Numerose irregolarità. Tra le quali quella di non aver tenuto conto degli indici bibliometrici con i quali, di solito, si valuta il valore di un ricercatore. Non c’è stato nemmeno bisogno di un ricorso al Tar perché il contestatissimo concorso per ricercatore di Economia Politica alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università del Piemonte Orientale finisse nel cestino. Ieri il rettore dell’ateneo di Alessandria, Paolo Garbarino, ha annullato i lavori della commissione presieduta dal preside Salvatore Rizzello, rimandando gli atti alla commissione stessa.
Una decisione maturata in un clima surreale, sotto la pressione della più grande protesta via web mai nata per un concorso pubblico. Dopo la messa in rete del curriculum della vincitrice, discepola dello stesso Rizzello, il mondo della ricerca si era incendiato: pubblicazioni troppo mediocri a confronto di quelle degli altri dodici candidati. Il presidente Rizzello si era difeso: «È stata premiata l’originalità». Peccato che i lavori, nella quasi totalità, vedessero lo stesso Rizzello come coautore.
La comunità scientifica non ha apprezzato. Una petizione on line che domandava al rettore di fare chiarezza ha raccolto in pochi giorni 1360 sottoscrittori. Professori emeriti, ordinari, associati, direttori di dipartimento, ricercatori delle più rinomate università del mondo, da Harvard a Oxford, passando per Stanford, Bicocca, Bocconi, California Institute of Technology – in pratica l’intera comunità scientifica internazionale – hanno chiesto lumi su quel concorso. Applicando uno qualunque dei quattro indici bibliometrici, la vincitrice avrebbe totalizzato zero punti. Una rivolta tale da aver fatto uscire allo scoperto uno dei tre commissari, il professor Damiano Bruno Silipo dell’Università della Calabria: «Tengo a precisare di aver espresso un voto difforme dalla maggioranza dei commissari. Nei miei giudizi ho tenuto in debita considerazione le pubblicazioni su riviste internazionali». Amaro il suo commento: «Mio padre è morto a 30 anni, mia madre era contadina. Tutto ciò che ho è la mia reputazione». Quanto agli indici: «Col senno del poi, forse, mi sarei dovuto impuntare quando il presidente ha suggerito di non adottarli, anche se il criterio dell’originalità è importantissimo». Detto questo, il suo candidato vincitore era un altro.
Il rettore, invece, dice che tutte quelle firme se le aspettava: «Economia è materia internazionale, è positivo che si sia aperto il dibattito anche oltre confine». Poco importa se il nome dell’università ha fatto il giro del mondo: «Non si può né si deve nascondere la sabbia sotto il tappeto». E sull’importanza delle pubblicazioni come criterio di valutazione ammette: «Credo che tenerne conto possa contribuire a soddisfare l’esigenza di maggiore trasparenza».
Un’esigenza diventata ancor più fondamentale vista la ridda di voci circolate subito dopo il concorso sugli approcci «poco ortodossi» del preside Rizzello nei confronti di alcuni studenti. Voci su cui lo stesso Rizzello ha chiesto che indaghi una commissione. Nel frattempo, delle nomine dei sette direttori di dipartimento, appena fatte, resta congelata solo quella di «Giurisprudenza, Scienze politiche, economiche e sociali» per cui era in lizza lo stesso Rizzello.
La Stampa 17.12.11