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"Com'è triste la scuola dei numeri", di Roberto Carnero

Anch’io,come altri 37mila insegnanti, ho partecipato nei giorni scorsi alle prove di accertamento linguistico indette dal Ministero degli Affari Esteri per la selezione dei docenti da inviare all’estero, nelle scuole e nelle università. Comegli altri colleghi che si erano iscritti, alla vigilia dell’inizio dei test, ho ricevuto dalla Farnesina una cortese lettera, in cui leggevo: «La Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese del Ministero degli Affari Esteri, malgrado la difficile congiuntura economica, nell’organizzare queste prove, ha voluto tener fede agli impegni che le norme contrattuali le impongono nella consapevolezza di dover rendere ai cittadini ed alle scuole italiane all’estero un servizio di primaria importanza». Peccato che queste buone intenzioni si siano infrante contro il caos che è scoppiato già dalla mattina del primo giorno. Alla prova di lingua frances eun docente ha protestato vivacemente per il sistema adottato: tutti i candidati convocati a Roma, in un’unica sede (un hotel che per la capienza dei suoi spazi viene spesso utilizzato per i concorsi pubblici), a batterie di migliaia per volta, per rispondere a 40 quesiti a risposta multipla in 45minuti. La protesta del candidato è stata sostenuta da altri, qualcuno è uscito portando con sé i test d’esame e così la prova è stata annullata. Quelle delle altre lingue sono slittate di ore e qualcuna addirittura di giorni. Mi ha fatto un’infinita tristezza vedere migliaia di docenti ammassati come capi di bestiame, professoresse svenute dopo ore di attesa e portate via in barella, le ambulanze, la polizia chiamata a sedare le proteste, attacchi di panico e crisi di pianto. La gestione dei test, tra l’altro, è stata affidata a un’agenzia esterna, la FormezItalia. Ciò vuol dire che la struttura scolastica non è capace di valorizzare dal proprio interno i migliori elementi. Mi chiedo: ma davvero non c’è altro modo di individuare le eccellenze delle scuole italiane da inviare all’estero come ambasciatori della nostra cultura? Eppure la scuola italiana possiede delle professionalità di altissimo livello: docenti specializzati ben oltre il titolo di studio richiesto, insegnanti che vantano master e dottorati di ricerca, pubblicazioni presso importanti editori o su riviste internazionali.O anche, più semplicemente, professori che da anni fanno molto bene il proprio lavoro, perché l’hanno scelto e perché lo amano. E che quindi continuano a studiare e ad aggiornarsi. Che brutta una scuola che tratta i suoi professionisti come dei numeri. Spero di dimenticarmi presto questa esperienza così deprimente. Un appello al nuovo governo: che ciò a cui abbiamo assistito sia davvero l’ultimo guasto della gestione Gelmini. E che da domani si volti pagina.

L’Unità 10.12.11