Nel 2010, secondo i dati diffusi ieri dal Censis, la percentuale dei 18-24enni che hanno smesso di studiare e hanno in tasca solo il titolo di scuola media è passata dal 19,2% al 18,8%. Piccoli segnali di miglioramento sul fronte della dispersione scolastica. L’obiettivo europeo di arrivare (entro il 2020) al 10% massimo di giovani che lasciano gli studi senza aver preso un diploma superiore è ancora lontanissimo. Ma qualcosa si muove: nel 2010, secondo i dati diffusi ieri dal Censis, la percentuale dei 18-24enni che hanno smesso di studiare e hanno in tasca solo il titolo di scuola media è passata dal 19,2% al 18,8%.
Ma restano ampi margini di criticità: solo il 75% dei 19enni raggiunge il diploma. Troppo pochi secondo gli standard europei. Poi ci sono casi limite, come quello della Sicilia dove i ragazzi che abbandonano presto la scuola sono il 25%. Uno su quattro. Nel Centro Italia il dato si ferma al 14,8%. A sconfortare più dei numeri sono le motivazioni: i ragazzi non credono più nella formazione come strumento per potersi aprire al mercato del lavoro. Il futuro incerto scatena il dubbio: «Chi me lo fa fare?». E il diploma si allontana. Soprattutto nelle aree di maggiore disagio. Anche per questo, ha già detto nelle sue prime dichiarazioni il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, «bisogna fare un’attenta riflessione sul tema della dispersione, soprattutto tenendo conto delle difficoltà delle fasce più deboli, quelle in cui convivono la povertà e l’impossibilità di portare avanti studi regolari». Che la scuola torni ad essere un «ascensore sociale» lo chiede anche la responsabile Istruzione del Pd, Francesca Puglisi.
Il sistema per migliorare, però, «non ha bisogno di nuove riforme» ha chiarito ieri il ministro Profumo davanti alla platea dei presidi dell’Associazione nazionale di categoria (Anp) riunita a Fiuggi per il suo congresso. Bisogna lavorare sulla materia prima di cui già il paese dispone con un obiettivo chiaro: «Rispondere con flessibilità e progetti educativi più personalizzati alle esigenze degli studenti». Il «rilancio e la promozione del sistema dell’istruzione e della ricerca sono fondamentali- ha chiarito il ministro- per il riscatto del paese e per garantire un futuro ai nostri giovani, verso i quali abbiamo precise responsabilità».
L’Italia è «in difficoltà», ma non deve rinunciare a «ragionare su una nuova fase» di cui Profumo, davanti ai presidi, ha cominciato a delineare i contorni anticipando apertamente, per la prima volta, le sue idee programmatiche. Bisognerà avere «particolare attenzione sul fronte della spesa», ma senza rinunciare a lavorare ad aspetti come la valutazione del sistema. Bisogna guardare «ai risultati», anticipa Profumo. Le scuole potranno autovalutarsi ma dovranno anche essere valutate dall’esterno «per consentirci di riflettere sulla reale efficacia del lavoro di didattica».
Dovrà essere ripensato il reclutamento dei docenti «con modalità che garantiscano procedure snelle, trasparenti e definite, per permettere una immissione periodica certa e dare opportunità concrete ai docenti che escono dai nuovi percorsi di formazione universitaria senza creare nuovo precariato». Mentre va chiuso «nei tempi» il concorso per presidi per coprire «le oltre 2mila sedi già vacanti». Profumo pensa anche ad una governance nuova per le scuole che non faccia perno solo sulla figura del dirigente scolastico. Infine le risorse: le scuole dovranno avere certezza «dall’inizio dell’anno» su quanti fondi potranno avere per «realizzare a pieno l’offerta formativa».
