«Dopo la riforma delle pensioni si deve affrontare immediatamente il problema degli ammortizzatori sociali e specialmente dei giovani». Il segretario del Pd alla riunione dei deputati alla Camera, tornando a spronare il governo a fare di più sulle liberalizzazioni. Pier Luigi Bersani è tornato a spronare il governo a fare di più sulle liberalizzazioni. «Sulle liberalizzazioni non siamo ancora a posto, aspettiamo il governo al prossimo appuntamento», ha riferito il segretario del Pd al termine della riunione del gruppo alla camera. «Diremo qualcosa su quello che è necessario e non è solo il mercato del lavoro», ha spiegato Bersani, «se non lo si capisce subito prima o poi si capirà meglio».
«Domani diremo ciò che ci piace ma anche che resta del lavoro da fare. Ciò che non abbiamo ottenuto fin qui, ci impegneremo insieme per ottenerlo in futuro». Pier Luigi Bersani garantisce così, all’assemblea dei deputati, l’impegno ad incidere nei prossimi provvedimenti del governo. «Noi domani diremo – spiega Bersani – che siamo fedeli al nostro impegno e a essere chiari e trasparenti con gli italiani. Diremo tutto ciò che ci piace delle misure e delle modifiche perchè molto certo ha la nostra impronta ma diremo anche ciò che non va e che il mondo non finisce». La «nostra bussola – sostiene il segretario – è sacrifici sì ma non senza cambiamento».
La rassicurazione di Bersani su lavoratori precoci e penalizzazioni hanno avuto l’effetto di compattare il partito e convincere gli scontenti, come Stefano Esposito, a votare la manovra. «La battaglia politica la incarno io e di fronte a questa posizione, chi vota no non vota contro il governo ma contro di me», ha detto il segretario durante la riunione del gruppo, a quanto si è appreso. Bersani ha poi confermato il suo impegno. «Bisogna avere fiducia che quello che non si è ottenuto fin qui lo si otterrà se stiamo assieme», ha sottolineato, «dunque tutti quanti per favore lavoriamo assieme alla ditta».
«Davanti alla riforma delle pensioni certamente non può sfuggire che si è andati a toccare meccanismi che implicano anche gli ammortizzatori sociali», ha sottolineato Bersani. «Il governo, ne sono certo, si rende conto che deve dare risposte. Cosa gli diciamo a chi a 55 anni si trova senza lavoro?», ha insistito. «Non ho dubbi che quando si parla di riforma del mercato del lavoro non si intende l’articolo 18», ha assicurato, «la riforma dell’articolo 18 non è una questione, il problema dell’uscita non c’è visto che, come dimostrano i dati di Confindustria, i lavoratori escono alla grande. Dunque non mi si venga a dire che il problema è quello». Invece serve «un sistema di ammortizzatori all’europea per giovani e fasce d’età che non arrivano al pensionamento», ha proseguito, «su questo si potranno mettere le risorse risparmiate. La riforma delle pensioni apre questo tipo di questioni, come la flex security all’europea».
La riforma del mercato del lavoro non può cominciare dall’articolo 18, «non è ‘la questionè», quello che bisogna fare è usare i risparmi ottenuti sulle pensioni per approntare un sistema di ammortizzatori sociali che tuteli chi «perde il lavoro magari a 55 anni…». Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani lo ha detto a margine dell’assemblea dei deputati democratici: «Davanti a questa riforma delle pensioni non può sfuggire il fatto che ora è necessario toccare il sistema degli ammortizzatori sociali. Il Governo non può non sapere – e lo sa! – che ora si tratta di dare una risposta a questo tema: cosa diciamo a chi rimane senza lavoro a 55 anni?». Insomma, «sono sicuro che quando si parla di riformare il mercato del lavoro non si parla tanto di articolo 18, ma di chi perde il lavoro in età avanzata. L’articolo 18 non è la questione, la questione è questa qui: come fare finalmente la famosa ‘flexsecurity’. I soldi risparmiati sulle pensioni si devono usare per questo. Oggi non c’è davvero il problema delle ‘uscitè (i licenziamenti, ndr), lo ha detto anche Confindustria… Dopodiché, in un quadro di riforme che parta da questo, si può discutere». Ma è prioritario «affrontare il tema degli ammortizzatori e dell’accumulo dei contributi previdenziali per i giovani, che devono avere contratti che permettano di accumulare contributi. Sono sicuro che il ministro Fornero e il Governo sanno come stanno le cose. Ho gli elementi per dirlo».
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