Con il ritorno al maestro unico alle elementari, le cose potrebbero peggiorare alle medie. I ritmi e le peculiarità delle personalità in crescita sono molto più complessi di quanto non si pensasse al tempo, magari, della formulazione dei programmi della scuola media. «Dal punto di vista cognitivo», sostengono i ricercatori della Fondazione Agnelli, autrice di una pubblicazione sullo stato dell’arte della scuola media, «il preadolescente traghetta progressivamente dalle logiche del pensiero concreto dell’infanzia a quelle del pensiero ipotetico-deduttivo e formale, anche se forse in modo meno univoco e deterministico di quanto si pensava nel secolo scorso».
Con il ritorno al maestro unico allora, salire sul gradino delle medie potrebbe diventare più difficile per diversi alunni. Soprattutto per i più piccoli, o per i più deboli.
Per loro il salto che dovranno affrontare tra la scuola elementare alle medie non potrà che farsi più vertiginoso. Intanto, chiariscono i ricercatori, più è precoce l’entrata nella scuola media, proprio per i motivi di cui sopra, più difficile sarà per gli alunni. Ma non è detto che il combinato disposto di tutti questi elementi possa essere ulteriormente acuito dal contemporaneo ritorno al maestro unico alle elementari. Il passaggio scolastico comporta alcuni cambiamenti sostanziali: «Un primo cambiamento è relativo alla struttura per ambiti disciplinari. Nella scuola media, invece, gli studenti hanno un monte ore chiaramente distinto per materie e un numero molto superiore di insegnanti, ciascuno con i propri approcci didattici, metodi di insegnamento».
Raro poi, aggiungono gli studiosi, registrare alle medie un coordinamento delle strategie interdisciplinari come pure interventi strutturali di sviluppo delle competenze trasversali. Nel passaggio dalla scuola primaria alla media, il rapporto si complica, si trasforma da informale ed empatico, a formale e distaccato, da un approccio didattico pluridirezionale, si passa ad uno unidirezionale, «attraverso la lezione frontale, che caratterizzerà anche gli studi successivi».
Da una parte gli studenti che entrano alle medie dopo aver concluso un percorso formativo complessivamente positivo ma ancora fanciulli, e dall’altra i professori, preparati sì nella propria disciplina, ma meno sensibili alle istanze pedagogiche che la didattica curricolare e la personalizzazione impongono. Insomma, il peggioramento del rendimento scolastico nella scuola media, che in Italia appare più accentuato che altrove, sembra l’effetto del sovrapporsi di una doppia transizione, quella dello studente dall’età infantile alla pubertà e quella dall’ambiente della scuola primaria a quello della scuola media. Due dinamiche antagoniste capaci di stressare oltre i livelli di guardia studenti e insegnanti, entrambi poco attrezzati per affrontare la sfida del cambiamento.
da ItaliaOggi 06.12.11