La Stampa 03.12.11
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Profumo scopre le carte”. da La Tecnica della Scuola
Durante il IX Congresso dell’Anp interviene su diversi punti spinosi: bisogna garantire risorse certe ad ogni scuola e assunzioni periodiche senza creare altro precariato. Dice baste all’era delle riforme: è l’ora di puntare su valutazione e monitoraggio dei risultati, con gli istituti gestiti da una governance allargata. Sul concorso per dirigenti promette tempi certi e stretti. ll ministro Francesco Profumo non conoscerà a fondo la Scuola, ma di sicuro impara in fretta quali sono le emergenze da risolvere. Tanto che, nel volgere di pochi giorni, ha fatto propria un’istanza che tutti gli addetti ai lavori, dai dirigenti al personale passando per i sindacati e le parti sociali, sostengono da tempo: indicare alle scuole prima dell’avvio dell’anno scolastico l’entità dei fondi con cui dovranno gestire l’istituzione per tutto l’anno. Profumo, intervenuto a Fiuggi, durante il IX Congresso nazionale dell’Associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola, è detto che è sua intenzione “assicurare ad ogni istituto sin dall’inizio dell’anno risorse certe, tendenzialmente senza vincoli di destinazione, con cui consentire alle scuole di realizzare appieno l’offerta formativa”.
Il nuovo primo inquilino di viale Trastevere ha poi anche voluto far sapere di avere focalizzato le scelte da attuare sul nuovo sistema di reclutamento scolastico: è “un argomento di basilare importanza” sul quale “è necessaria una riflessione seria”. Senza entrare nei dettagli, Profumo ha comunque spiegato che servono “modalità che garantiscano procedure snelle, trasparenti e definite, per permettere una immissione periodica certa, e dare opportunità concrete ai docenti che escono dai nuovi percorsi di formazione universitaria, senza creare nuovo precariato”.
Per quanto riguarda il miglioramento della qualità del sistema, ad iniziare dalla didattica, il Ministro ritiene che malgrado vadano migliorati tanti aspetti “non abbiamo bisogno di scrivere sulla carta nuove riforme, né dobbiamo intraprendere opere di ingegneria istituzionale”, ma “prestare attenzione ai risultati” del sistema e quindi investire sulla “valutazione degli esiti dell’attività scolastica”. Sulla verifica delle competenze acquisite dagli studenti e dell’operato delle scuole, quindi, Profumo sembra avere l’intenzione di continuare il percorso avviato nell’ultimo triennio dalla Gelmini. L’obiettivo è che alle attuali “pratiche di autovalutazione se ne devono affiancare altre di valutazione, per consentirci di riflettere sulla reale efficacia del lavoro di didattica, e per metterci nelle condizioni di migliorarci. Per ottenere questo risultato – ha proseguito Profumo – sarà importante attuare pienamente l’autonomia scolastica, nel senso di una autonomia responsabile: senza adottare nuove riforme ordinamentali, ma definendo obiettivi chiari, risorse certe e monitoraggio dei risultati”.
Anche sulla gestione degli istituti, che secondo il disegno della Gelmini andrebbe affidata a dei Cda più aperti ad “attori” esterni, in sostituzione degli attuali Consigli di Istituto, Profumo starebbe pensando ad un modello simile: “credo sarà opportuno – ha detto – pensare a una governance che non identifichi come unici soggetti i dirigenti scolastici e il collegio dei docenti, ma che consenta di individuare e promuovere altre articolazioni dell’organizzazione del lavoro”.
Di fronte ad una platea di dirigenti, il neo Ministro non poteva esimersi di dare indicazioni sul discusso concorso per nuovi presidi, le cui prove scritte si dovrebbero svolgere tra un paio di settimane, il 14 e 15 dicembre: “mi impegno a chiudere in tempi certi e stretti i concorsi per dirigenti tecnici, che si trascinano ormai da anni, e soprattutto – ha sottolineato Profumo – il concorso per dirigenti scolastici, per coprire le oltre 2.000 sedi già vacanti”. Il messaggio inviato alle migliaia di ricorrenti è chiaro: si va avanti, nessun rinvio. Ma l’ultima parola spetterà al Consiglio di Stato, i cui giudici saranno chiamati ad esaminare migliaia di ricorsi, già respinti dai Tar, a pochissimi giorni dalle fatidiche prove.