzato da mesi, un rischio di credit crunch reso sempre più concreto con il passare dei giorni, la difficoltà oggettiva a collocare i titoli di stato della zona euro alla vigilia di un trimestre di fuoco che si aprirà da qui a qualche settimane, Mario Draghi non ha indugiato. La mossa di ieri della Bce ha dato ossigeno alle banche commerciali con un’iniezione di liquidità senza precedenti.
Come peraltro annunciato dal presidente Mario Draghi ieri l’Eurotower ha erogato 489,19 miliardi di euro ad un tasso dell’1% nel corso della prima asta di rifinanziamento a tre anni. Una richiesta al di là di ogni aspettativa che la dice lunga su come il mercato monetario, obbligazionario e interbancario sia vicino al collasso con alcune grandi imprese arrivate negli ultimi tempi a ritirare i propri depositi dagli istituti di credito.
Draghi è stato di parola riversando circa 500 miliardi di euro nell’euro-sistema a condizioni agevolate a favore di 523 istituti di credito comunitari. Immediati i riflessi sugli spread dell’area euro scesi rapidamente dopo l’esito dell’asta salvo poi risalire, sebbene più lentamente, in serata: il differenziale tra bund e Btp italiano ieri è sceso sotto quota 450 punti base.
Fiumi di liquidità sono scorsi così per raggiungere in mille rivoli le banche del Vecchio Continente in vista del maxicollocamento di bond atteso sull’euromercato già nei primi mesi del prossimo anno. Nel 2012, invece, gli stati dell’eurozona chiederanno ai mercati 1.500 miliardi di euro in prestiti tramite il collocamento di titoli di stato a breve, media e lunga scadenza e di bond emessi dai fondi per la stabilizzazione. A questi si aggiungeranno i 600 miliardi di obbligazioni bancarie che giungono a scadenza il prossimo anno, di cui 230 miliardi nei primi tre mesi.
Rispetto al piano Draghi sono state 14 le banche italiane a fare richiesta e a presentare circa 40 miliardi di titoli garantiti dallo stato. A cominciare da Unicredit ha emesso bond per 7,5 miliardi contro i 12 miliardi di Banca Intesa e i 10 di Montepaschi. Risorse importanti che arrivano nel giorno in cui l’Istat ipoteca l’ingresso dell’Italia in una fase recessiva visto che nel terzo trimestre 2011 il Pil ha fatto registrare una contrazione dello 0,2% su base congiunturale.
Certo la mossa di Draghi non sarà di per sé sufficiente a curare tutti i mali dell’eurozona, ma le banche europee si sono potute approvvigionare offrendo in cambio garanzie alla Bce ed evitando così di approvvigionarsi sui mercati dei capitali privati a tassi ben superiori. Soprattutto in un momento di crisi nella raccolta come l’attuale.
Il generoso aiuto fornito dalla Bce allontana così lo spettro del fallimento delle istituzioni finanziarie a causa di liquidità, eliminando uno dei problemi del prossimo anno ed evitando un ulteriore deterioramento della crisi del debito. Ora però la Bce spera soprattutto che le banche utilizzino questa liquidità per sostenere la crescita, ovvero per finanziarie le imprese della zona euro e per sostenere le famiglie.
Sulla carta poi c’è una seconda direzione che questi soldi potrebbero prendere. Ad auspicarla è stato il presidente francese Nicolas Sarkozy che ha esplicitamente sollecitato gli istituti di credito ad acquistare titoli del debito sovrano dei paesi in difficoltà. Il che avrebbe l’innegabile vantaggio per gli istituti di impiegare somme acquisite a tassi agevolati in titoli di stato particolarmente remunerativi.
Tuttavia per il direttore generale dell’Abi Giovanni Sabatini, l’asta della Bce «è una bella arma, se non vogliamo chiamarla bazooka, ma non potrà essere usata per sostenere i titoli di stato». Sabatini ha infatti puntato l’indice contro l’Eba che «ha messo il bollo sui dubbi del mercato che ci possano essere nell’area euro paesi a rischio fallimento».
da Europa Quotidiano 22.12.11