Se la terza repubblica comincia a “Porta a Porta” significa che non è ancora cominciata. La presenza di Mario Monti nel principale teatrino del berlusconismo ha avuto un primo impatto terrificante. Erano irritanti le prime domande di Bruno Vespa, al solito le più gradite all´ospite di turno: «Eravamo ormai vicini alla Grecia? A un passo da non poter pagare gli stipendi agli statali?». Già, perché non se n´era accorto nessuno. Ma soprattutto non se n´erano accorti gli spettatori di Porta a Porta, dove per tre anni si è raccontata un´altra favola. La favola che la crisi non c´era. Se c´era, riguardava altri. La Grecia, l´Irlanda, la Spagna, ma anche Germania e la Francia stavano «molto peggio di noi». In Italia c´era Tremonti che teneva «i conti in ordine» e Berlusconi sempre in procinto di varare una grande riforma fiscale, con ricchi doni per i contribuenti. Il rischio di default poi era impensabile, «un´ipotesi che non sta né in cielo né in terra». Ed ecco, in dieci secondi, la nuova Italia di Porta a Porta, tagliata su misura per il nuovo premier: un paese sull´orlo della catastrofe, anzi «un treno già avviato a deragliare».
Ma una volta superato il fastidio, bisogna ammettere che la lezione del professor Monti è stata piuttosto chiara. Senza fronzoli, belletti e vespismo, campanelli e «via col vento», compagnia di giro e plastici o scrivanie intorno, il presidente del consiglio ha spiegato le ragioni della stangata. Il compito non era facile perché la manovra del nuovo governo è in grado di far piangere molti e non solo i ministri più sensibili. Per dirla tutta, ha l´aria della solita strage degli innocenti, sulle spalle del pezzo d´Italia che ha sempre lavorato e pagato le tasse. Lo stesso premier Mario Monti avrebbe avuto difficoltà a difenderla dalle critiche del Monti Mario opinionista del Corriere della Sera, che negli ultimi anni aveva così ben spiegato ai governi come i tagli alla spesa fossero da privilegiare rispetto a nuove imposte. Qui le tasse sono l´80 per cento e i tagli alla spesa il 20. Per fortuna o sfortuna l´intervistatore non lo sa, o forse non vuole disturbare, e cita cifre a casaccio («17 miliardi di tasse e 12-13 di tagli») . Ma pazienza, Monti si fa le domande e si dà le risposte.
Il merito maggiore di Mario Monti è la sincerità. Questo lo rendeva un marziano ieri sera sulle poltrone da talk show frequentate dal peggior trasformismo italiota. Ma forse la scelta di rivolgersi agli italiani dal più compromesso dei luoghi televisivi non era del tutto sbagliata. L´irrompere della dura verità sullo stato della nazione proprio in quello che è stato per diciassette anni il teatrino di cartapesta del berlusconismo trionfante, alla fine ha reso il messaggio di Monti più drammatico.
Questa è l´Italia di oggi, ha voluto dire il presidente del consiglio ai cittadini. Un paese sull´orlo della bancarotta di Stato, a tre mesi di distanza dalla soluzione greca, anello debole di un´Europa già fragile e ora da rifondare. Una nazione finita in un tunnel dal quale sarà lungo e difficile uscire. Ed era impossibile, guardando Monti in quello studio, non pensare ai bagordi del passato, agli altri tunnel e ponti e trafori disegnati sulla lavagna dal predecessore, fra gli applausi dei figuranti in studio, ai contratti che promettevano fantastilioni di posti di lavoro, agli anni persi in uno show demenziale, mentre il declino avanzava inesorabile. Al conto tragico da pagare tutto di colpo per una buffonata durata troppo a lungo.
La Repubblica 07.12.11
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“Su quella poltrona”, di Massimo Gramellini
Contrariamente alle previsioni più cupe, «Porta a porta» non è riuscita a trasformare Monti in un guitto e neanche in un plastico. È stato Monti a trasformare Vespa in colui che era prima delle infatuazioni barbariche: un giornalista democristiano. Davanti all’esordiente seduto sulla poltrona dei famosi, l’intervistatore non era in piedi né in ginocchio, ma mollemente arcuato come ai tempi di Andreotti e Forlani. Solo che stavolta davanti a lui non c’era un democristiano italiano, ma uno tedesco. Quindi cattivissimo e capace di punte di autentica crudeltà. Appena Vespa lo ha ringraziato per aver scelto la sua trasmissione, ha risposto: «Io non sono qui per far piacere a lei». E quando il frequentatore di caste romane ha alluso a se stesso con l’espressione «noi uomini della strada» (l’unica battuta della serata) e chiesto delucidazioni sulle aliquote più alte, Monti lo ha subito restituito alla sua condizione di privilegiato: «Vedo che lei è abituato a ragionare di queste cifre».
Onore alla perfidia di Monti, ma anche ai riflessi di Vespa: mentre i comici sono rimasti fermi a Berlusconi, lui è già tornato a Tribuna Politica. Simbolo di un Paese immobile che quando decide di cambiare va indietro.
La Stampa 07.12.11
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